A BRESCIA PER VINCERE. ANCORA CON DEL PIERO...
"In passato certe partite le avremmo perse". Queste parole, pronunciate da Claudio Marchisio domenica scorsa nell'immediato dopo gara tra la Juventus e il Cesena, evidenziano il salto di qualità compiuto dalla Vecchia Signora nel corso delle ultime giornate di campionato.
Con la sconfitta interna subita contro il Palermo nel posticipo del turno infrasettimanale giocato il 23 settembre scorso, la seconda dopo quella patita nella gara d’esordio a Bari, la (nuova) stagione bianconera sembrava essere la naturale prosecuzione di quella appena conclusa: in quattro incontri Madama era riuscita ad accumulare soltanto quattro punti, frutto di una vittoria (sull’Udinese) ed un pareggio (con la Sampdoria).
Da quel momento in poi il cammino della squadra allenata da Del Neri si è trasformato in una marcia vera e propria, che le ha consentito di conquistare quattordici punti nelle successive sei gare.
Al netto delle titubanze mostrate in Europa League, la Juventus ha trovato adesso una sua quadratura sul campo, dimostrandosi capace di sopperire alle contemporanee assenze di più giocatori, alcuni dei quali particolarmente importanti all’interno dello scacchiere del tecnico di Aquileia. Uno su tutti: Milos Krasic.
A tal proposito, ecco le dichiarazioni dell’allenatore bianconero (ancora) dopo l’ultima partita interna disputata all’Olimpico: "Due vittorie in due gare senza Krasic? Mi fa piacere, non dobbiamo dipendere da nessuno: siamo la Juve e come tale intendiamo scendere in campo".
In realtà la mancanza del talento del serbo si sente, così come è altrettanto vero che Aquilani si è impossessato del centrocampo bianconero e che la sua crescente intesa con Marchisio e Melo sta contribuendo a nascondere i problemi creati dai continui infortuni occorsi ai giocatori juventini.
Proprio in virtù delle difficoltà incontrate in questo periodo assumono maggior rilievo tutti i punti conquistati dalla Juventus, sia quelli portati a casa dalle trasferte di Milano e Bologna che le vittorie (all’apparenza semplici) ottenute contro Cagliari, Lecce e Cesena.
Il campionato di serie A non ha ancora trovato una sua padrona, e se la Juventus dovesse continuare la sua marcia evitando i pericolosi "alti e bassi" di inizio anno, potrebbe seriamente diventare - per le avversarie - una pericolosa mina vagante di questo torneo, soprattutto nel momento in cui il numero delle partite da giocare inizierà a ridursi e sarà il peso specifico dei punti a disposizione ad aumentare.
Va considerato, oltretutto, che la finestra invernale del calciomercato potrebbe offrirle l’opportunità di rinforzare la rosa e che le stagioni successive ai campionati del mondo spesso regalano delle sorprese. Ad oggi, comunque, è meglio vivere alla "giornata". Per il resto, se mai ci sarà "un resto", se ne parlerà a tempo debito. Ora ogni discorso in tal senso appare prematuro.
Gli scudetti si vincono - innanzitutto - non dilapidando punti contro le piccole squadre. Per informazioni in merito bisognerebbe chiedere notizie ad Arrigo Sacchi: il suo Milan stellare, quello degli olandesi (Gullit e Van Basten prima, a cui venne aggiunto Rijkaard a partire dalla seconda stagione) che dominò l’Europa e il mondo segnando un’epoca calcistica, in quattro stagioni ne vinse uno soltanto. I tricolori in serie, per i colori rossoneri, giunsero con l’avvicendamento su quella panchina tra lo stesso allenatore di Fusignano e Fabio Capello.
In questo turno infrasettimanale, valido come undicesima giornata del campionato, non sono previsti scontri diretti tra le squadre presenti nelle prime posizioni in classifica. Tra sabato e domenica, invece, avranno inizio le danze: Juventus-Roma, Lazio-Napoli e Inter-Milan. Concludere un periodo denso di partite come questo con due successi garantirebbe un’iniezione di fiducia enorme per la truppa guidata da Del Neri, anche perché sarebbero ottenuti in condizioni obiettivamente difficili. Una pausa di otto giorni dalla gara contro i giallorossi la separerà - poi - dalla prossima trasferta di Genova.
Le parole del tecnico bianconero circa l’importanza per la Juventus di riuscire a sopperire all’assenza di Krasic ricordano vagamente quelle pronunciate in un passato ormai lontano da Marcello Lippi nel corso della prima esperienza sulla panchina bianconera, allorquando chiedeva alla sua squadra di diventare indipendente dal talento di Roberto Baggio. Altri tempi, altri giocatori, un altro calcio. A Torino c’era un giovanotto sulla rampa di lancio pronto a decollare per una carriera luminosa che si dimostrò in grado di prendere per mano quella Juventus, allontanando - di fatto - il Divin Codino da Torino.
Adesso quel ragazzino è diventato un uomo, ha appena raggiunto il traguardo dei suoi primi 36 "autunni" dopo aver trascorso una carriera a vincere su tutti i campi del mondo. Ora è diventato il collante tra la nuova Juventus e la Vecchia Signora del passato.
A 16 anni di distanza da quei momenti, continua ad essere decisivo. Quanto e più di prima.
Tanti auguri, Capitano.