DEL PI-EROICI! Bianconeri trascinati da un fuoriclasse, che non ha ancora deciso di diventare "monumento". Lo strapotere di una Juve dilagante, più forte del rischio della beffa

Giornalista con alle spalle 30 anni di carriera in Rai. Come telecronista, ha raccontato 6 Mondiali, 6 Europei e 3 titoli Europei dell'Italia Under 21. Unico, con Nicolò Carosio, ad avere partecipato a 2 Mondiali vinti dalla Nazionale azzurra.
12.04.2012 00:01 di  Carlo Nesti   vedi letture
DEL PI-EROICI! Bianconeri trascinati da un fuoriclasse, che non ha ancora deciso di diventare "monumento". Lo strapotere di una Juve dilagante, più forte del rischio della beffa
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Del Pi-eroici! Trascinati da un trentasettenne alla settecentesima partita in maglia bianconera, da un “monumento”, che non si decide a salire sul piedistallo, per restare ancora un fuoriclasse in carne e ossa, i ragazzi di Conte hanno offerto l’ennesima dimostrazione di strapotere mentale, prima che calcistico.

Possesso palla: 71% (lo stesso del Barca in Champions). Vantaggio territoriale: 81,26%. Tiri complessivi: 27 (contro i 7 degli avversari). E’ una Juv-entusiasmo in stato di perenne eccitazione, “dopata” da nient’altro, se non dal suo medesimo stadio, e da una irresistibile smania di risorgere dal fango di Calciopoli.

Anche dinanzi alla Lazio, la squadra non ha tradito un “modo di essere”: quello di chi è sempre ben superiore all’espressione numerica del risultato. Alla fine della frazione iniziale, nessuno avrebbe avuto da eccepire su un indiscutibile 4-0. Eppure, sono stati necessari 82 minuti per evitare la beffa.

Dopo il gol di Pepe, strameritato, era arrivato il pareggio di Mauri, sicché la strada, che doveva essere una comoda discesa, è diventata una salita pirenaica, aggravata dalla tensione della classifica, nuovamente determinata dal sorpasso milanista. Non vincere sarebbe apparso incredibile, ma poteva accadere.

Occorre distinguere fra l’andamento dei 2 tempi. Nel primo, la Juve è stata brillante e impetuosa, fresca come se fosse settembre. Ha costretto la Lazio, priva di 5 titolari, a una difesa “bassa”, animata dalle sue 3 “P”: pressing, possesso e profondità. Senza un Marchetti gigantesco, aiutato da Diakite, era goleada certa.

Nella ripresa, la formazione torinese, traumatizzata da un pareggio illogico, ha perso un po’ di velocità e lucidità, consentendo ai rivali di alzare il loro muro (4-5-1) 20 metri avanti. Conte ha cambiato, come nel suo stile, 2 punte su 3, e, infine, anche il modulo, dal 4-3-3 al 4-2-4. Le varianti lo hanno premiato.

Partendo da dietro, Lichtsteiner si è imposto su Candreva; Bonucci è stato spesso il primo playmaker; Pirlo ha inventato, nonostante il pedinamento di Mauri; Marchisio e Vidal hanno spinto come indemoniati; e Pepe si è accanito su Garrido. Prestazioni individuali all'insegna di autorevolezza e dedizione. 

Sicuramente avrebbero potuto essere più utili Vucinic, troppo confusionario al cospetto di Scaloni, e Quagliarella, privo della forza d'urto di Matri, ma umile nel calarsi nel ruolo di attaccante esterno. Ha provveduto Del Pi-eroe a sorprendere un Marchetti, che pareva insuperabile, mandando i tifosi in estasi.