Gli eroi in bianconero: Nicola AMORUSO

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
19.09.2018 10:30 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Nicola AMORUSO
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nato in provincia di Foggia, a Cerignola, il 29 agosto 1974, cresce nelle giovanili della Sampdoria e, con la maglia blucerchiata, esordisce in Serie A, nella stagione 1993–94; le presenze di Nicola, in quella stagione, saranno otto, condite da tre realizzazioni. L’estate successiva torna in Puglia, nella Fidelis Andria; è una grandissima stagione per Nick: trentaquattro partite e quindici goal. Altro campionato, altra squadra; questa volta tocca al Padova: trentatré partite e quattordici goal, che gli valgono il trasferimento alla Juventus. Non è facile trovare spazio in quella Juventus, il parco attaccanti è terrificante: Del Piero, Bokšić, Padovano, Vieri e appunto lui, Nick Dinamite. Nicola non si perde d’animo, dopotutto ha solamente ventidue anni. Comincia a lavorare duramente e i risultati arrivano.

La stagione è da incorniciare; sono tanti i goal decisivi di Amoruso, soprattutto in Champions, dove riesce a esprimere in pieno la sua grande dote realizzativa. Suo è il goal della tranquillità contro i norvegesi del Rosenborg, realizzando un rigore a tempo scaduto. Contro l’Ajax, nella semifinale, iscrive il proprio nome nel tabellino, sia ad Amsterdam sia a Torino, nella splendida vittoria per 4–1. Purtroppo la finale contro il Borussia Dortmund non è felice; Nick entra nel secondo tempo, ma non riesce a risolvere la partita.
Alla fine della stagione, si possono fare i conti: trentacinque partite e nove goal, compreso quello al Parco dei Principi, nella goleada contro il P.S.G., nella finale di Supercoppa Europea: «Io avevo molto legato con Bobo Vieri, Iuliano e Montero ma era un gruppo famiglia guidato da un grande tecnico come Lippi e con una grandissima società alle spalle. Sì, la Juventus è un club impareggiabile e i risultati che ottiene sono il frutto del lavoro che produce».

Comincia la stagione 1997–98: sono partiti Bokšić e Vieri, ma arriva Superpippo Inzaghi, fresco vincitore del titolo di capocannoniere della Serie A, con l’Atalanta. Amoruso parte spesso dalla panchina, ma non si scoraggia: Inzaghi non ingrana e, alla decima giornata, Lippi lo schiera titolare. Si gioca a San Siro, contro il Milan, per Nick può essere la rampa di lancio definitiva. Purtroppo, però, la sua partita dura pochi minuti: in uno scontro con Costacurta si infortuna gravemente al perone. La sua stagione, in pratica, finisce qui. Rientra alla fine del campionato, giusto per racimolare qualche minuto di gloria, poiché la Juventus sta per vincere il suo secondo scudetto consecutivo. Qualche soddisfazione arriva, come al solito, dalla Champions; Amoruso gioca la semifinale di ritorno, contro il Monaco e realizza anche una rete, nell’inutile sconfitta per 2–3. Guarda i propri compagni uscire sconfitti dall’Amsterdam Arena, nella finale contro il Real Madrid.

In totale diciotto presenze e cinque goal: «La società mi è stata sempre accanto e mi diede una grande spinta morale per guarire dal grave infortunio che ho subito. Mi sentivo tutelato in tutto e per tutto. Non soltanto io. Anche oggi, chi fa parte della Juventus sa che alle spalle c’è una società, come dire, stratosferica».

La stagione 1998–99 è avara di soddisfazione per la Juventus e per Nicola: la squadra stenta e Lippi dà le dimissioni. Arriva Ancelotti, ma la musica non cambia. Nick litiga con l’allenatore emiliano e, dopo un goal alla Sampdoria, sfoga tutta la sua rabbia contro il mister. Amoruso non ha ancora ripreso pienamente dall’infortunio e la sua rapidità è limitata e fatica a trovare spazio. Le sue presenze saranno ventotto, i suoi goal sei. Emigra nuovamente al Sud, a Napoli: trenta partite e dieci goal e, nell’estate del 2002 ritorna alla Juventus. Si respira aria nuova, anzi vecchia, a Torino. È ritornato Lippi ed è subito scudetto. Nick scende in campo raramente, solamente in Coppa Italia trova il giusto spazio: alla fine saranno ventidue presenze e sette reti, di cui sei in Coppa Italia. L’avventura bianconera di Amoruso finisce qui.

Comincia un lungo peregrinare per l’Italia: Perugia, Como, Modena, Messina e Reggio Calabria, le sue tappe. Ma con la Juventus sempre nel cuore: «Quattro anni e mezzo di Juventus non potrò mai dimenticarli. Sono state stagioni indimenticabili. Quella gloriosa maglia bianconera mi veniva di baciarla ogni qualvolta la indossavo. Con quella maglia ho vinto tre scudetti ed ho disputato due finali di Champions League». Quando ritorna al Delle Alpi gli batte sempre forte il cuore: «Sì, mi succede ogni volta che entro in campo con un’altra maglia. È sempre una grandissima emozione che provo».