Favole dall'isola che non c'è: hanno ragione loro, la Juve vince grazie agli arbitri. Bravo Montella, un consiglio a Donnarumma. Marchisio l'arma in più, col Porto uno spettacolo

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
14.03.2017 00:30 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Favole dall'isola che non c'è: hanno ragione loro, la Juve vince grazie agli arbitri. Bravo Montella, un consiglio a Donnarumma. Marchisio l'arma in più, col Porto uno spettacolo

Spogliatoi sfregiati, tre settimane di polemiche ininterrotte, lo spettro di presunti favoritismi che ritorna ad aleggiare. La scia polemica inaugurata dalla partita con l'Inter, proseguita "grazie" alla sfida di Coppa Italia col Napoli, ha trovato il suo climax nella partita contro il Milan. Arrabbiarsi per un rigore all'ultimo secondo ci sta, è comprensibile, è umano. Un po' meno comprensibile è il codazzo polemico che ha fatto seguito alle decisioni (giuste) di Massa negli ultimi minuti della gara dello Stadium. A partire da quelle scritte negli spogliatoi, su cui non è neanche il caso di soffermarsi, ma che non fanno onore alla storia dei rossoneri. "Saremo tutti pazzi", dice il buon Sarri, che in campo ha idee geniali ma non è sempre felice quando parla di altro. No, non sono pazzi: hanno ragione loro.

Hanno ragione loro: la Juve ha costruito sei anni di dominio domestico su ruberie e sudditanza psicologica. Ha azzerato le speranze delle avversarie grazie agli occasionali favorini della domenica. Mica lavorando in maniera oculata, indovinando prima Conte e poi Allegri. Prendendo gratis Pirlo, Pogba e Khedira, a due spiccioli Vidal, Barzagli e Tevez. No, la crescita costante, a livello tecnico e societario, non c'entra. Neanche lo stadio di proprietà, per il quale i bianconeri hanno iniziato a lavorare vent'anni prima degli altri. È tutto merito degli arbitri, onnipotenti e sempre a favore della Juve. È questa la retorica, il sillogismo finale delle polemiche di queste settimane. Costruite un po' sul nulla, perché se poi si scende nel dettaglio si va a notare che forse le cose stanno in maniera diversa. Che le decisioni contestate sono nella maggior parte dei casi corrette o al limite nella zona grigia della discrezione arbitrale. Ed è questo il paradosso delle ultime polemiche, come hanno fatto notare sia Buffon che Allegri: sono basate, in fin dei conti, sul nulla.

Il potere logora chi non ce l'ha, diceva qualcuno. Tutto sta nel capire di che tipo di potere si tratti. Se le avversarie della Juve vogliono illudersi che vinca perché aiutata (non si sa perché), buon per loro: è un modo come un altro di chiudere gli occhi davanti alla realtà. Di distogliere l'attenzione da altri temi. È anche comprensibile, per chi insegue. Un po' meno, per chi commenta: il giornalista o l'opinionista tifoso, di per sé, non è un male. Lo diventa quando il suo essere di parte ne offusca l'obiettività. In maniera più o meno onesta, visto che spesso la polemica è dettata dalla necessità di vendere, più che da una reale convinzione nelle proprie tesi. È questo il calcio che vogliamo? È questo il calcio di chi lo ama? È una domanda da porsi, perché il nostro movimento sta scadendo ed è tenuto a galla quasi solo dalla Vecchia Signora. Se si vuole continuare a logorarlo in futili polemiche, anziché analizzare le vere ragioni per cui la Juve è venti passi avanti al resto del calcio italiano, buon divertimento.

Un plauso, da questo punto di vista, va a Vincenzo Montella. La sconfitta all'ultimo secondo rodeva anche lui, sarebbe strano il contrario. Però ha fatto quello che un allenatore responsabile dovrebbe fare: ha gettato acqua sulle polemiche, ha cercato di analizzare in maniera lucida le cose. Ne riparliamo tra qualche tempo, ma fosse lui il dopo Allegri (più avanti, finché si può avanti con il livornese, non ho alcun dubbio), non sarebbe affatto male. Meglio di Spalletti e di Sousa, per capirsi. Un piccolo consiglio, invece, per Gianluigi Donnarumma. È forte, ha il futuro del nostro calcio tra le mani, ma è anche giovane, giovanissimo. E non difende i pali della Sampierdarenese, se non se fosse accorto. Ma del Milan: una società che, per storia, blasone, potere mediatico e non solo, non è esattamente una piccola. Né più piccola della Juventus. "Loro", per il 99,9% degli altri calciatori, sei anche tu, caro Gigio.

Questo calcio brutto, polemico e riottoso toglie spazio a quel che di bello c'è in questo sport. Questa sera, allo Stadium, mi aspetto una partita bella, tirata. Da non sbagliare: in Portogallo la Juve ha costruito un vantaggio enorme, per certi aspetti anche superiore a quello che si era costruito il PSG col Barcellona. La qualificazione è un obbligo, inutile prendersi il giro. Il Porto dovrà attaccare e scoprirsi; difendere in casa per la Juve non ha molto senso, anche perché è più forte: la speranza, ma anche la convinzione, è di poter assistere a un bello spettacolo. Con Claudio Marchisio dal primo minuto, il titolo l'ha dato lo stesso Allegri. Il pieno recupero del principino può incidere in maniera decisiva sul finale di stagione dei bianconeri. Marchisio al 100% è un titolare fisso nel 4-2-3-1 al fianco di Khedira: un ruolo che consentirebbe di poter contare Pjanic nell'inevitabile avvicendarsi dei tre dietro l'unica punta. Può essere un modo intelligente di gestire le proprie risorse e poi vedere Marchisio in campo è quello che ogni tifoso bianconero vorrebbe. Come vorrebbe la vittoria: se ne freghino i giocatori degli sfregi negli spogliatoi, rileggano la massima di Boniperti. Vincere, in fin dei conti, è davvero l'unica cosa che conta.