Sotto la lente - Guarda caso...

18.04.2014 00:15 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Guarda caso...
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© foto di Micri Comunication

Conte un po' vittimista lo è.  Qualche volta si era parlato dei diffidati ammoniti, guarda caso,  proprio lui che è un ex giocatore di quella Juventus contro  la quale, guarda caso, spesso venivano ammoniti quei giocatori che avrebbero giocato contro di lei".
Queste cosa tu l'hai sdoganata proprio, che a quei tempi ci fosse un disegno...
"E' venuto fuori dalle inchieste che, guarda caso, molti giocatori che erano diffidati e dovevano affrontare la settimana dopo la Juventus di Moggi e Giraudo spesso questi giocatori venivano ammoniti".
 
E' inutile, non se ne esce.
Tutte le verità vere, non i dogmi di fede calciopolara, ma le risultanze dimostrate con anni e anni di indagini che hanno ribaltato gli assunti dogmatici delle informative del 2006, non trovano diritto di cittadinanza.
E le vuote ciance che solo il sentimento popolare poteva  spacciare come credibili vengono riesumate, puntualmente, a dogni piè sospinto, soprattutto ora che la Juve sta dimostrando di essere tornata, nei risultati se non ancora nel valore assoluto della rosa, quella della Triade.
 
Hai voglia a dire che una delle partite ritenute esemplari per questa 'dottrina', la famosa Udinese-Brescia, che precedeva la gara tra i friulani e l'Udinese (oltre ad essere mediaticamente gravata dal peccato originale che la frase più incriminata 'se l'arbitro, Dattilo, è un po' sveglio, dimezza l'Udinese' non fu pronunciata, guarda caso, come diffuso in prima battuta dalla rosea Gazzetta con tante carezze al sentimento popolare, prima della gara, con significato intenzionale, ma dopo, a livello di commento di quanto accaduto), non produsse nessuna squalifica degli ammoniti (Pinzi, Muntari e Di Michele) che, non essendo in diffida, furono regolarmente a disposizione dell'allenatore per la gara contro i bianconeri; ne rimase escluso solo Jankulovski, che venne espulso, inevitabilmente, per aver colpito un avversario con un pugno (situazione segnalata al direttore di gara dall'assistente Camerota). La cosa più comica è che nelle motivazioni del secondo grado i giudici ribadiscono e puntellano ulteriormente la teoria, addirittura  e paradossalmente, guarda caso, sostenendo che "l'espulsione del solo calciatore Jankulovski contrasta con la quasi rissa avvenuta in campo e che richiedeva un'eguale sanzione anche per altri calciatori". Figuriamoci se davvero Dattilo avesse espulso anche altri giocatori,  facendo loro saltare la partita con la Juve: guarda caso, dimezzando l'Udinese.
Ma, guarda caso, Dattilo colse solo il suggerimento del suo assistente e non dimezzò l'Udinese. Bel sodale, non c'è dubbio.
 
Per citare solo un esempio: perché poi bisognerebbe vedere di cosa davvero si fossero resi responsabili tutti questi giocatori, cosa che nessuno si è mai degnato di verificare: non interessava, si badava 'solo a correr dietro ai misfatti di Moggi' (cit.

Casoria).
Perché lunedì Rizzoli, guarda caso, ha ammonito, seppur con una certa generosità, Bonucci e Lichtsteiner, che salteranno il Bologna. E' sufficiente questo per dire che Rizzoli che, guarda caso, appartiene alla sezione AIA di Bologna, ha inteso favorire la squadra emiliana, prossimo avversario dei bianconeri e in lotta disperata per la salvezza? Senz'altro NO.
 
E, ora come allora, guarda caso, sono i media che, avendo tutti fatto propria quella che per prima la rosea Gazzetta si diede come mission in quei tempi bui, non cessano di impegnarsi "per orientare l’opinione pubblica"; perché adesso urge una nuova calciopoli: la Juve si avvia alla conquista del terzo  scudetto consecutivo e Petrucci ci ha ben spiegato che  non esiste una Federazione che possa trarre giovamento dal dominio di una sola squadra per molti anni, la gente si allontana (ma non sarà per gli stadi fatiscenti e per lo spettacolo spesso di quart'ordine offerto dal nostro calcio, in campo e fuori?).
E il vate Crosetti (che senz'altro è in buona compagnia, al suo fianco lotteranno gli anti-juventini alla Liguori e gli juventini-anti alla Travaglio) non si fa certo pregare. Lui, guarda caso, era già in prima linea nel maggio 2006, prima di qualsivoglia sentenza, quando descriveva su 'Repubblica' "lo stile untuoso e falsamente bonario di Luciano Moggi, la sua pletora di adulatori e servi, la sua strampalata corte dei miracoli dove c'era posto per fornai, cuochi, designatori, arbitri, procuratori, tassisti, giornalisti. Una combriccola casereccia come una trattoria e globalizzata come una holding, ma ancora peggio di Moggi è il moggismo: ha permesso e favorito la creazione della Gea, una mostruosità monopolista, con i figli complici di genitori illustri per ogni sorta di pressione, ricatto e violenza, che poi è la parola usata nel capo d'imputazione".
Ma poi, guarda caso, per la Gea è arrivata l'assoluzione: ci son voluti anni, ma la verità ha vinto.
 
Succederà anche per calciopoli, non può essere diversamente: anche se nessuna sentenza potrà mai restituire a tante persone le loro vite sconquassate né potrà mai riscrivere la storia di un lustro di calcio di cartone, il popolo del web.
Succederà, intendo, anche nelle sentenze, perché nel mondo dell'informazione, ha già vinto: dico e sottolineo e informazione, non chiacchiere di chi, chissà per quali misteriose vie, arriva oggi a scrivere sulla carta stampata (a scrivere giornali e giornalisti proprio non ci riesco più: a tal punto la razza è in via di estinzione) autodeputatasi a orientare l'opinione pubblica; e nemmeno ciance di opinionisti, anche loro con una visibilità sproporzionata e dovuta probabilmente al fatto che sanno attaccare l'asino dove vuole il padrone.
Ma l'informazione oggi corre sul web, sui siti e sui blog come sui social network: certo anche qui distinguere l'erba dal loglio non è certo impresa agevole, soprattutto in una società le cui capacità critiche sono state spesso atrofizzate da decenni di propaganda a 360°, a tutti i livelli.
Ma non c'è altra strada, bisogna provarci.
 
Per intanto, nella vicenda che chiamava in causa Maurizio Crosetti, ha vinto il web: quel web che nei suoi molteplici rigagnoli  ha stanato Crosetti il quale mercoledì sera, ha telefonato a Forza Juve, la trasmissione che Marco Venditti conduce su Rete 7, per chiarire che lui in realtà intendeva soprattutto dire che Conte aveva esagerato lamentandosi per le ammonizioni comminate a Bonucci e Lichtesteiner (entrambi, guarda caso, diffidati), concludendo con un "se ho detto male queste cose mi dispiace e mi scuso".
Ciò non gli ha evitato l'ineludibile reprimenda di Moggi per la sua aprioristica condanna datata 2006: perché i media, seguendo la strada tracciata dagli inquirenti e seguita dai collegi giudicanti, nelle loro teste portano ancora marchiata a fuoco l'impronta iniziale, quella impressa dal sentimento popolare e con un mostro predefinito, Moggi appunto.
Ma l'averci almeno messo la faccia e le scuse (tra tanti che pugnalano alle spalle e si nascondono nell'ombra complice), va, per questa volta, a favore di Crosetti.
Senza la mobilitazione del web, guarda caso, non sarebbe accaduto.