L'IMBOSCATA - Tavecchio principale responsabile dell'apocalisse, ma tanti amici pronti a tenergli bordone. Vi sveliamo quello che hanno omesso di dirvi. Ancelotti non si faccia sedurre. Un trio impresentabile, ora intervenga Malagò

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.

17.11.2017 00:45 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Tavecchio principale responsabile dell'apocalisse, ma tanti amici pronti a tenergli bordone. Vi sveliamo quello che hanno omesso di dirvi. Ancelotti non si faccia sedurre. Un trio impresentabile, ora intervenga Malagò
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

COMPRERESTE UN'AUTO USATA DA TAVECCHIO?  

 

 Ventura silurato come era giusto.  Tavecchio “indisponibile alle dimissioni“. Superato ogni limite di decenza. Quanto durerà l'indignazione per il disastro perpetrato da presidente federale? Temo poco. Ma il principale responsabile dell'apocalisse (evocata, tra l'altro, clamorosa perla nella collana di gaffes)  è lui. Che con sconfinata arroganza annuncia che non se ne vuole andare.  Voglio vedere quanti continueranno a chiederne le dimissioni.  Sprezzantemente rifiutate nella consapevolezza di avere amici e sodali pronti a tenergli bordone. Sono tanti: dentro e soprattutto fuori dal Palazzo .

La sicumera di Tavecchio conferma che il calcio è lo specchio del Paese. E che come il Paese anche il calcio non è riformabile.

Tavecchio è il principale responsabile della disfatta calcistica italiana. Ma non parliamo di onta. Non è il caso. Il calcio italiano si merita semplicemente il nulla che ha consapevolmente ed egoisticamente generato .

Tra non molto non si parlerà più di del disastro mundial. Si parlerà del futuro Ct. Dei giovani da svezzare dopo l'addio dei pretoriani di cento battaglie. Si contratterà, parcellizzando voti e poltrone di “equilibri” nelle Leghe. In Italia non è mai tempo di dimissioni. Un presidente federale è più longevo e indisponibile a lasciare la poltrona di un Papa. Al di là del Tevere le hanno date le dimissioni. Al di qua, neppure sotto tortura. Presto ci sarà la fila per avere una intervista con il signor Tavecchio.  Aspettate qualche giorno. Vedrete il riformatore Tavecchio impegnato nella patetica impresa di riformare se stesso. Gattopardo se ce n'è uno. Fingere di cambiare per non cambiare. Mi viene voglia di cancellare quanto ho scritto sotto a questi pensieri e di fermarmi qui. Benché la tentazione sia forte, non lo faccio perché cari lettori, avete il diritto di sapere come stanno le cose. Di sapere quello che non vi hanno spiegato. Quello che hanno omesso di dirvi .

Ma voglio chiedervi una cosa, sia che questa rubrica vi convinca, sia vi lasci perplessi, sia non condividiate una sola parola. Comprereste un'auto usata da Carlo Tavecchio?

 

QUESTO E' IL LIBRO: SE VOLETE 

 

Di cosa stupirsi? Di cosa lamentarsi? L'incubo della esclusione dell'Italia al Mondiale si è appalesato al Meazza, atto conclusivo di una avventura male approcciata, mal gestita, mal conclusa.

Ma tutto era  prevedibile.

Adesso i processi si sprecano. Adesso tutti scoprono i difetti, le magagne, le carenze.

Tardi: troppo tardi .

Il disastro era annunciato. La gestione Conte aveva nascosto piccoli e grandi orrori. Ma che la coperta fosse piena di buchi, era noto.

Chi di voi vorrebbe Carlo Tavecchio presidente della sua società del cuore?  Chi vorrebbe  Giampiero Ventura in panca? 

Domande retoriche. La gestione di Carlo Tavecchio ha prodotto lo scempio concretizzatosi nei due match horror contro la Svezia: una squadra scarsa tecnicamente, ma tosta fisicamente e mentalmente. Come nella tradizione di quella civile nazione.

La cocente delusione dell'Italia intera, esclusa dal mondiale dopo 60 anni ( non accadeva dal 1958 ) nasce da lontano. Negarlo sarebbe - ancora una volta- autolesionistico. Nasce da un sistema calcio che ha perpetuato se stesso. Pachidermico e consunto. Retto da cardinali attivissimi nei sinedri. Dove si lavora con il manuale Cencelli: nella distribuzione delle risorse e delle poltrone .

Il danno è enorme. Sportivo, mediatico, politico. E non ultimo economico: una voragine di  oltre  100 milioni di euro .

Dopo il 2006 - Mundial in Germania (contro tutti, Guido Rossi in primis -), tutto è precipitato.

Prima del 2006 era accaduto qualche cosa di devastante: Calciopoli. Affidata ai tribunali sportivi e a quelli penali. Ma senza un successivo esame, riflessione. Senza andare a fondo del perché “quel“ sistema fosse – al netto delle singole responsabilità - imploso. Vizio antico di un Paese dove è più facile buttare la spazzatura sotto al tappeto piuttosto che aprire le finestre dopo aver chiamato una azienda di pulizie . 

Dopo il 2006, in Federazione, in buona parte, sono rimasti incollati alle poltrone. Abbarbicati al potere. Neppure i disastri del Sudafrica e quello successivo del Brasile hanno aperto gli occhi, hanno mosso le coscienze, hanno sollecitato azioni decise . Tradotto: riforme.

Abete è il presidente federale che in mezzo a millanta citazioni filosofiche e letterarie non espone  un solo elemento di programma degno del nome . 

Ma almeno sia Lippi (che pure era campione del mondo in carica) che Abete e Prandelli ebbero il buon gusto di dimettersi. Va riconosciuto.

Non così Tavecchio, non così Ventura .

In Italia le dimissioni sono un evento. Quando Matteo Renzi le diede, metà del Paese pensava di essere su “Scherzi a parte“ . Più facile le dia un Papa, le dimissioni, che un Presidente Federale. Soprattutto se quel presidente è cresciuto a pane ed Andreotti: “Il potere logora chi non ce l'ha“. 

Il disastro del Meazza nasce da Tavecchio, peggior presidente federale della storia del calcio italiano. E da un CT modesto quanto presuntuoso. 

Tavecchio eletto nel segno razzista di Optì Pobà. In quello sessista delle “donne con handicap “.

 In un sistema di elezioni surreale tollerato dal Coni e dalla politica. Potrebbe nel consiglio di amministrazione di Fca, un carrozziere di periferia contare più degli azionisti di riferimento? Questo accade in Federazione: le Leghe dilettanti pesano per il 34%. Un sistema dove le clientele si sposano alla politica. Per restare alle cose recenti: Abete era un politico. Lo è Tavecchio. Lo è Sibilia grazie ai voti del quale, Tavecchio resta in piedi .

Ma Sibilia o meno, clientele o meno, Malagò può far dimettere Tavecchio. Non serve il commissariamento della Figc. Uno dei postulati in base ai quali un presidente può essere costretto a togliere il disturbo è il mal funzionamento della giustizia sportiva. Ora se non è mal funzionante una giustizia sportiva il cui procuratore federale fabbrica “ad personam“ una intercettazione infamante quanto fasulla ai danni di un presidente di club, cosa altro si può definire “mal funzionante?“.

Tavecchio è una creatura di Lotito e di Adriano Galliani.  Per chi ha memoria. 

Quindi poche palle:  Tavecchio, se la politica vuole, può essere estromesso. Come sarebbe giusto.

Se  il transatlantico finisce sugli scogli, Schettino deve pagare.

Diciamolo, evitando di prendere per i fondelli la pubblica opinione: Ventura contava come il due di briscola. E stato ingaggiato perché costava poco e perché era libero. Tavecchio non può fuggire dalle proprie responsabilità. E visto che ancora una volta, manzonianamente, da impunito Conte Zio, lo sta facendo, qualcuno lo fermi. Chi può lo faccia. E' tempo. E' ora. Adesso, subito. 

Bilancio di Tavecchio, che “è simpatico“ al senatore Gasparri (e  questo forse dice qualche cosa  sui puntelli del presidente federale): zero riforme. Ma conti in ordine e un tentativo simil-teutonico di sviluppo dei centri calcio partendo dal basso. Molto simil: un Rolex made in China, una patacca. E poi, cavolo, dimenticavo: Tavecchio ha portato Conte. Che sta ancora aspettando arretrati mai  saldati. 

 In compenso, nessuna riforma sul numero delle partecipanti al campionato di serie A e di serie B. Tre Leghe: tre presidenze, tre consigli. Roba da dementi. Ma perché stupirsi? E' la filosofia della clientela. Sono i 22.000 forestali della Sicilia. Per la cronaca: la Sicilia ne ha più dell'intero Canada.  La moltiplicazione delle poltrone che equivale alla moltiplicazione dei voti. Voti e potere: tutto qua.

Torniamo a Tavecchio? Nessuna riforma sul fronte delle seconde squadre. Nessuna riforma della giustizia sportiva. Nessun inasprimento delle sanzioni contro il razzismo e di quelle che con un eufemismo vengono chiamate “discriminazioni territoriali“.  Nessuna governance che vigili sui bilanci delle società e sulla provenienza dei capitali investiti nelle medesime. Nessuna riforma del surreale meccanismo di elezione del presidente federale. Nulla. In compenso empasse totale sulla presidenza delle Leghe di serie A e serie B. In compenso deroghe ad personam grazie alle quali un Lotito- ad esempio- ha potuto restare presidente, occupare un posto nel consiglio e possedere contemporaneamente due società. In compenso è stata introdotta la Var senza alcuna sperimentazione. Con un protocollo incerto. Sono un idiota, sono fazioso se scrivo che è stata una forzatura? Se continuo a chiedere perché Tavecchio ha avuto tutta questa fretta? 

 Ma quand'anche Tavecchio avesse accettato l'invito ruvido di Malagò di dimettersi, il calcio italiano non si sarebbe liberato del ragiunat lombardo: come commissario di Lega, Tavecchio resta  in pista. Inossidabile, immarcescibile, inamovibile .

E' questo che non può essere perdonato né al governo, né al Coni, né ai media. Incapaci di chiedere con forza le dimissioni di Tavecchio prima, molto prima, del disastro. 

Io l'ho fatto. Pochi altri lo hanno fatto. Oggi qualcuno in più lo sta facendo. Ma è tardi. E comunque il signor Tavecchio se ne sbatte.

Speravo di avere torto. Amo la Nazionale: Italia- Germania 4-3 è una gara che mi porto nel cuore vissuta durante il mio periodo universitario. Ma non era difficile prevedere quanto sarebbe successo.

 Tutto, ma proprio tutto. Non entro nel dettaglio di una gestione Ventura approssimativa e senza carisma. Se un bravo giornalista come Alessandro Alciato  riferisce - senza smentita alcuna - di un Ventura messo alle strette dallo zoccolo duro dello spogliatoio che il giorno prima della gara senza ritorno minaccia le dimissioni, significa  che la situazione era compromessa: una squadra che non si capacitava più delle sciocchezze prodotte dal proprio allenatore.

Onore alla squadra che ha dato tutto. Onore al pubblico che l'ha sostenuta. Onore a Buffon , Barzagli, De Rossi, forse Chiellini che al Meazza hanno chiuso con la Nazionale  nel modo più doloroso.

Ci sarà tempo per parlare di uomini, schemi, tattica. Oggi l'importante, è ribadire che il Coni, può intervenire, se vuole. Ma per farlo il Coni deve avere l'appoggio del governo. Perché la più grande bugia di un paese dove tutto (persino il colore della carta igienica dei bagni del Parlamento) colora di politica, è quella di uno sport indipendente dalla medesima . Non è vero . Non è mai stato vero. Nel calcio più che in altri settori sportivi .

Serve un presidente federale che non abbia l'età del dattero. Serve un consiglio federale fatto di manager, non di sodali alla Ulivieri. Serve un allenatore che conosca il calcio internazionale e al quale venga data carta bianca nella impostazione di “ tutte “ le nazionali. Da quella maggiore a quelle giovanili . Serve un progetto e serve continuità.  Ma prima serve una azienda di pulizie che possibilmente non sia quella di Lotito.

Si fa il nome di Ancelotti: il coniglio che in perfetto stile democristiano, il “rieccolo“ Tavecchio si appresta a tirare fuori dal cilindro. Volete un solo responsabile? Ventura? Fate pure. Poi al prossimo fallimento evitate almeno di indignarvi. Io spero che un bravissimo, stimato, vincente allenatore come Carlo Ancelotti non si faccia sedurre dalla proposta federale. Sì, tutta la vita ad Ancelotti Ct della Nazionale. Ma non con Tavecchio. Spero che la Dea illumini Ancelotti, spero che  un tecnico del suo calibro non voglia offrirsi come foglia di fico al disastro perpetrato da Tavecchio . Che oggi, purtroppo, ha l'appoggio anche di chi , in passato, pure aveva avuto la giusta percezione : inadatto . 

Ora Juventus, Napoli, Roma, Lazio, Milan e Inter dovranno raccogliere gli spiriti provati di tanti uomini e ragazzi che non hanno colto ( con relative responsabilità ) una opportunità irripetibile .

Ci sono i club, i loro impegni. I club che danno al calcio italiano quanto una Federazione inadeguata, non dà. A fine settimana riprendono campionato e Coppe. Non c'è tempo da perdere . Di più i club non possono fare. Tocca ad altri. Se vorranno. Se avranno gli attributi. Non puoi riparare una casa che scricchiola . Devi abbatterla, spianare e ricostruire . 

Sono i club a dovere tenere in piedi la baracca, in attesa che (hai visto mai che qualcuno si decida ad alzare il telefono?) Tavecchio se ne vada. Magari passando, prima di uscire dal portone della Federazione, a prendere il valigione del Procuratore Federale, Pecoraro.

Cifra dell'impresentabile trio: l'ambizione più sfrenata. Quella di un oscuro dirigente federale di diventare l'Alessandro Magno del movimento. Quella di un modesto allenatore senza pedigree internazionale di iscrivere il suo nome (piccolo cabotaggio e molte scuffiate) nell'albo d'oro dell'American Cup . Quella di un chiacchierato prefetto della Repubblica di prendersi da procuratore federale lo scalpo del presidente della più blasonata società d'Italia.