GAS A MARTELLO

11.10.2017 19:45 di  Caterina Baffoni   vedi letture
GAS A MARTELLO
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il primo scorcio stagionale dimostra che la concorrenza di questo campionato, non può far altro che accrescere il tasso di qualità di Madama, mossa dalla novità, se vogliamo, di stare dalla parte di chi questa volta paradossalmente deve inseguire. E la Juventus è la dimostrazione della qualità che ha a disposizione dovuta dalla folta rosa. Ma a parte la qualità espressa dal reparto offensivo, si pensi a quella già potuta ammirare dal trio composto da Pjianic, dal talento di Matuidi e dalla personalità piacevolmente scoperta del Lolo Bentancur, ma soprattutto a quella che ancora deve accendersi ed esprimersi in mezzo al campo, perchè non dimentichiamoci che a mancare all'appello ci sono ancora giocatori di una certa caratura come Marchisio e Khedira. L'impressione è che se questa squadra, modellata da una così grande mole di talento, riuscisse a trovare la giusta quadratura del cerchio, non potrebbe fermarsi, considerando una panchina che pullula di talento. Il campionato sembrava essere già finito dopo il pareggio di Bergamo, considerando che Marchisio, Khedira, Douglas Costa, Cuadrado e molti altri erano seduti a bordo campo è chiaro che dobbiamo pensare che non sarà così difficile per la squadra di Allegri alzare subito la china. La realtà è che in Italia non è che non ci sia concorrenza, è che la Juventus tende a sopprimerla! Non solo con i nomi altisonanti dei calciatori schierati in campo: ma col gioco in primis. E' chiaro che come azienda, famiglia e società in termini di profitto e valori sportivi è di gran lunga più solida e lungimirante di tutte ad oggi. Allegri ha fatto capire, anche ai più scettici, che la ricerca asfissiante del gioco d'attacco porta a vincere le partita, che calma e razionalità portano occasioni. Considerazioni che sono mancate contro l'Atalanta a causa di svarioni difensivi e di concentrazione, ma soprattutto nella sfida di supercoppa contro la Lazio di Inzaghi.
Si tratta semplicemente di una serie di considerazioni che tendono ad emergere chiaramente, ancor prima che si pronunciasse Allegri nei vari dopo gara in questo senso, quando lo step del derby aveva rappresentato senza se e senza ma il passo in avanti sotto il profilo del gioco, chiara traduzione di allenamenti duri e meticolosi finalmente emersi se non del tutto quasi certamente, ma che hanno in un certo qual senso conosciuto una piccola battuta di arresto dal punto di vista della gestione del match allo stadio Atleti Azzurri di Bergamo.
Il gioco progettato che Madama è in grado di sviluppare, la padronanza del campo in ogni suo settore che sa controllare, la continuità del possesso palla, la costruzione costante di azioni decisive, passaggi, tackle, duelli aerei (etc.) sono stati ben assortiti durante la stracittadina di Torino: questi erano e dovranno essere gli stessi ingredienti da far emergere anche nell'ostica partita di sabato contro una Lazio ben rodata, guidata da un ottimo allenatore, e davvero troppo sottovalutata dai media. Non è un caso se la Juve si è fatta soffiare la supercoppa da una squadra ben disposta e assortita in campo, formata da una rete di centrocampisti ordinata e ben progettata per ripartire e bloccare le ripartenze altrui. Madama ha sofferto molto la fase di non possesso e il quasi annullamento del gioco dei biancocelesti, che non hanno permesso imbucate agli esterni (eccetto qualche eccezione) o ragionamenti per passaggi filtranti e in fase di costruzione del gioco. Già basti pensare come gli uomini di Simone Inzaghi abbiano attuato una strategia difensiva che non è stata l’arrocco totale come spesso può capitare in serie A, ma che ha permesso alla squadra di essere imprevedibile in attacco. Oltre alla voglia di tornare a scalare la vetta della classifica, Madama non dovrà fare altro che tornare ad essere padrona del campo tramite se stessa, per mezzo dei meccanismi di attacco e contemporaneamente copertura collettiva nel senso pieno del termine. Certo, il rientro dalle Nazionali non ha mai raccontato di un buon gioco espresso, causa infortuni e stanchezze postume varie, ma tornare ad essere padroni della manovra del gioco darà sicuramente un bel segnale a tutto il gruppo bianconero in primis, e poi anche a chi, per il momento, ha il fardello del "fiatone sul collo". La grande qualità della rosa juventina lo permette, consente di applicare un calcio pensato, un calcio guidato dall'attenzione ai particolari più minimi che poi fa la differenza. Ed è da queste piccoli cose che si vede il frutto del lavoro, un lavoro a cui Max Allegri tiene in particolar modo.

Il pallone di sabato dovrà raccontarci fughe bianconere in avanti capace di generare praterie agli esterni, flussi costanti a destra e a sinistra, così come in mezzo, equilibrio sul fronte offensivo, circolazione della palla spesso e volentieri orizzontale per accelerare gli ultimi due tocchi decisivi per il gol. Tutti devono costantemente guardarsi intorno, usando la testa per spaziare e osservare: tutto volto alla lucidità e di conseguenza alla fluidità e al comando del gioco contro una Lazio che, come appreso, non si risparmia mai veramente. 

Produrre le idee è meglio che attuarne alcune e basta. La voglia di arrivare alla conclusione, di studiare il momento propizio dovranno essere all'ordine del sabato. Madama dovrà tornare a ragionare così, dal primo all’ultimo minuto di recupero.

 L’organico racconta molto di ciò che si è e di ciò che si vuol diventare, e se infatti la rabbia di mister Allegri per un pareggio amaro per come è arrivato a Bergamo, un Higuain dopo un gol messo a segno ripetutamente si arrabbia con se stesso per un appoggio magari non all'altezza, se Dybala preferisce prima far segnare che insaccare, se Mandzukic è impegnato a cercare sbocchi senza palla con continuità per poi essere spietato, ecc. chi ci guadagna non può che essere l’equilibrio generale che verte sulle caratteristiche primarie dei suoi interpreti. E' il tendere sempre verso il miglioramento, la voglia di fare di più rispetto all'attimo precedente, il progresso... tutto questo rappresenta il vero punto di partenza. 

Con questa squadra qui, con questo obiettivo di crescita qui, l'obiettivo non può che essere uno e uno soltanto.