Platini: "Fifa? Mi han fatto fuori. L'Avvocato non era mio amico ma l'ho reso orgoglioso"

15.08.2023 14:30 di  Marta Salmoiraghi  Twitter:    vedi letture
 Platini: "Fifa? Mi han fatto fuori. L'Avvocato non era mio amico ma l'ho reso orgoglioso"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Walter Veltroni, noto politico e giornalista, intervista per le pagine del 'Corriere della Sera" Michel Platini, ex bandiera della Juventus.

Tra i tanti temi trattati il successo, gli scandali, il futuro e la presidenza Juve partendo dal suo legame con l'Avvocato Agnelli. Ecco un estratto della lunga intervista realizzata il 10 agosto e riportata oggi sulle pagine del quotidiano:

Michel Platini, la intervisto il 10 agosto alle ore 10. Che significato ha quel numero sulle spalle di un giocatore di calcio?

"Quel numero ha quella magia perché identificava, fin dall’inizio della storia del calcio, tutti i più forti: Puskas, Pelè, Rivera. I leader delle squadre, tecnici e carismatici, avevano quel numero. Nel sogno dei bambini della nostra epoca c’erano due stelle: il numero dieci e il portiere, ruoli totalmente differenti. Ho passato il mio tempo a cercare di fregarli, i portieri, per cui non posso capire l’amore per quel ruolo. Ma la gente gli voleva bene..."

Qual è stato il suo rapporto con l'Avvocato?

"Non era certo un amico, non era una persona con cui mi prendevo a pacche sulle spalle, aveva tanti anni più di me e la sua indiscutibile autorevolezza. Io direi così: ho reso orgoglioso l’Avvocato. È lui che mi ha voluto. Credo pensasse, tra sé, che era stato lui, non Boniperti o altri, a scegliermi e ciò che avevo fatto era la conferma che lui capiva di calcio e quindi nessuno poteva rompergli le scatole sul tema. Lui mi ha consentito di avere la massima libertà, in campo e fuori. Sì, credo di averlo reso orgoglioso. E questo fa felice me,"

Quanto ha sofferto per la vicenda legata agli scandali Fifa e che si è conclusa con la sentenza a suo favore del Tribunale svizzero?

"Io sapevo di non avere nulla da rimproverarmi, ho sempre fatto tutto correttamente. Ho visto la sofferenza della mia famiglia e delle persone che mi sono vicine. La battaglia che ho condotto era contro l’ingiustizia. L’obiettivo di quella campagna era di farmi fuori dalla Fifa. Mi hanno messo sotto accusa le commissioni della Fifa che gestiscono “loro”. Appena si è usciti dal mondo dei funzionari del calcio, che volevano impedirmi di diventare presidente, la giustizia ordinaria mi ha dato ragione. E per me, ovviamente, conta quello. Fuori dagli apparati del calcio ho vinto, dentro ho perso. Per questo non mollerò, è stata un’ingiustizia. C’è gente che mi ha fatto del male, molto. Non mi interessa tanto dell’universo Fifa. Per Infantino, Ceferin quel mondo è tutto perché non hanno vissuto niente prima e, fuori da lì, sono nessuno. Non hanno mai giocato al calcio. Loro, come Blatter, sono diventati importanti là, dentro quei palazzi, e sono importanti solo là."

Una persona come lei in questo momento non ha ruoli nel calcio. C’è una prospettiva?

"Per ora no. Ho già fatto tutto. Sono stato calciatore, allenatore, dirigente. E dunque bisognerebbe ci fosse un progetto interessante, nuovo, strano, davvero rivoluzionario. Oggi ho 68 anni, sono segnato da quarant’anni di pressione, di costante esposizione. Mi hanno fatto diverse proposte, ma ho sempre rifiutato. Ora mi sto godendo la mia vita."

Farebbe, per esempio, il Presidente della Juventus?

"Nessuno me lo ha mai chiesto..."