Padovano: "Ringrazio la Juve per avermi dato la possibilità di vincere la Champions. L'assoluzione? Una liberazione per me e per la mia famiglia"

11.04.2024 12:10 di  Giuseppe Giannone   vedi letture
Padovano: "Ringrazio la Juve per avermi dato la possibilità di vincere la Champions. L'assoluzione? Una liberazione per me e per la mia famiglia"
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Intervenuto a "Radio TV Serie A con RDS", Michele Padovano, ex attaccante, tra le altre, della Juventus, affronta diversi temi:

Sull’assoluzione dall’accusa di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (31 gennaio 2023):
“Ci speravo da tantissimi anni, ho provato grande emozione. È stata una liberazione per me e per la mia famiglia: una gioia pazzesca. Non dimentico quello che è successo, 17 anni sono una quantità di tempo interminabile, ci sono stati degli step molto negativi che mi porterò dietro per tutta la vita. Oggi fortunatamente è una storia che io posso raccontare, molte persone non possono farlo perché marciscono in galera da innocenti o, peggio ancora, si ammalano e muoiono. Ringrazio Dio, la mia famiglia e il mio carattere, che mi ha permesso di superare momenti che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Devo ringraziare i miei avvocati perché mi hanno tirato fuori da una vicenda che era diventata molto complicata. Cos’era successo? Un amico mi ha chiesto un prestito per comprare dei cavalli. Io, conoscendolo, gli ho risposto che avrei dato i soldi a sua moglie per non essere coinvolto. Questo ha insospettito gli inquirenti, da lì è partito un iter per il quale forse sarebbero serviti meno di 17 anni per chiarire. Sarebbe controproducente oggi gridare contro tutto e tutti, non credo sia la forma mentis giusta. Io ho sempre creduto nella magistratura e nella giustizia. Ho ringraziato i giudici che mi hanno assolto, l’alternativa era la galera, che ho assaggiato e ne faccio volentieri a meno”.
 
Sull’arresto avvenuto nel 2006:
“Sono stato arrestato nel 2006: dopo una cena con amici sono stato fermato da 3 macchine con una decina di persone armate che mi hanno arrestato con modalità dure. Io avevo pensato fosse 'Scherzi a parte', ero convinto che da un momento all’altro sarebbero saltate fuori le telecamere. Mi sono reso conto pian piano che non era così. Dalla caserma sono stato trasferito a Cuneo, sono rimasto 10 giorni in isolamento in una cella senza vedere aria o farmi una doccia. Ho visto solo il giudice che mi disse: “Ti consiglio di non parlare”. Io non vedevo l’ora di farlo per spiegare le mie ragioni. Cosa pensavo in quei momenti? Pensavo a un errore, ogni minuto e ora che passavano ci pensavo. Ho dovuto sopportare 10 giorni duri, c’erano solo una turca e una branda. Io ho una forma mentis che mi ha permesso di trovare sempre una soluzione positiva, in quei giorni ho fatto fatica perché ero solo. Da lì sono stato portato a Bergamo, sono stato in cella con un ragazzo per 3 mesi. Poi gli arresti domiciliari per 9 mesi, dopo quelli altri 5 mesi di firma: è stato un percorso duro, senza la mia famiglia non ce l’avrei fatta. Ho mai pensato di farla finita? Mai. Dal primo giorno ho sempre pensato che, anche se ci fosse voluta una vita, avrei dovuto dimostrare che non c'entravo nulla in quella vicenda: ho cominciato a lottare come un leone su tutti i fronti attraverso avvocati, udienze e processi che in 17 anni sono stati moltissimi. Se pensavo al calcio? Quando sono stato portato a Bergamo erano iniziati i Mondiali del 2006: vedevo i miei compagni in campo e facevo il tifo per loro. I detenuti dicevano che io portavo fortuna: l'Italia vinse il Mondiale e fu il periodo dell’indulto, perciò in tanti furono liberati perché potevano uscire prima. Quando l’Italia ha vinto eravamo chiusi in cella: io e il mio compagno ci siamo abbracciati”.
 
Su Gianluca Vialli:
“Gianluca è stata una persona meravigliosa, non c’è giorno che io non gli dedichi un pensiero. Era una grande persona, con me si è comportato da vero amico. Quando la mia famiglia veniva a trovarmi in carcere, lui il giorno dopo chiamava mia moglie per sapere come stavo. Come sono arrivato a casa è stata una delle prime telefonate che ho ricevuto ed eravamo talmente commossi che non riuscivamo a parlare. Era stato detto che cedevo droga a Gianluca Vialli? Dico spesso che giornali e televisioni devono andarci cauti perché dietro certe storie ci sono famiglie. Io sono uomo, ho carattere e l’ho affrontata. Mio figlio aveva 13 anni, era un ragazzino a cui è stata distrutta l’adolescenza perché era figlio di una persona famosa. Mia moglie stessa ha dovuto sopportare tante falsità e cattiverie che sono all’ordine del giorno”.

Su Denis Bergamini:
“Mio figlio si chiama Denis, perché ogni volta che lo chiamo ricordo un ragazzo che purtroppo ora non c’è più. Per rispetto degli inquirenti che stanno facendo il processo non andrei oltre. Spero che la verità salti fuori, per tutte le persone che gli hanno voluto bene e per la sua famiglia. È stato un fratello maggiore, mi piace pensare che lui e Gianluca Vialli siano i miei angeli custodi”.

I danni economici della vicenda:
“Quanto ho perso? Tutto. Non parlerei di numeri perché io il 10 maggio 2006 ero un’altra persona. Avevo proprietà immobiliari, avevo una casa importante, un lavoro che mi permetteva di mantenere la vita che conducevo in maniera serena. Dopo questa vicenda bisogna difendersi, gli avvocati costano e la vita costa. Non avevo entrate, per fortuna avevo dei risparmi nel salvadanaio. Ma oggi posso dire che la vera ricchezza è la mia famiglia. Mi piacerebbe riprendermi quello che mi è stato tolto con tanta ferocia attraverso un lavoro nel mondo del calcio, credo che qualche cosa succederà. Non voglio guardare indietro, mi piace guardare presente e futuro in maniera serena”.
 
Sogni e idee per il futuro:
“Io ho l’attestato da direttore sportivo, mi piacerebbe restituire quello che ho ricevuto dal mondo del calcio. Ho fatto una carriera eccezionale, sono convinto che sia attraverso la mia esperienza nel mondo del calcio, sia per la mia vicenda, posso essere d’aiuto a ragazzi giovani. L’importante è che mi arrivi la proposta da parte di un club solido che abbia progetti a lunga scadenza. Vedremo cosa succederà, sul tavolo ci sono un paio di cose che sto valutando. Biliardo? È una passione che ho da 6-7 anni, partecipo a tornei e sono iscritto alla Federazione. Mi piace molto, a settembre ci saranno i Mondiali e parteciperò alle qualificazioni. Se vai avanti incontri mostri sacri, ma il bello di questo sport è che ti puoi confrontare anche con loro se vai avanti”.
 
Ricordi di Juventus:
“Partita contro il Vicenza, calcio di punizione. I primi mesi Zidane era un ragazzo meraviglioso, molto timido, dovevamo cavargli le parole con le tenaglie. In quell’occasione lui mi guardò e disse: “Calciala te”. Io lo guardai come per dire: “Questo è pazzo”, perché in allenamento i suoi calci di punizione erano quasi tutti gol. Il compagno che ricordo con più felicità è Gianluca Vialli. Era una persona meravigliosa, la mia scelta di andare a giocare in Inghilterra fu dettata dal fatto che lui era lì. Decisi di andare a Londra perché sapevo che lui mi avrebbe aiutato a inserirmi e così è stato. Abitavamo a 300 metri di distanza, mangiavamo sempre insieme: ci siamo frequentati più a Londra che a Torino. Cosa resta di quei momenti? Il palmares rimane, nel cuore e nella mente. Ho una vetrinetta con tutte le coppe che ho vinto, quando la riguardo scappa la lacrimuccia. Devo ringraziare la società Juventus che mi ha permesso di arrivare in un club così importante e così forte, tutti i compagni che mi hanno aiutato nell’inserimento: era una squadra già forte che aveva vinto il campionato l’anno prima, l’anno dopo siamo riusciti a vincere la Champions: ringrazierò la società per sempre”.