Finalmente torna la Rubentus, il VAR va bene solo se decide contro Juve. Mezzo furto a Cagliari, ma senza scasso. Dybala, Pjaca e il modulo: serve un attaccante in più?

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
09.01.2018 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Finalmente torna la Rubentus, il VAR va bene solo se decide contro Juve. Mezzo furto a Cagliari, ma senza scasso. Dybala, Pjaca e il modulo: serve un attaccante in più?
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Tornano gli aiutini. La sudditanza psicologica. La Rubentus. Finalmente. Siamo arrivati al 9 gennaio e in tutta onestà un campionato senza la solita retorica anti-juventina era troppo noiosa. Per fortuna, il VAR non è riuscito a toglierci questo. Meno male, perché il campionato italiano ha senso solo se da una parte c’è la Juventus, antipatica e vincente, e dall’altra il solito cosmo di avversari antagonisti e livorosi.

Ironia a parte, il VAR resta indiscusso protagonista del nostro campionato. Ha evitato 52 errori, dice il bilancio. E pazienza se in diversi casi sia successo proprio a discapito della Juventus, basta la prima occasione per tornare indietro di anni. Il VAR, in sostanza, va bene solo se decide contro i bianconeri. Altrimenti, è un putiferio. Non intendo scendere nei singoli episodi: si potrebbe citare per esempio il rigore concesso proprio al Cagliari contro la Juve alla prima di campionato, probabilmente giusto ma francamente non così evidente. E lascio perdere altri casi come il mani di Mertens o l’espulsione di De Roon contro la Roma, che servono ad alimentare la sterile polemica del grandi contro piccoli. Il VAR, in tutta onestà, non mi è mai stato simpatico e continuerà a essermi antipatico. Però chi lo accetta, e lo ha accolto in modo trionfalistico, deve farlo anche quando porta a decisioni che non condivide. È uno strumento in fase di sperimentazione, e come tale perfettibile. Che però deve servire a evitare polemiche: se dobbiamo ricaderci comunque, tanto vale tornare alla cara vecchia maniera. Almeno, eviteremmo al povero Kessié di esultare due volte per un gol annullato.

VAR o non VAR. All’improvviso, la Juve si trova dall’altra parte della barricata. E Allegri in silenzio sogghigna, perché sulla tecnologia aveva detto cose giustissime che si stanno rivelando vere. Credo però che, nel complesso, la Juve abbia sbagliato approccio al VAR: l’ha criticato, seppur con motivazioni più che comprensibili, e ha alimentato la dietrologia di chi non vede l’ora di fare del sano complottismo. Tornando all’isterismo post-Cagliari, con un pizzico di onestà intellettuale si può riconoscere che il tocco di Bernardeschi fosse da sanzionare. Ok, Calvarese ha sbagliato. Se il VAR deve essere il futuro del calcio, lavoriamo insieme per renderlo migliore. Uno dei problemi, per esempio, è proprio la spettacolarizzazione del tutto, il teatrino che il VAR comporta. Nell’immaginario collettivo, la tecnologia non è intervenuta in occasione di quel tocco di mano. Poco importa che dietro allo schermo ci fosse, non visto, un arbitro capace tanto quanto Calvarese, che verosimilmente è stato d’accordo con la decisione del suo collega. Invece ci si riempie la bocca di silent check e on field review, senza avere la minima idea di cosa si stia parlando. Meglio tornare a immaginare favori e aiuti vari, anche se serve solo a uno scopo. Fa vendere qualche copia in più. Per carità, intento apprezzabile, ma non onesto intellettualmente. Vogliamo modificare qualcosa? Facciamo parlare gli arbitri dopo la gara. Spiegare perché hanno preso certe decisioni. Il calcio, per fortuna, è ancora uno sport di uomini. Lasciamo a loro la spiegazione.

A prescindere da aiutini, favoroni, complotti, a Cagliari si è vista una brutta Juve. È un dato di fatto, e anche Allegri non sembrava troppo contento. Se di furto vogliamo parlare, la Juve ha effettivamente rubato una vittoria, ma nel senso più onesto del termine: ha vinto pur non meritando, a volte serve anche questo. Il carico da novanta è arrivato poi con l’infortunio di Paulo Dybala, croce e delizia di questa squadra. Che la Juve giochi meglio senza di lui, può anche essere una verità, almeno per ora. Ma è una verità da cambiare: il suo recupero è essenziale, da tutti i punti di vista. Tottenham e Champions League più in generale.

E qui arriviamo al modulo. Se parlate di numeri e schemi con Allegri, vi risponde che è roba del passato, che quattro numeri in fila non bastano a identificare un modo di giocare. E su questo ha pure ragione. Però il modulo, inteso come modulo base, serve soprattutto a definire come la rosa debba essere composta. Per esempio, con la partenza di Pjaca gli uomini lì davanti potrebbero essere pochi. Perché Dybala in un attacco a tre non rende come può e forse non lo farà mai. E allora il 4-2-3-1 resta la soluzione di base più indicata, per sfruttare al meglio le qualità dell’argentino e della squadra in generale. Lo schema è modificabile a seconda che ci sia Dybala o meno? Sì, ma Dybala dovrebbe esserci. E non mi stancherò mai di scriverlo: questa Juve ha comunque bisogno di un’identità forte. Se dovesse trovarla infine nel 4-2–3-1, si potrebbe ritrovare con un uomo in meno lì davanti. Sarebbe quasi lo stesso errore dell’anno scorso. Non dico che sia o debba essere per forza così, ma potrebbe. È una valutazione da fare. 

Come è da fare con attenzione qualsiasi valutazione sul fronte rinnovi. Giorgio Chiellini lo lasciamo da parte, perché il suo rinnovo non si può discutere, avrà un futuro alla Juventus, nella Juventus, e quindi bene benissimo così. Si può discutere invece quello di Kwadwo Asamoah: ottimo giocatore, per carità. Ma in partenza da un paio di stagioni: se il rinnovo serve a monetizzare in vista di una cessione bene, altrimenti occhio. Molto più difficile, per ragioni anche emotive, parlare di Andrea Barzagli. Che nel cuore dei tifosi juventini ci sarà sempre e per sempre. Però, se di rinnovo si deve trattare, le condizioni siano chiare. Perché c’è Benatia che ha già dimostrato di meritarsi un posto da titolare, o quasi. C’è Caldara, che ha grandissime potenzialità, le sta coltivando sempre di più e non potrò rimanere nell’ombra. C’è Rugani, che le potenzialità ce l’ha immense e un po’ nell’ombra c’è già. Se Barzagli dovesse rimanere per guidare la nuova nidiata sarebbe un gran leader; se dovesse rimanere, come pure può essere legittimo, per dare filo da torcere alla nuova generazione, allora, di nuovo, occhio. 

Ultimissima su Emre Can, sui venditori di fumo. Arriverà a giugno. La Juve non ha intenzione né interesse a offrire cifre particolarmente alte per il suo cartellino ora, essendoselo già assicurato per l’estate. E il Liverpool ha appena incassato 160 milioni di euro per Coutinho, non sarà il cliente più facile con cui trattare. I margini per vedere il tedesco a Vinovo già da gennaio, in sostanza, non ci sono. Salvo sorprese, ma davvero clamorose.