TASTIERA VELENOSA - ANCHE BERARDI SA CHE HA SBAGLIATO, INUTILE CALCARE LA MANO

Da ieri sera molti media hanno deciso di attaccare incondizionatamente Domenico Berardi, il giovane talento italiano del Sassuolo che ha chiaramente sbagliato a reagire contro un avversario nella gara con il Genoa. Chiaramente non è la prima volta che succede e Berardi se vorrà diventare un campione di altissimo livello dovrà imparare a limitare certe reazioni. Del resto i grandi giocatori devono avere continuità di prestazioni e soprattutto saper prendere i falli senza reagire.

Non va però calcata la mano come stanno facendo alcuni media sul giovane talento italiano ed il linciaggio mediatico di questi giorni non ha francamente molto senso e rischia di danneggiare il giocatore stesso che è uno dei migliori giovani sia per il futuro della Juventus che della Nazionale stessa. Rischiare di appiccicargli addosso un'etichetta non lo aiuta e sicuramente non si fa il suo bene con questa campagna mediatica finalizzata solo a danneggiare la sua immagine.

Non è il primo giocatore di classe che reagisce a provocazioni e falli, prima di lui in passato ricordiamo ad esempio Zidane in un match contro l'Amburgo o con lo stesso Materazzi in finale che reagì in malo modo ad un intervento avversario. Lo stesso possiamo dire di Ibrahimovic, da Cordoba ad Aronica le sue reazioni sono celebri. Tutti campioni che sicuramente non sono meno bravi perchè tendono a farsi giustizia da soli. Berardi è solo all'inizio di una carriera che può essere grandiosa, gli consigliamo di imparare, se possibile a pensare di più prima di reagire, di lasciare l'istinto libero solo quando ha il pallone tra i piedi e di allontanarsi subito dagli avversari dopo che ha subito un fallo. Non è facile, ma se vuole diventare un top e raggiungere una squadra di prima fascia certi atteggiamenti deve abbandonarli, in caso contrario sarà difficile per lui arrivare ma soprattutto rimanere in una formazione di vertice, del resto certi comportamenti a Sassuolo possono anche essere scusati una volta, a Torino non lo sarebbero.

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