Work in progress

26.09.2016 11:30 di  Caterina Baffoni   vedi letture
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Ad oggi, dovessimo descrivere questa Juventus con una sola parola, potremmo azzardare un aggettivo; lunatica. Sì, perchè la squadra bianconera sembra avere quasi una doppia identità: scoppiettante e assoluta padrona del rettangolo di gioco in una partita, impacciata e scostante nell'altra. La cattiva notizia, per modo di dire, è che a Palermo insieme alla partita di Milano, ha giocato malissimo, mentre quella buona è che, nonostante le modalità con cui si è espressa in campo, ha comunque vinto portandosi a casa il massimo della posta in palio restando in vetta alla classifica: e se Madama riesce a segnare ma soprattutto vincere quando gioca male, chissà cosa accadrà quando inizierà a giocare bene, viene da pensare. E’ stata una Juve sottotono e davvero irritante a tratti non fosse stato per uno strepitoso Higuain intento a inseguire la palla in ogni dove, che la Juve ha risolto solo grazie a un fortunato colpo di tacco di Goldaniga nella propria porta su un tiro-cross di Dani Alves. In terra siciliana ci si aspettava una squadra più sciolta e comunque agevolata dagli spazi e dalla manovra dopo la brillante vittoria infrasettimanale contro il Cagliari, e invece sono riemersi parecchi dubbi e qualche "spettro" di troppo già visto a San Siro. Chiudere un match in difesa e con pochissime idee di gioco in mezzo al campo non è da Juve, vista la mole di campioni schierati in campo, ma è altrettanto chiaro come i ragazzi di mister Allegri siano fuori condizione. L'impressione è che serva ancora un pò di tempo per far quadrare bene il cerchio a questa formazioni (in attesa del rientro di Marchisio, pedina fondamentale nel far dettare i tempi di gioco) per trovare la giusta amalgama tra campioni che ancora devono imparare a parlare lo stesso linguaggio. E' come se fosse una bomba ad orologeria: si aspetta solo il momento giusto.

Si tratta di una Vecchia Signora un pò nervosetta in attesa di indossare il giusto abito. Si polemizza e si va all’autoscontro un pò troppo spesso quando si cambia ritmo:lo testimonia anche il fatto dei tanti cartellini gialli che si subisce. Nel dubbio, la Juve si mangia vari contropiedi e ne concede altrattnti, sprecando gli inneschi di Higuain e peccando di qualche superficialità di troppo firmata Pjanic e Khedira. Ora la Juve sta in bilico tra il 4-4-2 e il 4-3-3, secondo l’avanzamento di centrocampisti davvero contati; condizione aggravata anche dall'infortunio di Asamoah. Dall’altra parte, Buffon potrebbe di nuovo andare al mare, ma non è questo il problema. 

 

Il guaio è per l'appunto il livello tecnico del gioco nella metà campo che non rende giustizia a questa Juve. Male e svogliato Pjanic, che pure era nel suo quartiere a Palermo, Khedira sembra scomparire del tutto quando non è in partita e Lemina è costretto a prendersi le redini di un gioco non ancora fluido, costringendo Bonucci ai lanci lunghi dove il pallone spesso e volentieri si perde nella terra di nessuno. Di buono prendiamoci i tre punti, ma a Zagabria, martedì in Champions, ci vorrà un’altra Juve.

Altro mito dunque decisamente da sfatare già martedì sera, sarà la difficoltà contro le piccole e medie formazioni in Europa: gli impacci svedesi, la neve turca, la debacle ateniese, i pareggini stitici col Borussia M. vi ricordano qualcosa, giusto?

 Il punto è che a Juve non divora le piccole, non le sommerge di reti, annaspa spesso con la provincia, perde punti e primi posti. Molto meglio invece nelle sfide di blasone contro Chelsea, Real, Bayern, Atletitico, Dortmund: campioni e finalisti negli ultimi anni. La Juve sa essere un osso davvero duro da spolpare per quelle corazzate che si infrangono contro gli scogli velenosi del nostro orgoglio, ma quasi in modo sbalorditivo non ha le maree fragorose a favore per spazzare via le "barchette". 

Il vento sembra essere burrascoso in Europa, ma la Juventus è al timone e deve saper indirizzare il proprio adattandosi alle intemperie e al clima. E' lei e solo lei al timone.