Sotto la lente - Un sogno che continua...

12.06.2015 01:01 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Un sogno che continua...
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Bonucci, Marchisio, Morata: difesa, centrocampo, attacco bianconeri d’accordo su una cosa, la medaglia d’argento ricevuta a Berlino non è un premio, è solo il simbolo di una sconfitta. E  per  questo non è un ricordo da conservare gelosamente, ma solo un monito interiore a lavorare per alzare il vero trofeo, la Coppa dalle Grandi Orecchie.

E’ vero che a inizio stagione, per i nostri tre eroi e i loro compagni, la finale sembrava già un traguardo forse impensabile, ma l’appetito vien mangiando e ora che hanno avuto la prova che i sogni talvolta non sono poi così lontani e irraggiungibili la delusione è tangibile: anche se di fronte c’erano dei mostri del calcio.

E allora, dopo le Nazionali e le meritate vacanze tutti riprenderanno il  cammino che sperano, in cuor loro, di concludere a Milano 2016. A dirsi è facile, tra l’adrenalina accumulata nell’entusiasmante cammino della stagione appena conclusa e il desiderio di rivalsa unito all’amarezza di veder sfumare  il sogno proprio sull’ultimo gradino.

Ma ovviamente sarà tutt’altro che semplice: siamo arrivati in finale ma non è affatto detto che, almeno al livello di organico, la Juve sia la seconda forza continentale; poi, si sa, in un torneo ad eliminazione diretta entrano in gioco altri fattori, dai sorteggi più o meno fortunati agli infortuni o agli scadimenti di forma in momenti cruciali o ad altre contingenze avverse (come la porcilaia di Istanbul). La Società dovrà essere anche brava, in sede di campagna di mercato, a mettere le pezze a colore dove la squadra è sembrata meno efficace, per il logorio psicofisico di alcuni elementi e per  la mancanza  della pedina giusta in qualche ruolo che l’allenatore ritiene necessario per il suo modulo di gioco (il famoso trequartista ambito da Allegri).

La situazione l’ha ben inquadrata Andrea Agnelli. Un anno fa il presidente bianconero aveva posto come obiettivo quello di affermarsi stabilmente tra le prime otto squadre d’Europa, anzi “potenzialmente la Juve è già tra le prime otto d'Europa, l'ambizione è quella di diventare la prima ma ci vorrà tempo: il Real Madrid ci ha messo dieci anni per conquistare la Decima”.

Il gruppo guidato da Massimiliano Allegri ha bruciato le  tappe giungendo addirittura ad un passo dal traguardo al punto che qualche giorno fa Andrea ha potuto orgogliosamente dichiarare: “Usciamo con delle sensazioni miste dalla sfida di Berlino. Noi volevamo vincere la Champions, come ogni partita che giochiamo. Quando penso alla storia europea della Juve, credo che la dimensione sia tornata ad essere quella che tutti noi auspichiamo. Oggi noi abbiamo il maggior numero di finali perse ma intanto in finale ci siamo arrivati otto volte.  Noi adesso siamo fra i top team in Europa”.

Certo, sarebbe bello porre fine alla maledizione delle finali perse proprio sotto il cielo di quella Milano, ormai  feudo asiatico, condannata ad un anno senza Europa,  però  “Non bisogna pensare che, poiché Milano dista solo 124 chilometri da Torino, l'anno prossimo la Juve giocherà certamente la finale di Champions”.  Certo, piedi per terra, non si può darlo per assodato, ma è l’ennesimo sogno da rincorrere,  sapendo che si può, adesso che anche il bilancio sembra offrire motivi per sorridere.

Sempre che non venga mai meno la fame, quella che ha permesso alla Juventus di risalire dal baratro di Calciopoli e dai settimi posti.