Sotto la lente - Il pallone secondo Lotito

19.09.2014 00:59 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Il pallone secondo Lotito
TuttoJuve.com
© foto di Federico Gaetano

"Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa continuare a dirlo"
Questa frase, erroneamente attribuita a Voltaire, andrebbe stampata sul display di tutti i cellulari che il vulcanico 'dimmi Claudio' (citazione questa sì autentica, made in Beretta) maneggia freneticamente.
Già perché l'aspirante divo Claudio ha il malvezzo di tappare la bocca a chiunque dica qualcosa che non gli aggrada e questo non giova certo all'immagine di un personaggio che già di per sé non sprizza simpatia da nessun poro, con quell'abitudine di esibirsi e nel contempo nascondersi col suo latinorum alla vaccinara.
Numerosi gli esempi. Da un giocatore come De Rossi che per aver stigmatizzato la frase di Tavecchio sui mangiabanane si beccò un "Ah, beh, allora qui si rovescia il mondo! Ora parla pure De Rossi! I dipendenti dovrebbero fare i dipendenti, no?", muti e zitti, parla il padrone della ferriera.
Fino all'ad bianconero Giuseppe Marotta che per aver denunciato il pericolo di un Lotito iperpotente e strabordante si è sentito altezzosamente ribattere: "!o parlo solo con i pari grado, cioè con Agnelli. Io  parlo con i miei omologhi: mi interessa quello che dice Agnelli che è il presidente e rappresenta la proprietà.

Marotta è un ad e si occupa di gestione, le linee politiche le traccia il presidente".
E lui di tracciar linee è esperto se è vero come è vero che ha tracciato una rigaccia nera sulle seconde squadre che nel verbale dell'Assemblea di A del 24 luglio comparivano, a fianco della multiproprietà che batte nel cuore di Lotito (poi capiremo il perché), come modalità atta a valorizzare i giovani,  sponsorizzate da diversi club tra cui la Juventus.
Di quel verbale si persero le tracce: però nel primo consiglio  federale Claudio Lotito, in rappresentanza dei club della serie A, portava come unica proposta la multiproprietà; le seconde squadre si erano dissolte nell'aria insieme al verbale. Verbale che è riaffiorato in questi giorni sui media allo scoppio della polemica esplosa tra Marotta e Lotito.
Perché Lotito è un accanito fan della multiproprietà: già possiede anche la Salernitana, che mantiene, in barba alle NOIF, in virtù di un codicillo fatto inserire, praticamente ad personam, nel luglio 2013 (quando, in base alla normativa, avrebbe dovuto disfarsi della Salernitana, militante in Lega Pro) e i suoi appetiti probabilmente non si fermano lì (fu a un passo, si disse nel luglio 2013, anche dal Campobasso).
La foglia di fico dietro cui si nascondono i sostenitori della multiproprietà è la difesa dei campanili, presentati, o meglio gabellati, come 'tante piccole realtà che meritano di far parte del mondo del calcio', in realtà uno strumento che si presta alla gestione lobbistica del mondo del calcio, con presidenti che metteranno piede nelle assemblee di più Leghe; e nei campanili potrebbero aprirsi delle crepe, visto che non vi sarebbe interesse a farli crescere, e dunque a spostarli dalla categoria, pena il rischio di essere 'costretti' a cederli. Ma il guasto peggiore riguarderebbe proprio l'intento primario, cioè quello relativo alla valorizzazione dei giovani, perché, anziché essere una palestra e una vetrina nella quale possano dimostrare il loro valore i giovani trascurati dalle prime squadre, queste succursali rischiano di diventare altrettanti cimiteri degli elefanti, in pratica discariche in cui scaricare giocatori indesiderati dalla casa madre.
La multiproprietà rappresenta dunque la vittoria della politica (anche per eventuali agganci extracalcistici) sugli interessi del calcio; ma, visto lo spettacolo offerto da anni da Lega e Figc, con quell'andazzo che, trascinato dalla lurida marea nera di Calciopoli, ha portato il nostro calcio in quell'anticamera dell'inferno in cui si trova, sia sportivamente che economicamente, non ci poteva attendere nulla di diverso.