GIUSTIZIA SPORTIVA, CHI CI CREDE ANCORA?

La giustizia sportiva rischia di perdere ogni tipo di credibilità. Già nel 2006 la vicenda aveva lasciato molto a desiderare ma allora a livello di accesso alle informazioni, i tifosi della Juventus non avevano potuto avere un quadro chiaro se non negli anni successivi alla chiusura del processo sportivo, finendo anche loro per pagare dazio.

Oggi non è così e la Juventus, ma anche i tesserati coinvolti nella situazione plusvalenze, stanno facendo di tutto per far venire a galla la verità e poter avere un giusto processo.

In ogni caso questa vicenda continua a mantenere degli elementi di assoluta incertezza e punti oscuri che dovrebbero far discutere, a partire dal fatto che la famosa nota Covisoc è stata negata fino a sabato e non si capisce, vedendo il contenuto, come mai. C'è qualche dettaglio, come la data e l'interpretazione della vicenda che potrebbe valere molto di più della "notitia criminis", in quanto se il procedimento fosse considerato da iniziare nel momento in cui il procuratore Chinè parla di possibili indagine sulle plusvalenze, allora tutto potrebbe partire da allora o da ancora prima qualora nella nota Covisoc, ad oggi sconosciuta se ne facesse menzione.

Sicuramente la vicenda assume un quadro abbastanza grottesco, così come la giustizia sportiva che sembra sempre più un organo assolutamente inutile se decide su questioni delicatissime, in modo come detto da alcuni giudici, "senza avere la certezza assoluta" di un fatto ma decidendo in nome della rapiditià di giudizio. Non si può correre il rischio di rovinare società, business e carriere sulla base della probabilità o dell'indizio che una parte sia colpevole, serve il giusto processo e la certezza di colpevolezza, oltre ogni ragionevole dubbio.

Se la giustizia sportiva non è in grado di fornire questo, meglio ripensarla, qualcuno ha ancora fiducia in chi decise?

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