IL TERZO TEMPO - E' tornata la vecchia Juve? L'entusiasmo può fare miracoli. 250 volte Allegri, nel giorno dell'addio a Carlo Mazzone

Una rondine non fa primavera, ma è l'inizio che ci voleva. Ritrovare Chiesa ed il pubblico per una stagione da protagonisti. Un pensiero per Carlo Mazzone.
21.08.2023 22:02 di  Luigi Risucci   vedi letture
IL TERZO TEMPO - E' tornata la vecchia Juve? L'entusiasmo può fare miracoli. 250 volte Allegri, nel giorno dell'addio a Carlo Mazzone
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È nata una nuova Juventus? Troppo presto per dirlo, dopo soli novanta minuti, ma la sensazione che ci sia qualcosa di diverso ad animare l’ambiente e le teste dei bianconeri è netta.

Atteggiamento, mentalità, applicazione: tutto quello che nella passata stagione non si è mai visto, a parte qualche saltuario buon esercizio difensivo. L’approccio alla gara, feroce, ha annichilito un’Udinese apparsa poca cosa al cospetto di Madama, al netto di qualche accenno di reazione nella ripresa.

L’impressione è stata poi rafforzata dalle dichiarazioni dei protagonisti nel post-partita. Alla Continassa si schiuma rabbia ad ogni contrasto, il gruppo è determinato a riconquistare quanto ingiustamente la (in)giustizia sportiva gli ha sottratto. È la sensazione dei vecchi (Chiesa) e dei nuovi: Cambiaso a precisa domanda ha risposto di aver avvertito sensibilmente la tensione rabbiosa che avvolge il centro sportivo torinese. Una rabbia, mi si perdoni l’ossimoro, “razionale”. Una determinazione feroce ma incanalata nei giusti binari, all’inseguimento dell’unica cosa che conta e che ha sempre contato da quelle parti.

A proposito dell’esterno ex Bologna. Prestazione sublime per personalità ed intelligenza tattica, impreziosita dall’assist morbidissimo per il tris di Rabiot. L’interpretazione del ruolo di esterno più moderna che il calcio attuale possa offrire, con tagli interni, incursioni da mezz’ala e tanto spazio liberato per le sgroppate di Chiesa. Un inizio coi fiocchi, sorprendente solo per chi non conosceva il talento di questo ragazzo educato e posato, e che potrebbe davvero aprire le porte all’uscita di Kostic, se si vorrà puntare su Iling Jr. sulla corsia mancina.

Quella di ieri è stata la vittoria numero 250 sulla panchina della Juventus per Massimiliano Allegri. Dato numerico impressionante, che lo lancia all’inseguimento del recordman Trapattoni (319) e condito (finalmente) da un bel riconoscimento da parte della curva. Allegri ha confermato di aver ricevuto una proposta monstre dall’Arabia Saudita, ma di averla declinata perché si sente in dovere di restituire alla Signora quanto quest’ultima le ha dato in oltre sette anni di connubio. Si diceva in apertura che una rondine non fa primavera. Ci vorranno ben altri banchi di prova per testare questa nuova Juventus. “Nuova” solo rispetto agli ultimi due anni, perché non dimentichiamo come lo spirito, la grinta e la ferocia agonistica abbiano sempre fatto parte del DNA delle zebre. Per gli smemorati, vedasi alla voce Juventus di Conte.

Ciò che è balzato all’occhio è stato l’atteggiamento mentale che si è tradotto in un diverso modo di stare in campo: non più una squadra asserragliata dalla sua trequarti in giù ad attendere l'avversario, ma una squadra alta, propositiva, aggressiva nel pressing sul portatore di palla avversario. Il gol di Chiesa è stato l'esempio pratico di come questa strategia abbia funzionato.

Velocità e verticalità, che hanno fatto dimenticare gli sbadigli che accompagnavano ad ogni uscita la compagine allegriana nella passata stagione. Sbadigli del pubblico ma anche degli interpreti in campo, sopraffatti dalla noia di dover andare costantemente in orizzontale. La squadra ha mostrato soprattutto la gioia di sentirsi un gruppo coeso, con l'entusiasmo di cominciare una nuova avventura e le premesse diverse da quelle passate. La felicità di avere nuovi orizzonti nuovi da esplorare. Il ritrovato entusiasmo dovrà essere l’ingrediente principale per riconquistare il pubblico, altro ingranaggio fondamentale mancato nelle ultime infelici annate. Con tanta coinvolgente fiducia, ritrovare uno Stadium-fortino potrà essere il vero fattore della stagione.

È stata la domenica dell’addio a Carlo Mazzone. Uomo e allenatore straordinario, recordman di panchine in Serie A e autore di imprese eroiche nelle province italiane. Simpatia travolgente e competenza sfrontata, ha conquistato trasversalmente la stima di tutti gli amanti di questo sport. Scoprì il talento cristallino di Totti ed inventò Pirlo regista ben prima di Ancelotti. Guardiola, richiamato dal suo appeal, fece grandi passi verso la sua straordinaria carriera studiandone la tattica a Brescia. Sempre al Rigamonti svezzò Luca Toni e fece rifiorire il talento di Baggio che firmò (caso più unico che raro) un contratto con le Rondinelle che legava la sua permanenza a quella dell’allenatore. Un personaggio per bene, simbolo e icona di un calcio d’altri tempi. Mancherà a tutti noi.