Quanto è noioso l’equilibrio. L’obiettivo di Agnelli è la Champions: in Europa il banco di prova di Pirlo

16.02.2021 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Quanto è noioso l’equilibrio. L’obiettivo di Agnelli è la Champions: in Europa il banco di prova di Pirlo
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Vinci e sei un genio. Perdi e sei un cretino. Se a una vittoria alterni una sconfitta, passi dall’essere Guardiola a Oronzo Canà in una settimana. E poi ritorno, ché magari quella dopo vinci. Sgombriamo il campo: essere schiavi del risultato non è un errore. Se vinci sei bravo, se perdi non è detto. Alle chiacchiere sulla prestazione credo poco o nulla: la prestazione positiva è quella che ti fa vincere. Il punto è che, se uno è bravo o meno, lo si vede alla fine. Così, di settimana in settimana, l’equilibrio che ci vorrebbe è quello dell’onestà, della relatività. Invece, c’è sempre bisogno di assolutizzare. Dopo Inter e Roma, Pirlo miglior allenatore d’Italia. Dopo Napoli, di nuovo emergono i problemi. C’erano prima e anche ora ci sono cose buone. Dirlo è semplicemente noioso. Ma ogni tanto ci vorrebbe un po’ di equilibrio, senza polarizzare la discussione a prescindere.

La gara col Porto inaugura il vero banco di prova di Pirlo. Dall’addio di Allegri all’arrivo del bresciano, passando per Sarri, la Juve di Agnelli ha scompaginato le carte. Ha rimesso in discussione le certezze e quest’anno rischia anche in campionato. Tutto sacrificato sull’altare di quella bella ossessione che si chiama Champions League, e che proprio Allegri è l’allenatore andato più vicino a vincere dai tempi di Ancelotti. Si passa dal Porto, senza sgabelli di mezzo: squadra discreta, sfida alla portata. In Europa non si può sbagliare questo sì. Vale prestigio, risultati e soldi: battere o non battere i lusitani nel doppio confronto vale 10 milioni di euro. A cui poi si sommano gli altri. È un’ossessione sportiva, ma anche un grande obiettivo economico. In Europa vince chi gioca un calcio propositivo? Altro mito: negli ultimi anni l’hanno vinta gli allenatori più disparati. Zidane ha trionfato tre volte col calcio più semplice del mondo, senza voli pindarici ma con tanta qualità. Quella serve, è vero. I sofismi un po’ meno, ma l’impressione è che Pirlo li abbia messi da parte da un po’.