Una leggenda di nome Juventus

22.05.2017 12:30 di  Massimo Reina   vedi letture
Una leggenda di nome Juventus
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E’ finita come sempre negli ultimi sei anni. E’ finita con l’ennesimo trionfo bianconero, il trentacinquesimo in serie A. Ha vinto la più forte di tutte: una vittoria certamente strameritata, in barba a chi si vanta in maniera ridicola di essere “campione dal 15esimo alla mezz’ora di ogni primo tempo”, o nei giorni dispari. Un trionfo costruito grazie al lavoro quotidiano, alla crescita esponenziale di alcuni giocatori, ai suoi fuoriclasse che nessun altro club in serie A può vantare, fino a quella voglia quasi febbrile di confermarsi e di migliorarsi tutti insieme, di non mollare mai e di sapersi reinventare ogni qualvolta ce n’è bisogno. Nessuna altra squadra in Italia ha tanta personalità, potenza, campioni e febbre di vincere della Vecchia Signora. Punto. Il Napoli va a corrente alternata e non sembra avere grandi individualità in mediana e in difesa, la Roma è stata più abile a parole che coi fatti, e si è sgonfiata alle prime difficoltà dopo una manciata di gare, per poi farsi un po' sotto quando i bianconeri ormai erano troppo distanti e soprattutto concentrati sulle coppe. Lazio e Atalanta sono due belle realtà, ma non all’altezza della squadra torinese, il Milan è l’ombra di se stesso, e sull' Inter stendiamo un velo pietoso, vista l'ennesima stagione fallimentari che l'ha portata ad arrivare ancora una volta a distanza siderale dalla Juve campione.
Certo, qualcuno per invidia dirà che la serie A è scarsa (mente magari quando altre squadre dopo Farsopoli si contendevano lo scudetto contro il Chievo era migliore...), che è noiosa, che "il fatturato scende in campo e fa tre gol a partita".

Ma la realtà dei fatti è una e solamente una, e lo abbiamo scritto altre volte: la Juventus di oggi è il frutto di un diverso modello organizzativo rispetto al resto del nostro torneo. In pochi anni ha riequilibrato il bilancio, recuperato peso politico, rivalutato dei giocatori che sembravano finiti, restituito forza e importanza al suo organico, trovato dei campioni a prezzi irrisori o con investimenti importanti. Ha curato in modo particolare la preparazione atletica, cambiato gioco e ritrovato la mentalità di un tempo. Ed è quindi tornata a dettare legge da tempo.
In questa stagione, nonostante gli infortuni e molti episodi arbitrali sfavorevoli, ha saputo stringere i denti e scoraggiare la concorrenza nei momenti giusti, di volta in volta allungando su tutte quelle che a turno sembravano poterla rimontare. E ha chiuso con largo anticipo il campionato, a parte le ultime gare dove ha perso qualche punto per un insieme di fattori, compresa un pizzico di sfortuna, qualche errore individuale e dell'allenatore, ma anche per la consapevolezza ormai di avere lo scudetto in tasca e la concomitanza con impegni sfiancanti della Champions League e della finale di Coppa Italia. Alla fine però tutto è andato come da pronostico, ed è stata festa.  E allora, anche se alla Juventus c’è l’abitudine di pensare sempre al domani, alla prossima vittoria, alla finalissima di Cardiff, oggi, per una volta, si lasci da parte tutto il resto e si continui a brindare: c'è da festeggiare il sesto scudetto record di fila, il secondo trofeo stagionale, che potrebbe essere solo il penultimo di questa meravigliosa cavalcata.