Chiellini: “Fagioli e Tonali si sono trovati di fronte ad un problema enorme, ma hanno imparato la lezione”
Giorgio Chiellini, leggenda ed ex capitano bianconero, ha parlato Al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung a proposito dell'Euroepo e della situazione dell'Italia. Queste le sue parole riportate da TuttoMercatoWeb:
La sua analisi inizia dal successo a Euro2020, partendo dalla sfida contro la Spagna:
"Mancini aveva creato il gruppo, rendendolo speciale in circostanze difficili. Quell’Europeo ha rappresentato il culmine di un percorso di tre anni, iniziato con una grande delusione: la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018. Lui ha avuto il coraggio di credere in noi giocatori e di integrarne di nuovi durante tutto il suo mandato, ma soprattutto durante quel torneo. Penso a Federico Chiesa, che era in panchina all’inizio, ma anche a me: ho saltato due partite per infortunio, col Galles e con l’Austria. Ci piaceva tenere palla. Verratti, Jorginho, Insigne, Barella: erano tutti giocatori tecnici e di qualità. Sapevamo anche difendere, quando era necessario, e siamo stati in grado di battere in semifinale un avversario come la Spagna, che era più forte di noi col pallone. Gli spagnoli hanno avuto il 70% di possesso palla e Dani Olmo era quasi inarrestabile. Ci sembrava di non potere più toccare il pallone. Forse Jorginho e Verratti ne soffrivano, io invece ci sguazzavo, come un pesce nell’acqua. In fin dei conti, il calcio è fare gol. Non si vince col possesso palla”.
La seconda mancata qualificazione al Mondiale?
"Eravamo ancora ebbri di felicità per l’Europeo, quando pareggiammo in casa con la Bulgaria nella prima partita di qualificazione. Poi ci siamo resi conto del fatto che giocare con l’entusiasmo della vittoria e inseguire un sogno è completamente diverso dal dovere sopportare la pressione di evitare una “tragedia” sportiva. Non siamo riusciti a gestire questa situazione: i due rigori sbagliati nelle due partite cruciali contro la Svizzera lo dimostrano. In più, rispetto all’Europeo, alcuni tra noi non erano in forma, bisogna essere onesti”
L'addio di Mancini?
"È stata una sorpresa per me e per tutti gli altri. Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali, qualcosa si era sicuramente rotto. Nessuno può guardare nella mente degli altri: lui ha preso una decisione che noi professionisti possiamo probabilmente capire. A noi latini piace sempre polemizzare su tutto. La cosa importante è che, dopo il trauma, l’Italia sia stata fortunata nel trovare libero Luciano Spalletti, che aveva appena raggiunto l’apice con lo scudetto del Napoli. La sua nomina è stata un riconoscimento meritato, ma anche la soluzione ai problemi della Nazionale”.
Le squalifiche di Tonali e Fagioli?
"Mi dispiace per loro due: trovarsi di fronte a un problema così grande alla loro età non è facile. Sono bravi ragazzi, che hanno sbagliato, ci sono limiti che non si possono superare. È anche giusto pagare per gli errori e imparare la lezione. Non dimentichiamo che stiamo parlando di un problema sociale".
Il debutto con l’Albania?
"Gli albanesi sono sostanzialmente nostri cugini, hanno una grande comunità in Italia e siamo praticamente vicini di casa. Loro ci conoscono molto bene, meglio di quanto noi conosciamo loro. Sono inesperti in tornei come questo e molto giovani, ma sono davvero migliorati: sono in crescita, con molti giovani cresciuti con noi. È molto importante per noi iniziare bene, perché questo ci permetterebbe di giocare in modo molto diverso con Spagna e Croazia, mentre una sconfitta può compromettere il cammino. Io, però, ho grande fiducia in questo gruppo. E in Spalletti, naturalmente. Il ct è sempre stato un allenatore all’avanguardia. È un piacere ascoltarlo parlare di calcio. Il suo alto livello lo ha dimostrato in tutte le tappe della sua carriera: allo Zenit, alla Roma, all’Inter, ha sempre ottenuto grandi risultati. Il titolo con il Napoli è stato come il soffitto di vetro sul suo valore: il decimo posto della squadra in campionato, dopo la sua partenza, conferma quanto fosse importante per il Napoli".
Cosa si sente di dire alla squadra azzurra?
"Il migliore augurio che posso fare agli azzurri di oggi è di dare il massimo e di divertirsi ancora. Voglio vederli orgogliosi di essere italiani, pieni di speranza e di entusiasmo nel giocare l’Europeo. Nel 2021 facemmo felici molte persone. È stato indimenticabile. Alzare quel trofeo è stato magico per me. Abbiamo diversi giocatori giovani con molta esperienza: Donnarumma, Bastoni e Barella. E Jorginho può essere il faro di questo gruppo, una specie di papà. Davanti abbiamo ragazzi come Chiesa e Scamacca, che possono segnare in qualsiasi momento. Spero in una squadra frizzante. Ha l’età giusta per la spensieratezze e nello stesso tempo non ha ancora l’età per pensare troppo".
Le favorite?
"Soprattutto Francia e Inghilterra, ma anche il Portogallo: sono le mie tre favorite. Le altre sono appena dietro di loro: la Germania gioca in casa e la Spagna forse non è più nel periodo d’oro di dieci o quindici anni fa, però è ancora forte. Non abbiamo un numero 9 implacabile? Lo si diceva tre anni fa, anche se avevamo Immobile. Vediamo come si comporta Scamacca, che ha vinto l'Europa League con l’Atalanta. Non bisogna caricarlo di troppe responsabilità, ma ha avuto tre o quattro mesi molto buoni. E ci sono anche Chiesa e Retegui. Comunque non siamo l’unica squadra con questa teorica incertezza".
La scelta di lasciare il calcio?
"Se fosse stato per me, avrei giocato fino a 50 o 60 anni. Ma quando ho cominciato a sentire che non ero più fisicamente in grado di farlo, ho deciso di lasciare la Juventus e di andare in America. Avrei potuto continuare ancora, ma ho così tanti progetti in testa che era arrivato il momento di lasciare. Forse, nella Germania, Nagelsmann avrebbe potuto convocare Hummels: ci sono partite in cui serve un po’ più di esperienza in campo e lui è uno che, con Boateng e Mertesacker, ha fatto la storia della nazionale tedesca. Oggi il migliore della Germania è Gündogan, insieme a Kroos: danno molte garanzie nel palleggio".
Del Portogallo cosa pensa?
"Il Portogallo ha campioni come Bernardo Silva, Bruno Fernandes, Ruben Dias e naturalmente Cristiano Ronaldo. Anche se non è più lo stesso dei Mondiali, resta un giocatore magico. Ho giocato con lui per tre anni. Era un buon compagno di squadra, molto rispettoso. È molto difficile giocare contro di lui, sa colpire come un serpente. E con il nuovo ct Roberto Martinez, è come se ai portoghesi fosse stato iniettato un nuovo elisir".
La Francia è la grande favorita?
"Soprattutto grazie a Mbappé. Attualmente è il miglior giocatore del mondo, senza alcun dubbio. È pronto a prendere il trono di Cristiano e Messi. Da anni io apprezzo anche Griezmann. Loro due sono eccezionali, ma i francesi sono molto forti in tutte le posizioni. Personalmente ho un buon rapporto con Deschamps, che è stato il mio allenatore alla Juventus. È l’uomo giusto per gestire tutte queste personalità".