Passerini (Corsera): "Il Milan ha il dovere di chiudere a testa altissima il campionato, a partire dalla Juve"

25.04.2024 16:30 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
Passerini (Corsera): "Il Milan ha il dovere di chiudere a testa altissima il campionato, a partire dalla Juve"
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In tre settimane sono crollate tutte le certezze del Milan, dall'eliminazione in Eurppa League al sesto ko consecutivo nel derby che ha consegnato lo scudetto all'Inter. Il Milan post-derby deve già pensare al 2024/25, ricostruire dalle macerie. E lo farà quasi certamente senza Stefano Pioli. Ne abbiamo parlato col collega del Corriere della Sera, Carlos Passerini. Ecco le sue parole in esclusiva a MilanNews.it

Carlos Passerini, la sconfitta nel derby assieme all'eliminazione dall'Europa League per mano della Roma porta a una riflessione: il ciclo di Stefano Pioli sta volgendo al termine. Con un finale amaro
"Di sicuro un finale di stagione molto deludente, è innegabile. Spiace perché se Pioli se ne andrà, come sembra ormai abbastanza probabile, avrebbe meritato un finale diverso per tutto quello che ha fatto in questi quattro anni e mezzo. Ma così è il calcio, non sempre hai il lieto fine. Contano i risultati". 

Restano da giocare cinque partite dove anche la componente delle motivazioni sarà complicata da tirar fuori
"Proprio perché mancano cinque partite Pioli ha il dovere di chiudere a testa altissima questo campionato. A partire da sabato con la Juve lui e anche i giocatori hanno il dovere di provare a chiudere almeno a testa alta. Detto questo non sarà questo finale di stagione che darà una collocazione diversa alle cose".

Pioli è inevitabilmente il capro espiatorio. Ma qual è la percentuale di colpa dei giocatori?
"Quando c'è un fallimento non ha mai un solo colpevole. Quando ci sono cadute così fragorose la colpa non è mai solo di una persona ma deve essere condivisa fra tanti interpreti. I giocatori non sono esenti: mi aspettavo di più da Leao, da Théo, da Pulisic che ha comunque fatto una grande stagione ma nel finale è calato. Da Maignan, da Loftus-Cheek.I big sono andati al tappeto insieme al Milan. Anche da parte loro è doveroso un finale d'orgoglio con un guizzo che non servirà a cambiare l'opinione del giudizio complessivo della stagione ma è quello che bisogna fare a tutti i costi per chiudere nel miglior modo possibile".

Sei sconfitte consecutive nel derby. I giocatori sottovalutano il peso specifico della partita? Oppure, dati anche i gol incassati costantemente nei primi minuti, si è creata una sorta di paura di perdere che porta a perdere?
"C'è un po' di tutto. C'è un po' di paura di perdere che poi ti 'aiuta' a perdere. Al Milan di sicuro manca un po' d'identità: il fatto che quest'anno fosse una squadra nuova e la mancanza di qualche giocatore italiano che in questo senso aiuta a percepire il senso profondo di un derby. Avere tanti stranieri magari non ti aiuta a capire cosa significhi questa partita, ma alla base di tutto c'è l'Inter che è nettamente più forte e ha vinto lo scudetto meritatamente".

Cardinale parla di un Milan che deve essere vincente e restare vincente. I nomi che circolano per la panchina sembrano essere indirizzati più verso un progetto più di costruzione
"Il progetto del Milan è molto chiaro in realtà, ossia coniugare risultati sportivi con quelli aziendali. Non ha fatto mistero il club di giocare una partita doppia. L'ho detto più volte, nel calcio nel medio-lungo termine non puoi ottenere dei risultati in un senso se non li ottieni nell'altro. Purtroppo non è i calcio di 20 anni fa, dei mecenati che sostenevano i club per divertimento. Ora è una cosa diversa, riuscire a coniugare il risultato sportivo e aziendale è difficile ma a volte bisogna guardare il lato positivo. Anche se ora è difficile, perché il crollo è stato fragoroso ed è giusto che tutti si prendano le proprie responsabilità. In questi anni il Milan è cresciuto, non è dove stava 10 anni fa. Oggi è una squadra che sa vincere in Europa, che ha vinto un titolo. Certo, il percorso non è completato". 

In base ai parametri di RedBird, qual è il profilo ideale per la panchina del Milan?
"Questa settimana è decisiva secondo me per avviare il discorso. Il profilo è molto chiaro: il Milan non ha un nome, ma un identikit ed è già qualcosa. Deve avere idee chiare, dev'essere un allenatore dal profilo internazionale, innovativo, anche giovane e compatibile con il progetto aziendale del Milan. Certo è che questa scelta non si può sbagliare". 

I tifosi vogliono Conte
"Si è parlato spesso di lui. Il nome colpisce, sa di garanzia ma non è l'allenatore giusto per questa idea di Milan"

In sede di mercato cosa ti aspetti?
"Come ha detto Furlani l'obiettivo era ed è vincere e provare a vincere. Io credo che l'idea sia quella. Il piano del Milan non è partecipare, ma vincere. Ma per essere competitivi considerando che l'Inter è nettamente più forte di tutti servirà rinforzarsi e non poco. Non dico rifare la campagna acquisti dell'anno scorso, ma sicuramente servirà molto: il centravanti, un centrocampista vero che faccia le due fasi e un difensore. E servirà un allenatore". 

Da uno a dieci, che giudizio dai al percorso di Stefano Pioli?
"Estremamente positivo, largamente sufficiente. Direi tra il 7 e il 7.5. Ricordiamoci che in questi anni il Milan è tornato in Champions, ha raggiunto una semifinale e ha vinto lo scudetto. Dall'altra parte ha perso 6 derby consecutivi, contro l'Inter non è mai riuscito ad essere competitivo nell'ultimo anno e mezzo e ciò ha un peso enorme. Ma non al punto da dare un voto complessivo insufficiente a un allenatore che ha portato il Milan ad essere campione d'Italia dopo 11 anni. Per il suo atteggiamento, la sua signorilità, avrebbe meritato un finale all'altezza della storia".