La tempesta perfetta: come finirà nessuno lo sa, ma è l’occasione di ripartire da zero

30.11.2021 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
La tempesta perfetta: come finirà nessuno lo sa, ma è l’occasione di ripartire da zero
TuttoJuve.com

Se la stagione della Juventus di Maurizio Sarri è stata rubricata di merda (parole presidenziali), è difficile indovinare come potrà essere qualificata quella in corso di svolgimento. O, per curiosità, come Agnelli definirebbe quella di Pirlo. Acqua passata, persino la rivedibile All or Nothing (a livello televisivo, una grande occasione persa, ché ignora personaggi e storie di un’annata suo malgrado unica) è diventata tema preistorico nel giro di un paio di giorni. Come scritto da altri su queste colonne, la Juventus è tra l’incudine e il martello. Bisogna capire quale sia il campionato difficoltoso - per usare un eufemismo - fin qui condotto da Allegri e quali l’inchiesta - tutto fuorché un fulmine a ciel sereno - venuta a galla nell’ultimo weekend.

Come finirà, nessuno lo sa. Né l’uno né l’altra, per la cronaca. In campionato, la sconfitta con l’Atalanta ridimensiona in maniera ulteriore le ambizioni di una squadra che tale non è, perché ha troppi giocatori che a questo livello non dovrebbero semplicemente esserci. Quarto posto se andrà bene e, visto quanto corrono le quattro oggi davanti, sarà anche parecchio complicato. Dante ci aveva visto giusto, nell’individuare il contrappasso quale retribuzione esemplare: la Juve, che progetta la Superlega, fuori dalla Champions sarebbe un colpo pesantissimo ma anche la conclusione di un cerchio. Amaro, inutile sottolinearlo.

L’inchiesta relativa al caso plusvalenze - e non solo a quelle, il che è da evidenziare - avrà tempi lunghi e a oggi un risultato incerto. Bene ricordare un paio di cose: nella storia del calcio italiano, una sola società è stata penalizzata per plusvalenze fittizie. Era il Chievo, ha preso tre punti. La richiesta era di quindici e si trattò di un processo in gran parte ridicolo, anche perché la “complice” (il Cesena) nel frattempo non c’era. Tutto questo dovrebbe dare l’idea di quanto rischi la Juventus sotto tale profilo: un grande fiasco dell’accusa è nelle corde di una vicenda così. Non di solo plusvalenze si parla, però, e allora sbilanciarsi in un pronostico diventa ancora più complicato. Peraltro il Chievo non era quotato in Borsa. L’altro dato è la presunzione di non colpevolezza, che mediaticamente vale - una stortura, ma non sarà questa storia a correggerla - quanto il due di coppe quando la briscola è a bastoni. Però esiste, per fortuna.

Come finirà, tutto sommato, poco importa. O meglio, importa tantissimo, perché da un lato non andare in Champions sarebbe un disastro sportivo-finanziario e dall’altro i reati di cui si parla sono gravi e potrebbero avere un impatto molto pesante sul futuro della società. Però può anche essere irrilevante: che finiscano bene o finiscano male, tanto il campionato quanto l’inchiesta, possono essere l’occasione di ripartire da zero. Fare tabula rasa. Non di chi ha guidato la Juventus negli ultimi due-tre anni - o se sarà il caso, anche, ma sono fatti di Elkann tutto sommato - quanto del sistema che la Juventus ha ritenuto di costruire per rendere sostenibile il proprio business e ora rischia di mandarlo a picco. Che siano rilevanti o meno a livello penale, per esempio, le plusvalenze sono una gigantesca bolla, un bubbone che presto o tardi esploderà. Stesso dicasi per alcune scelte tecniche, parecchi stipendi gonfiati. Per glissare sul gargantuesco errore di hybris commesso: col siluramento di Marotta - inteso più come figura che come professionista, anche se il professionista andava benissimo - la Juve ha ritenuto, lo abbiamo scritto qualche settimana fa, di essere troppo grande per poter fallire. Non era così.