ALLEGRI a "Il Tirreno": "Barça? Ora pensiamo al Napoli, da due mesi non riusciamo neanche a fare festa. Duello Chiellini-Suarez interessante"

22.05.2015 19:35 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
ALLEGRI a "Il Tirreno": "Barça? Ora pensiamo al Napoli, da due mesi non riusciamo neanche a fare festa. Duello Chiellini-Suarez interessante"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Max Allegri ha rilasciato un'intervista ai colleghi del quotidiano "Il Tirreno". Ecco le sue considerazioni, rilasciate a Federico Buti"

Parliamo di Juve o di Livorno?

«Di Livorno. E’ sempre nel mio cuore, ora forse anche di più. Invecchio, sto diventando nostalgico».

Pare che tu faccia delle tradotte notturne bestiali per venire appena puoi dalla famiglia e dagli amici...

«Confermo. Anda e rianda, generalmente tutto fra la domenica notte e il martedì all’alba. Vado e vengo come un missile».

Allora mettiamola così: mercoledì sera la finale di Coppa Italia è finita 2-1 per il Livorno sulla Lazio. Tu in panchina e Chiellini in gol...

«Guarda, ti dirò che Giorgio non poteva trovare occasione migliore per fare il primo gol dell’anno, la partita si era messa malino. E l’ha fatto pure bello...»

Perciò la Coppa ce la porti quando vieni e la teniamo un po’ qui.

«Mi pare una buona idea, un paio di mesi all’anno è la proporzione giusta. Però intanto voi vedete di andare perlomeno ai playoff, basta un pareggino domani (venerdì 22, ndr) a Pescara».

A proposito: Pescara è una città importante per te, non è che sarai neutrale?

«Scherziamo? E’ la mia partita del cuore ma io tifo amaranto. Mi chiedo però perché ci si doveva ridurre a questo spareggio, il Livorno vale molto più della sua classifica. Sono deluso, è un po’ la stessa storia della città...»

In che senso?

«E’ una città di grandi potenzialità e di grandi bellezze sprecate, venendo da fuori te ne rendi conto meglio. Secondo me è ferma da trent’anni, anzi forse sta andando indietro. Economicamente di sicuro, basta pensare al porto che era fra i primi tre d’Italia e ora non so dov’è finito. Ma anche culturalmente, c’è un sacco di monumenti e posti belli che cascano a pezzi o sono trascurati, vedi il lungomare o le terme del Corallo».

E sportivamente?

«Pure. Quello stadio, mi dispiace dirlo, in serie A è una vergogna, non dico di farlo nuovo ma almeno una bella ristrutturazione... L’ippodromo è mezzo abbandonato, tanti sport dove eravamo forti a cominciare dal basket sono spariti. Non riusciamo a usare le nostre risorse, questa è la cosa che mi dispiace di più».

Però malgrado tutto qui ci torni sempre volentieri...

«Certo. E’ la mia città, è un posto speciale e ci si sta bene. Ma questo dono di natura qualche volta mi pare quasi un alibi per tirare a campare».

Non è che anche tu abbia qualcosa da farti perdonare, per esempio quel fatto di essere andato a giocare nel Pisa...

«Lo so che quella cosa non andrà mai in prescrizione e non sarò mai perdonato. Però ammettiamo che il vecchio Romeo Anconetani con me ebbe l’occhio lungo. O no?»
 

E di Spinelli invece cosa pensi?

«Penso che di calcio ci capisca e che da dieci anni il Livorno sta fra A e B che non è male,anche se basterebbe poco per fare di più, tipo quest’anno. Ma soprattutto penso che a Spinelli non ci sia alternativa e questo per me taglia la testa al toro, io sono un tipo realista».

Veniamo a questo camp per ragazzini che farai a metà giugno: fa parte della tua campagna di riabilitazione agli occhi dei livornesi?

«No, quella è soprattutto una questione sociale, ho un bimbo piccolo e sono sensibile a questi problemi. I bimbi in generale oggi non fanno abbastanza sport, mangiano male e spesso diventano obesi; inoltre secondo me stanno troppo al computer e al cellulare, hanno perso il senso della realtà e della disciplina. E figuriamoci a Livorno...»

Si muovono poco, diventano ciccioni e giocano anche male a pallone. Tanto vero che il nostro campionato è pieno di stranieri scarsi...

«Sono d’accordo in parte. In Toscana per esempio ci sono settori giovanili fantastici come quelli di Empoli e Fiorentina, non è che tutto il nostro sistema calcio sia da buttare, in Italia siamo troppo autolesionisti. Vero è, invece, che sfondare per i giovani calciatori è difficile, il campionato Primavera serve a poco, ci vorrebbero le seconde squadre che giocano in D o in Lega Pro; e ci vorrebbero innanzitutto più spazi sociali per giocare e per imparare a competere, a cominciare dalla scuola e dall’università. Ai miei tempi magari per la strada si giocava, anzi era fondamentale».

Ci vorrebbe anche che i club ci credessero di più, a parte qualche eccezione.

«Io non penso che ci sia tutta questa scarsezza di talenti, diciamo che fra i giovani forse ci manca qualche centrocampista creativo e qualche attaccante puro di quelli che la buttano dentro. I club dovrebbero investire di più sui ragazzi, è vero, ma purtroppo in Italia i risultati immediati contano più di tutto».

Tipo il risultato di Juve-Barcellona il 6 giugno...

«Beh, guarda, oggi godiamo, domani pensiamo al Napoli e poi ci mettiamo a preparare quella partita con un po’ di calma. Perché la verità è che da due mesi non riusciamo a tirare il fiato, nemmeno a fare festa...»

Sinceramente, come la vedi?

«Semplice: loro sono la squadra più forte del mondo, noi stiamo bene e ce la giochiamo. Dico sul serio: ce la giochiamo. Perché la mia squadra dà tutte le garanzie sul piano fisico e anche mentale, è veramente un grande gruppo».

Non è che in queste ore ti stanno vendendo Pogba proprio al Barcellona?

«Non è che oggi tu pensi di parlare con me di queste cose, vero?»

Allora diciamone un’altra: negli ultimi giorni un sacco di grandi allenatori, da Mourinho a Simeone, affermano che quasi quasi a Berlino la Juve partirà favorita. Cosa ne pensi?

«Mah. Sento un certo odorino di gufata».

C’è un aneddoto juventino che risale al tempo di Armando Picchi, pare che l’Avvocato usasse dire che la Coppa dei Campioni non l’aveva mai vinta perché era brutta, sembrava un’ombrelliera.

«Mai sentito dire. Io però l’ombrello ce lo metterei parecchio volentieri».

Era più che altro una scusa per citare Picchi, un altro grande livornese nella storia della Signora.

«Avevo 4 anni quando è morto Armando e ovviamente non l’ho conosciuto, ma ti posso dire che sia a Milano che a Torino è ricordato come un mito, si respira ancora nell’aria. E’ stato davvero un grande livornese e sarebbe stato un grandissimo allenatore».

Ultima domanda: come lo vedi, tecnicamente parlando, il duello Chiellini-Suarez?

«Bene. Un duello interessante fra due campioni».

Tu che hai la passione degli hashtag ne potresti coniare per l’occasione uno labronico, intitolato “denti o ganasce”...

«Sai che forse mi hai dato un’idea?»