Gli eroi in bianconero: Giuseppe PERUCCHETTI
Nasce a Gardone Val Trompia, il 30 ottobre 1907. Cresciuto nella “Giuseppe Bernardelli” di Gardone Val Trompia, dove gioca per sei stagioni, parte per il servizio militare a Bressanone nel Secondo Reggimento Artiglieria da Montagna. Tornato a casa è tesserato dalla Boifava di Brescia, società da dove erano usciti i fratelli Evaristo e Berardo Frisoni, Pasolini, Gadaldi, Giuliani e Maffioli. Dopo poco tempo la Boifava viene sciolta e Beppe gioca le ultime partite del campionato 1927-28 nella squadra uliciana del Villa Cogozzo. Nell’estate del 1928 passa giovanissimo al Brescia, formandosi alla scuola di Giuseppe Trivellini, ex portiere della Nazionale.Molto bravo tra i pali, la sua specialità è la deviazione in angolo di pugno. Nelle “Rondinelle” esordisce il 18 novembre 1928, settima giornata di andata del girone B del campionato di Divisione Nazionale: Brescia-Biellese 1-0. Rimane a Brescia sette stagioni e si mette a tal punto in evidenza da meritare la convocazione in Nazionale. L’esordio in maglia azzurra avviene il 17 maggio 1936 (Italia-Austria 2-2). Dieci giorni dopo, la sua prestazione a Budapest lo consacra definitivamente come uno dei migliori portieri italiani.
Nell’estate del 1936 si trasferisce all’Ambrosiana-Inter, chiamato a sostituire Carlo Ceresoli. In maglia neroazzurra rimane cinque stagioni, compresa una da allenatore, vincendo due scudetti e una Coppa Italia. Nella stagione 1940-41, insieme a Italo Zamberletti, diventa allenatore dell’Inter, avallando tra l’altro la cessione di Meazza al Milan. La squadra neroazzurra arriva seconda dietro al Bologna. L’anno seguente, caso unico nel calcio italiano, rimette i guantoni e difende la porta della Juventus, con cui conclude la sua carriera, vincendo la Coppa Italia nel 1942.
Si spegne a Gardone Val Trompia, il 21 maggio 1995.
CORRADO OLOCCO, DA “QUANDO LA JUVE SI ALLENAVA AL COPPINO (1942-43... STORIE DI CALCIO E AMICIZIA TRA LA JUVE SFOLLATA AD ALBA E GLI ALBESI)”
Andò peggio, invece, a Perucchetti, la cui vicenda partigiana è racchiusa in alcuni documenti custoditi dalla famiglia e in una scheda, conservata nell’archivio dell’Istituto storico della Resistenza di Torino. La scheda lo indica come residente ad Alba, in via Pertinace, nato a Gardone Val Trompia, di professione calciatore, nome di battaglia Beppe (uno pseudonimo molto meno altisonante del Pantera Nera che gli affibbiarono i giornalisti milanesi negli anni gloriosi dell’Inter), partigiano nella seconda Divisione Langhe dal 10 ottobre 1944.
Dai certificati di detenzione conservati dai famigliari, è possibile ricostruire con una certa precisione anche luoghi e tempi di prigionia di Perucchetti. Il calciatore fu arrestato assieme ad altre quattro persone dagli Arditi il 28 novembre del 1944 con l’accusa di “Falso in atto pubblico e favoreggiamento delle bande ribelli”. Dal 29 novembre 1944 al 2 gennaio 1945 Perucchetti fu rinchiuso nel carcere di Alba. Poi, fu trasferito alle “Nuove” di Torino, dalle quali uscirà il 26 aprile.
In un primo tempo, la sentenza emessa dal Tribunale speciale fu di condanna a morte, trasformata poi in pena detentiva (pare anche grazie all’interessamento della Juventus che mise a disposizione i propri avvocati). Furono mesi di carcere molto duro, che lasciarono il segno sul fisico dell’ex portiere. Dalla prigionia alle “Nuove” la famiglia di Perucchetti conserva un biglietto inviato il 17 marzo dal cappellano del carcere, padre Ruggero Cipolla, alla fidanzata del calciatore, nel quale si legge: «Ogni giorno vedo Beppe e sovente mi parla di lei. Oggi mi pregò di inviarle un saluto, il che faccio ben volentieri per assicurarle che sta bene e che presto spera di poterla rivedere».
Altre informazioni sull’attività partigiana di Perucchetti emergono dal certificato rilasciato dal comando militare regionale del CLN a fine guerra, nel quale si legge che l’ex calciatore ha fatto parte della seconda Divisione Langhe in qualità di partigiano e informatore. Qualunque sia stato il ruolo di Perucchetti durante la Resistenza, i famigliari custodiscono ancora il “Certificato al patriota” rilasciato alla fine del conflitto, firmato dal comandante supremo alleato delle forze del mediterraneo centrale Harold Alexander e controfirmato da Piero Balbo Poli, uno dei grandi protagonisti delle Resistenza nelle Langhe.
Esattamente a due mesi dalla fine della guerra, il 25 giugno del 1945, Perucchetti sposò nella chiesa di San Damiano, nella centralissima via Maestra, Gloria Bruno, la ragazza che aveva conosciuto al campo da tennis nel periodo dello sfollamento. Tra i biglietti d’auguri, oltre a quello dell’US Albese, ce ne sono due piuttosto interessanti. Uno è firmato da alcuni amici di Perucchetti, tra cui Beppe Fenoglio e Pinot Gallizio (personaggi che, a partire del decennio successivo e fino ai giorni nostri, lasceranno un segno importante nella cultura albese), il fotografo Aldo Agnelli (autore delle più note immagini di Beppe Fenoglio) e Nino Falciola, il figlio del Carlin Cignetti (nelle Langhe, i soprannomi passavano spesso di padre in figlio; così si spiega la firma “Nino Falciola” e non Nino Cignetti).
Un altro biglietto d’auguri per le nozze di Perucchetti è invece siglato, su carta intestata del Comando della XXI Brigata Matteotti, dal comandante partigiano Paolo Farinetti, altra figura importante della storia albese del Novecento, scomparso all’inizio del 2009. Sarà lui, ventidue anni dopo, il 28 luglio del 1967 a controfirmare come consigliere comunale anziano, la delibera di acquisto da parte del Comune della casa dei coniugi Perucchetti all’angolo tra via Pierino Belli e via Pertinace. Sindaco di Alba nel 1967 era l’avvocato Paganelli, quello che da ragazzino venticinque anni prima andava a vedere gli allenamenti dei bianconeri al Coppino e in bici quelli del Toro a Cinzano. «Negli anni Sessanta il piano regolatore prevedeva l’ampliamento della vicina via Pierino Belli e la casa era destinata a essere abbattuta. Poi, le esigenze cambiarono e la casa rimase al suo posto», ricorda Paganelli.
Oggi, in un piccolo centro di provincia, il matrimonio tra un calciatore di serie A e una ragazza dell’alta società cittadina farebbe gola agli esperti di gossip o di cronaca rosa. E, sia pure con la classica moderazione piemontese, nel loro piccolo, anche le nozze di Perucchetti fecero notizia, tanto da finire sulle pagine di Gazzetta d’Alba, che scrisse: «Lunedì 25, nella parrocchia dei Santi Cosma e Damiano, in una suggestiva coreografia di fiori, luci e canti, il noto calciatore, tanto popolare nella nostra città signor Giuseppe Perucchetti si univa in matrimonio con la signorina Gloria Bruno, figlia dell’avvocato Bruno. Assisteva al matrimonio il parroco Can. Chiesa, che successivamente celebrava la Messa nuziale».