L'IMBOSCATA - Allegri, Conte, Motta e un futuro da scrivere. Plusvalenze, quante iniquità. Un sistema che affossa solo una squadra e salva le altre. Il caso Covisoc, il ministro-mancato che vuole distruggere la Juve e il club "intoccabile"

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
10.05.2024 00:16 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Allegri, Conte, Motta e un futuro da scrivere. Plusvalenze, quante iniquità. Un sistema che affossa solo una squadra e salva le altre. Il caso Covisoc, il ministro-mancato che vuole distruggere la Juve e il club "intoccabile"
© foto di Andrea Bosco

Tre punti contro la Salernitana (già retrocessa) e l'impresa “allegriana” (qualificarsi per la prossima edizione della Champions) sarà realizzata. Si spera. La Juventus di Allegri è una squadra capace di tutto: anche di fallire in casa contro una Salernitana già condannata alla serie B. Sono duro con Allegri, ne sono consapevole. Ma non riesco a capire cosa sia accaduto a questa squadra che non sa più vincere. Allegri una spiegazione non l'ha mai fornita. Ora ha la possibilità di riscattarsi, non tanto per la qualificazione (e non tanto per una eventuale vittoria in Coppa Italia contro l'Atalanta) ma chiudendo il suo rapporto con la Juventus. Io detesto quanti lo attaccano per partito preso. Ma il suo tempo a Torino è terminato. Probabilmente non avrebbe dovuto tornare. Le storie “finite” è sempre complicato riaggiustarle. Lo dico io che sono uno “sponsor” di Antonio Conte per la successione di Allegri: non mancherebbero i pericoli in un eventuale ritorno del salentino. Questo deve essere chiaro.

Chi dopo Allegri? Vedremo. Non è detto sia Thiago Motta come da tempo si vocifera. L'importante sarà costruire una rosa in grado di affrontare una settantina di gare in stagione. Una enormità destinata ad incidere: per la Juventus e non solo per la Juventus. Certo che vedendo la qualità di club come il Real (favorito per la vittoria in quella che potrebbe essere la quindicesima coppa della sua storia) o del Bayern (sfortunato o scippato a Madrid da arbitro, assistente, Var e protocollo?) uno si dice: la Juve, la prossima stagione speriamo che se la cavi. Dovesse giocare oggi contro i blancos, contro Vinicius e soci sarebbe un massacro.

Altro da dire ci sarebbe. Ma a che pro? La Roma potrebbe finire nei guai. Ma non la Roma degli attuali proprietari, quanto la Roma di Pallotta: campa caballus, come spiegavano i tardo latini.

La Roma è solo un orpello, l'ultimo caso di una infinita serie di iniquità. Se non ti chiami Juventus, non ti fottono. Ma se ti chiami Juventus ti fottono anche per le volte nelle quali l'hai sfangata. È evidente che in un sistema “lurido” il più pulito (per dirla con il senatore Evangelisti) “ci abbia la rogna”. Nessuno escluso. Ma quando condannano la Juventus, lo fanno in modo cumulativo: sommano il presente, il passato e a volte persino il futuro. Per le altre c'è sempre un appiglio che le “salva”.

Mi concentrerei sulla indignazione del mondo dello sport (tutto) per il progetto governativo di costruire una agenzia indipendente che controlli i conti delle società di calcio al posto della Covisoc (i cui componenti sono nominati da Gravina Gabriele presidente Figc).

“Attentato all'autonomia dello sport” urlano dal mondo del calcio, da quello del basket (e fa niente che l'attuale presidente della federazione dei giganti sia lo stesso che a suo tempo, come presidente del Coni, istituì il famoso, inutile, velleitario, provocatorio “tavolo della pace”), dallo stesso Coni. Occhio, spiegano le gazzette, che Fifa e Uefa. Non gli importa che la Covisoc nei decenni abbia fatto “carne di porco” del buon senso, dell'etica, di tutto ciò che dovrebbe essere “sportivo”, facendo andare alla malora, per mancata vigilanza (che potrebbe essere stata anche deliberata) il calcio nazionale. Non hanno “vigilato”, ma devono continuare a farlo “loro”. Perché “loro” indirizzano, salvano, leniscono, sopiscono. Il calcio è un fatto economico. Molto spesso un fatto sociale. Se qualche società che non ha i conti in ordine e neppure i requisiti per partecipare gravita in realtà malandate del paese, serve un “lenimento” che solo il calcio, oppio dei poveri, può dare. La mia è spiccia sociologia. Ma credo “leggibile”. Certe “realtà” anche con le pezze al culo devono sopravvivere. Anche se “barano”.

L'agenzia indipendente risolverebbe tutti i mali? Non li risolverebbe. Infatti, se sacrosanto (a mio parere) appare il disegno del governo di istituire un organo di controllo indipendente che finalmente vigili su quanto la Covisoc ha evitato di fare, il pericolo è che il governo tra gli indipendenti “infili” gli “amici degli amici”. Non dimentico – digiamolo – che un alto esponente delle istituzioni ha confessato (pubblicamente) che il suo sogno sarebbe quello di fare il ministro dello sport, per “distruggere la Juventus”. Ben venga l'agenzia ipotizzata da Abodi: a patto che la selezione venga fatta con revisori non italiani. Tutti in Italia hanno una squadra del cuore. Anche se - sotto questo profilo - evitare il tifo appare problematico. Visto che persino il presidente della Fifa è un fervente tifoso di una certa squadra. Quella “intoccabile”.