TI "PORTO" A SOGNARE

20.02.2017 15:50 di  Caterina Baffoni   vedi letture
TI "PORTO" A SOGNARE
TuttoJuve.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Col nuovo assetto tattico, Madama si è mostrata non solo spietata in avanti, col duo argentino in HD vero e proprio spauracchio di ogni difesa supportato dal sacrificio e dalla grande mole organizzativa di Mandzukic, ma anche solida e concisa in fare difensiva (tralasciando l'errore di distrazione all'ultimo minuti contro il Palermo a Torino che tanto ha fatto infuriare capitan Gigi).
L’importanza di chiamarsi Juventus in Italia deve risuonare come un forte eco anche in Europa: una lotta continua, uno stato mentale da confermare in ogni momento di ogni singola partita europea, ed è per questo motivo che la squadra e qualche suo interprete, inebriati dalle lodi o da megalomanie da primi della classe in Italia, spesso scendono in campo in Champions con i nervi un pò troppo "tesi" pensando a una formalità da sbrigare senza troppa fatica, dando vita a elementi di imprevedibilità definiti per lo più come “errori tecnici”, dovuti più per un'ansia da prestazione che non per proprie mancanze o defezioni tattiche.
A prescindere da questo è ormai chiaro a tutti, già ben prima dei sorteggi, che il sistema di gioco utilizzato da molte partite oramai a questa parte fosse un trio schierato in avanti per esaltarne la qualità offensiva in modo tale che il suo svolgimento pratico possa garantire la solidità che in passato sembrava nascere da un vestito cucito addosso agli interpreti  come poteva essere il celebre 3-5-2 Contiano. Un pò troppo forzato ad ogni costo.
L’inversione di tendenza, a detta di tutti, nasce da un’unica esigenza: la necessità. Occorre adattarsi ai cambiamenti di gioco in base ai giocatori e non al contrario. È vero, col tridente viene richiesto un sacrificio extra ai più offensivi, ma così si va consolidando sempre più il concetto fondamentale di "squadra", che in Europa è determinante.
Per troppo tempo la squadra ha continuato a giocare il solito calcio ma ha gradualmente perso di vista l’attenzione e l’intensità nei movimenti fondamentali fino al punto da diventare troppo piatta e prevedibile col vecchio modulo, con una tendenza esagerata al passaggio in orizzontale che alla fine riduceva completamente la possibilità di generare superiorità dietro le linee di pressione avversarie, ma soprattutto vedeva gente come Mandzukic o Cuadrado accomodarsi sempre in panchina. Entrambi i giocatori che, guarda caso, hanno risolto partite molto complesse come quelle contro il Lione e il Siviglia. Tutte europee.
Una volta ammesso il dubbio alimentando e nutrendo la conoscenza della squadra, si è riconosciuto grazie al nuovo assetto la complessità della situazione per riuscire a potenziare le risorse attuali, realizzando eventualmente quelle potenziali e rendendo il giocatore protagonista di questo processo di apprendimento anche svolgendo un ruolo diverso, indipendentemente da chi smista la palla in rete.

Non è un caso se tutti e tre gli attaccanti si ritrovino a fare gli straordinari durante il match, eppure questo ne alimenta la propria fiducia in se stessi, perchè se si è bravi anche in quello per cui non si è portati naturalmente a fare, è indice di grande maturità. Qualunque esso sia l'avversario di turno a dover affrontare. Un atteggiamento del genere dovrebbe essere tale anche contro il Porto, per garantire serenità e consapevolezza delle proprie potenzialità. Consapevoli, per l'appunto, di potersela giocare fino in fondo. Fino alla fine.