Sette giornate di Juve: cosa funziona e cosa no. Dybala gioia e dolori, Bentancur diamante grezzo. Arbitri, cosi non Var

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
03.10.2017 01:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Sette giornate di Juve: cosa funziona e cosa no. Dybala gioia e dolori, Bentancur diamante grezzo. Arbitri, cosi non Var

Sette giornate di campionato, seconda sosta, è il momento di girarsi i pollici, guardare la nazionale e tracciare anche qualche bilancio. Sull'Italia, sorvoliamo: sembra tutto brutto dopo la sconfitta con la Spagna e magari lo è, lasciamo a Ventura quel po' di credito che si era costruito e vediamo che succede. Le ultime convocazioni, però, sono molto discutibili. Il meccanismo delle nazionali, poi, andrebbe rivisto in toto. Ora a lamentarsi è Sarri, ma non è il primo e non sarà l'ultimo: o i tecnici sono quasi tutti matti o qualcosa non funziona. 

Andiamo in casa Juventus. Di cose che funzionano e altre che non, qui, ce ne sono. Partiamo dalle note dolenti. Perché alla fine sono comunque poche e perché ci piace chiudere in crescendo. Cosa non funziona? Il -2 dal Napoli non è certo un dramma, ma la conferma che quest'anno ci sarà da soffrire in Italia, considerato che pure l'Inter è lì a 19 punti. E la Roma, comunque, vincendo con la Sampdoria, sarebbe a 18. È un campionato più aperto rispetto agli altri anni, lo avevamo già detto. A livello di squadra, poi, qualche meccanismo da oliare c'è. Il terzino destro, al momento, è il punto debole della squadra: al netto dello scontro con Gomez (breve inciso più in fondo), Lichtsteiner fa il suo ma gli anni belli sono alle spalle e comunque non è in lista Champions. Alla ripresa si dovrebbero rivedere De Sciglio e Höwedes, ma quanto saranno pronti è tutto da scoprire. In generale, la difesa al momento ha bisogno di certezze e fatica a trovarle: Bonucci al Milan sta dimostrando che il segreto era l'alchimia fra i giocatori e non i singoli, c'è da ricostruirla anche in bianconero, anche senza di lui. Lasciamo stare il capitolo Gianluigi Buffon, che contro l'Atalanta qualche punto è costato: il sostituto c'è ed è affidabile, ma sarà una transizione non semplice. Non funziona, in genere, la Juve quando Dybala non si accende. Joya e dolori: l'argentino, la principale nota lieta di questo inizio di stagione, ogni tanto non brilla. E quando questo succede, la Juve non vince. È un dato di fatto. Manca qualcuno che si prenda la squadra sulle spalle quando Paulo Dybala da Rosario non è in giornata. Potrebbe (dovrebbe?) essere Gonzalo Higuain, ma per ora il Pipita va anche lui a intermittenza.

Funziona, appunto, Dybala. Il numero 10 lo ha responsabilizzato e, fatto salvo qualche blackout, è lui quello che strappa quando serve. Funziona, Rodrigo Bentancur, per meriti suoi e di Massimiliano Allegri: il tecnico è forse il migliore d'Italia nell'inserimento graduale dei nuovi acquisti. Li fa ambientare, fa capire loro cosa vuol dire vestire una certa maglia, non li brucia e li gestisce quando servono. Se poi si trova fra le mani un diamante grezzo come l'uruguaiano ex Boca, il gioco è fatto. Stesso discorso può farsi per Federico Bernardeschi che, gol a parte, ieri ha iniziato a far vedere perché la Juve abbia puntato con tanta convinzione su di lui. Più di Higuain, più di molti altri, l'ex Fiorentina può accendere la luce quando serve. Funziona, per ora, il delicato equilibrio del centrocampo: nonostante le assenze, lì in mediana di affanni se ne registrano pochi. Funziona e non funziona, infine, l'identità della squadra: sa reagire e sa cambiare vestito. Deve avere però chiaro quale sia quello che le sta più bene.

Chiusura sul Var, che qui convince sempre poco, anche con tutti i benefici del dubbio del caso. In Atalanta-Juve di errori ce ne sono stati, ivi compreso il rigore a favore dei bianconeri. In questo caso, dopo sette giornate è ancora presto per tracciare un bilancio, ma l'impressione è che per ora si tratti ancora soprattutto di un gusto voyeuristico nei confronti della nuova tecnologia: annullare il gol segnato da Mandzukic può anche essere una decisione giusta, ma nella sua tempistica stravolge il concetto di calcio per come lo conosciamo noi. È una fase di rodaggio, vero, ma il nuovo strumento va gestito con attenzione: come ausilio all'arbitraggio, non come protagonista della partita. Altrimenti, così non Var.