Per Sarri uno scudetto dal sapore di vendetta. Ora però è necessario il salto di qualità in Champions League

27.07.2020 19:10 di  Quintiliano Giampietro   vedi letture
Per Sarri uno scudetto dal sapore di vendetta. Ora però è necessario il salto di qualità in Champions League

"Ragazzi, se avete vinto con me siete forti". Le parole rivolte da Sarri ai giocatori qualche minuto dopo la certificazione del suo primo scudetto hanno un fondo di verità, ma i meriti del tecnico sono indiscussi. A dispetto di chi sminuisce la sua firma tra quelle in testa alla nona sinfonia consecutiva della Juventus. La rosa è senza dubbio superiore alle altre squadre, ma confermare il dominio degli ultimi 8 anni era tutt'altro che scontato. Tanto più in una stagione particolare. Innanzitutto una polmonite ha impedito a Sarri di lavorare con la squadra per circa un mese, costringendolo a saltare le prime giornate. Era la fase in cui avrebbe dovuto cominciare la sua missione, per certi versi rivoluzionaria rispetto alla storia bianconera. Vincere giocando bene, versione rivista e corretta della "legge" targata Boniperti. L'estetica si è vista solo a sprazzi, prima e dopo la sosta forzata. Tra i meriti dell'ex Chelsea ci sono però l'esplosione definitiva di Dybala, la convivenza della Joya con Ronaldo che ha partorito la coppia delle meraviglie, la crescita di Bentancur, il recupero di Rabiot dopo una prima parte deludente.

Sarri lavora sempre con il mirino puntato addosso, complici il suo passato al Napoli e spesso uno stile poco ortodosso rispetto alla tradizione bianconera. Ogni gara non vinta è stata linfa vitale per i suoi detrattoti, opinionisti e tifosi della stessa Juventus. L'hashtag #Sarriout è tornato spesso alla ribalta, ma il tecnico è andato dritto per la sua strada e ha centrato il primo obiettivo stagionale. A differenza di qualche collega con la bacheca più ricca. Per esempio Conte, sbarcato all'Inter come l'uomo della svolta, con l'obiettivo di rivitalizzare il mondo nerazzurro, fermo al 2010. L'ex simbolo bianconero, l'allenatore più pagato della Serie A con 11 milioni netti a stagione, invece è uscito anzitempo dalla Champions League, dalla Coppa Italia e si è arreso in campionato, migliorando solo il bottino del suo predecessore Spalletti. Se l'ex ct non vince l'Europa League sarà fallimento. Peggio ha fatto il pluridecorato Ancelotti, chiamato a vincere lo scudetto dopo il secondo posto dell'anno precedente, chiuso a-11 dalla Juventus. Lo scorso dicembre l'allenatore emiliano è stato esonerato, con il Napoli settimo in classifica.

Scudetto in cassaforte, ora Sarri deve compiere un salto di qualità fondamentale in Champions League. Praticamente obbligatorio il passaggio del turno contro il Lione, poi la Juventus si giocherà tutto nella final eight di Lisbona, sfide secche in cui è vietato sbagliare. In primis conterà la condizione fisica, parsa precaria nelle ultime gare: ora l'allenatore bianconero può ricorrere al turn over, affinché qualche giocatore recuperi energie. Poi sarà importante non prendere gol e in questo bisogna invertire la tendenza: tra Milan, Atalanta, Sassuolo e Udinese sono state 11 le reti incassate. Avere in squadra giocatori in grado di decidere in ogni momento la sfida è un'arma importante. E sotto questo profilo la Juventus è una delle più attrezzate d'Europa.