C'è chi soffre e chi fa risultato. Il 3-5-2 non è un nemico, il San Paolo può essere un test per il Camp Nou. Juve-Allegri, avanti insieme: giusto così

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
04.04.2017 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
C'è chi soffre e chi fa risultato. Il 3-5-2 non è un nemico, il San Paolo può essere un test per il Camp Nou. Juve-Allegri, avanti insieme: giusto così


Il calcio è semplice, ha detto una volta Lineker: 22 giocatori si affrontano per 90 minuti e alla fine vincono i tedeschi. Parlava di mondiali, però, dove o vinci o perdi. Il campionato, invece, è quasi uno sport diverso: se vinci vai avanti, chiaro. Ma cercare un buon pareggio spesso è più utile di inseguire una pericolosa vittoria. Chi dice che la Juve vista al San Paolo non è piaciuta, forse dice una cosa giusta, ma fa anche un torto al Napoli. In ottica bianconera, temevo la serata di domenica: i ragazzi di Sarri giocano il calcio più divertente e propositivo d'Italia, con una vittoria potevano riaprire il campionato, per sé stessi e per la Roma. L'obiettivo di Allegri, viceversa, era chiaro: con due gare decisive all'orizzonte, tre se arriviamo al 19 aprile, più la Roma all'Olimpico nel finale di campionato, non bisognava perdere. Non schieri Lemina esterno se vuoi vincere: la formazione iniziale, al netto dell'avvio in discesa col gol di Khedira, era un manifesto programmatico. Prove generali della semifinale di ritorno di mercoledì? Non proprio.


Domenica, la Juve non voleva perdere e il Napoli voleva vincere, ma non poteva permettersi di perdere. Gli azzurri hanno attaccato, ma, al netto del palo esterno di Mertens, i bianconeri hanno tenuto seguendo il piano del tecnico livornese. In Coppa Italia sarà tutt'altra partita: al Napoli servirà a tutti i costi una vittoria e anche larga, attaccherà dall'inizio alla fine. E anche Milik dal primo minuto può essere un problema. Servirà una partita attenta, molto più attenta rispetto a quella di campionato. Se di prove generali vogliamo parlare, al massimo può esserlo per il ritorno del Camp Nou. Prima, però, c'è da battere allo Stadium il Barcellona. E quella sarà tutta un'altra storia.


Un'altra storia, per certi versi, può essere anche la Juve in campo. Col 4-2-3-1, o la sua versione più difensiva vista a Napoli, Allegri ha trovato costanza di prestazione e di risultati. Però, come non doveva essere un mantra intoccabile il 3-5-2, non deve diventarlo neanche il nuovo modulo. Il 3-5-2 di cui sopra, per capirsi, non è un nemico assoluto. Come non lo è un eventuale 4-3-1-2 con Pjanic alle spalle della coppia d'attacco. Sono soluzioni alternative per una squadra votata alla flessibilità: il camaleonte di cui si è già parlato in passato può essere l'arma in più di questa squadra. Anche perché il "l'avevo detto" è antipatico da dire, ma da queste parti si sera scritto che le soluzioni in fase offensiva erano limitate, l'unico vero rischio. L'infortunio di Pjaca è un accidente che lo testimonia, ma la rosa ha una sola via per poterlo assorbire: che si varino le soluzioni. In attacco e anche in difesa: davanti si potrebbero stancare, dietro Asamoah non sarà mai un terzino sinistro ma può essere più utile come alternativa a centrocampo.


Salutiamoci col rinnovo di Massimiliano Allegri. Che è la scelta giusta per entrambe le parti: per la Juve, che in giro non potrebbe trovare di meglio. Per Allegri, perché l'Arsenal non vale questa Juve. La fumata bianca dopo il doppio confronto di Champions, però, non è un caso: il terreno continentale è il banco di prova per squadra e società. Andrà percorso al meglio, anche al di là del risultato.