PROVA D'AUTORE - Massimo Zampini sulla "Juventus. Un'ossessione italiana": "Accuse ai media? Nel libro ho scritto la verità. Dai giornali alle tv, ecco perchè sparano sulla Signora. Cominciamo noi a difendere il club. Sul futuro di Allegri..."

02.03.2024 00:51 di  Andrea Bosco   vedi letture
PROVA D'AUTORE - Massimo Zampini sulla "Juventus. Un'ossessione italiana": "Accuse ai media? Nel libro ho scritto la verità. Dai giornali alle tv, ecco perchè sparano sulla Signora. Cominciamo noi a difendere il club. Sul futuro di Allegri..."

di Andrea Bosco

C'è Sigmund Freud in copertina su “Juventuis: un'ossessione italiana“, ultima fatica di Massimo Zampini, avvocato di professione, popolare opinionista televisivo e, come si usa dire in questi casi, “cuore bianconero“, pubblicato per Baldini + Castoldi. Recita il sottotitolo: 38 scudetti, 9 consecutivi, 20 anni sotto processo. Il calcio rovesciato e il colpevole perfetto.

Zampini è un dichiarato tifoso, ergo di parte. Ma il suo libro (arricchito dai contributi di Guido Vaciago, direttore di “Tuttosport“, di Giuseppe Cruciani, sulfureo conduttore de “La Zanzara“, dagli appunti di psicologia del professor Giuseppe Carrus, da quelli di Federico Sarra e di Errorigiudiziari.com, oltre che dalla postfazione dell'attore Pietro Sermonti, figlio di Vittorio, vale a dire uno dei più grandi dantisti italiani) è una continua scoperta. E non tanto per quanto di conosciuto nel “sentire popolare“ anche a distanza di decenni (dal “gò de Turone, a “Il“ rigore su Ronaldo“) viene tramandato di padre in figlio all'insegna della “Juve che ruba“. Quanto per le mille “dimenticanze“ relative ai “torti“ subiti dalla Juventus e annacquati, archiviati, non infrequentemente deliberatamente omessi, dai media nostrani.

La tesi dell'autore, che non è uno scalmanato ultras e che anzi preferisce i toni moderati anche durante i suoi interventi televisivi, quasi “democristiani“, larvati di ironia (Zampini usa il fioretto, mai la scimitarra), è che la metà dell'Italia che non tifa la Juventus, condizionata da un “bombardamento“ mediatico che i social hanno ampliato a dismisura, abbia sviluppato una vera forma patologica nei confronti non tanto del “potere“ della famiglia Agnelli (che da oltre cento anni possiede la Juventus), ma della società, fondata su una panchina a Torino da un gruppo di ginnasiali, in quanto tale.

Il “potere logora chi non ce l'ha“, spiegava il senatore Giulio Andreotti (tifoso romanista), che di “potere“ se ne intendeva. Ma nel caso della Juventus si va oltre la prestazione sportiva, la prepotenza statistica (perfino per la discutibile contabilità federale gli scudetti sono 36, vera enormità se si considera che l'Inter che sta attualmente dominando il campionato e che verosimilmente lo vincerà, raggiungerà quota 20: uno costituito da un “imballaggio“, graziosamente recapitato da un commissario straordinario (noto “consulente“ che prestava la sua opera in quella stagione anche per Exor) che un mese dopo aver concluso il suo mandato in Figc andò a lavorare con ruolo apicale per l'azienda dell'allora vicepresidente dell'Inter, Marco Tronchetti Provera).

Farina ancora del sacco del senatore Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca“. In ogni caso la differenza la fanno 16 titoli: a tal punto (nonostante le recenti avversità facciano ipotizzare una ripresa non rapida e non facile da parte della Juventus) che appare indispensabile aggiornare l'interrogativo dell'Avvocato, quando affermava: “Sono curioso di vedere se arriveremo prima noi a 30 o loro (intesi come Inter e Milan) a 20“. Fatto salvo il numero per difetto, quello per eccesso recita: 40.

Zampini è troppo giovane per rammentare il clima scatenatosi negli anni Sessanta, dopo un Juventus – Inter (ripetuta causa pacifica invasione di campo). Chi scrive (benché con la carta d'identità ingiallita) non era ancora nato quando la Juventus negli anni Trenta collezionò un quinquennio di vittorie, tacciata (prima durante e dopo) di “collusione con il regime fascista benché giungendo in visita alla Fiat, in quella stagione, per arringare le maestranze, Benito Mussolini in segno di sfregio per il senatore Agnelli (con il quale i rapporti non erano cordiali) giunse in fabbrica a bordo di una sfavillante Alfa Romeo cabriolet. Tradotto: è sempre andata in questo modo. Perché la Juventus è una “pera“ in un cesto di “mele“. Le mele hanno un gusto ordinario, croccanti o farinose, siano. La pera è saporita. E' l'abbinamento della pera con il formaggio quello da “non far sapere al contadino“. Mai mangiato il risotto alla pera? La pera è dentro a rinomate acquaviti. E mi fermo qui.

Ogni cosa, anche la più insignificante riguardi la Juventus, è un titolo. Minimo a sei colonne da mettere in prima pagina. Zampini rammenta Calciopoli, le cose inaudite di quella stagione, lo sfregio dei giornali. Che arrivarono nel celebre “libro nero“ a pubblicare questa succosa intercettazione: un povero prete che chiede a Luciano Moggi di aiutare due sue parrocchiane moldave per un lavoro “come donne delle pulizie“. Quando si tratta della Juventus, i media sono implacabili, spietati: come e più degli inquirenti che sulla pelle della Juventus hanno fatto carriera. E ancora sulla medesima pelle aspirano a farla.

La Juventus non gode di buona stampa. I motivi sono vari. Benché il tifo bianconero sia trasversale e attraversi la penisola, neppure a casa propria la Juventus è regina. Torino è “granata“ nel ricordo soprattutto del Grande Torino di Loik e Mazzola. “Quelle facce operaie“ come le definì Giovanni Arpino che incantavano i battilastra della Bertone e che dopo la tragedia della Guerra, rappresentavano la speranza per un paese che voleva rinascere.

Torino si è sviluppata attorno alla Fiat, ma il centro degli affari è sempre stato Milano dove si stampa il più conosciuto giornale sportivo del paese e dove ha sede quel “Corriere della sera“ fin dalla sua fondazione coscienza e “guida“ dell'Italia. Neppure la Rai, neppure Mediaset, neppure Sky hanno il “peso che sulla pubblica opinione hanno la “Gazzetta dello Sport“ e il “Corriere della Sera“. E la Juventus che non infrequentemente ha dovuto subire il “fuoco amico“ anche dai giornali di proprietà della famiglia Agnelli, da parte dei due quotidiani milanesi ha sempre avuto una attenzione spasmodica, come raramente Inter e Milan hanno dovuto subire. Torino è sabauda, Milano repubblicana.

Roma è il centro del potere politico: popolana e contemporaneamente nobile. Napoli rappresenta il Sud del paese con una mai sopita nostalgia borbonica. Simbolo del “potere“ la Juventus (meglio chi l'ha gestita) almeno una cosa ha dimenticato. Quello che Paul Valery scriveva in “Mauvaises pensees et autres“. E vale a dire che “Se qualcuno ti lecca le scarpe, mettigli il piede addosso, prima che cominci a morderti“. E infine il Fato: l'invidia degli dei descritta da Erodoto. Quella calamità per cui un uomo potente, osannato, ricco, con il vento in poppa a causa degli dei “invidiosi“ del suo successo, improvvisamente si ritrovava con la triremi affondate al Capo Sunio, i campi invasi dalle cavallette e la moglie etera. Che in quei tempi antichi, era un modo elegante per dire “mignotta“.

Caro Zampini: la lettura del tuo libro induce a una riflessione ricorrente nelle lamentazioni dei tifosi della Juventus: perché restare in Italia al centro di una così grande ostilità?

“E' quello che ho pensato quando fu ipotizzata la Superlega: finalmente ecco il modo per affrancarsi, per respirare un poca di aria pura. Finalmente un modo per liberarsi dal contorno del calcio che ti accusa a prescindere e che mai riesce a farti un complimento, neppure dopo nove scudetti consecutivi, una prodezza irripetibile. Ma la Juventus è una squadra profondamente italiana, anche se gran parte del suo organico ormai parla altre lingue. La proprietà è legata all'Italia, la storia della società è italiana e dovrebbe essere un orgoglio del paese. Tuttavia, per risponderti, la tentazione ogni tanto affiora“.

Tu accusi senza mezzi termini i media: sembri lo Zola del Caso Dreyfuss

“Ho scritto solo la verità. Da 40 anni si discute e si ricorda “er gò de Turone“. Valido, non valido. Ci hanno fatto anche un film. Tutti discutono, sentenziano. Ma le parole di Carlo Sassi, l'inventore della moviola alla “Domenica Sportiva“ che parlò di deliberata manipolazione del filmato da parte di un “montatore“ della sede di Roma (tifoso giallorosso) sono state affidate all'archivio e nessuno le consulta“.

Citi casi anche recenti di “omissioni“, di “falsificazioni“, di “ossessione“ a livello patologico da parte non solo dei media, ma anche di tutte le categorie (artisti, politici, persino magistrati) che in quanto fruitrici di calcio mettono il “tifo“ davanti a tutto, come neppure a livello di contesa politica accade.

“Sparare sulla Juventus, incrementa le vendite dei giornali e alza l'audience. Anche chi pretende di farlo in tono scherzoso in realtà è consapevole di contribuire con la sua “goccia“ a scavare il solco che conosciamo. I giornali di proprietà della famiglia Agnelli fanno professione di laicità. Gli altri il problema proprio non se lo pongono. Alla Rai chi governa lo sport tifa per lo più Roma, Lazio qualcuno il Napoli. A Mediaset tengono molto alle milanesi. Il contorno, comici, attori, cantanti, politici, magistrati alla fine di ogni giornata di campionato per prima cosa vanno a vedere il risultato della Juventus. E solo dopo, quello della propria squadra. Mi ha addolorato vedere per la morte di un uomo con Gianluca Vialli, l'oscuramento messo in atto dai media: Vialli con la maglia della Cremonese, della Sampdoria, del Chelsea, della Nazionale, raramente con quella della Juventus della quale fu capitano e con la quale vinse scudetti e una Champion's. Non è un caso isolato: la Juventus è il male. Pensiamo a Buffon e quante infamie ha dovuto subire quando giocava con la Juventus. Anche a livello personale extra calcio. La Juventus è “il male“. E chi rappresenta la Juventus, rappresenta il “male“.

Non è una valutazione troppo vittimistica?

“Vittimismo? Notizia Ansa: 'Droga: spaccio a Catania: coinvolti anche bimbi di 10 anni'. C'è la foto di un bimbo spacciatore, con volto oscurato ma maglia della Juve bene in vista. Oppure quella del “Fatto Quotidiano“ che recita 'Molestie all'adunata degli alpini a Rimini''. Ma la foto vede un gruppo di alpini davanti allo Juventus Stadium. Se vuoi continuo per mezza giornata“.

Perché la Juventus non si difende?

“Perché non l'ha mai fatto. Neppure per Calciopoli quando fu scaraventata in serie B. Per le Plusvalenze ha patteggiato. La sproporzione delle sanzioni erogate contro al Juventus rispetto a quelle di altri club è abissale. Ma sai, neppure i tifosi della Juventus, la prendono “calda“ quando alla loro squadra vengono rifilati “torti“ insopportabili“.

La Juve è una sorta di cavia. Il primo rigore sancito dalla Var lo subì la Juventus. Se esiste un caso al limite del surreale, mai esaminato prima di quella volta, coinvolge sempre la Juventus. Come il fuorigioco di “punta“ di Ronaldo, quello di “tacchetto“ di Kean, come la Var che non funziona e arbitro e assistenti presi da cecità improvvisa in Juventus-Salernitana, come il rigore, non rigore, sulla linea subito da Zakaria in Juventus-Inter. C'è sempre una “prima volta“. E sempre riguarda la Juventus.

“E' così. La tecnologia ha fatto chiarezza di molte situazioni – Ma il protocollo è criptico e le decisioni non sono omogenee. Indietro, però, non si torna. Servono arbitri preparati, forse migliori di quelli attuali, e serve un regolamento che non si presti ad interpretazioni“.

Il collega Franco Ordine ha scritto che ormai arbitra la sala controllo di Lissone

“Spesso la sensazione ormai è quella. Va posto un rimedio. Per il bene del calcio“.

Allegri va o resta?

“Io reputo che si vince tutti assieme. Le Juventus di Trapattoni e Lippi avevano alle spalle una società molto forte. Come la Juventus che con Conte, poi Allegri e infine Sarri, vinse nove scudetti di fila: c'erano Andrea Agnelli, Marotta, Paratici. Non sono solo i campioni e gli allenatori a fare la differenza. A mio parere la stagione di Allegri è finita. Io non lo avrei fatto tornare. Così come non farei tornare Conte. Serve alla Juventus aprire una nuova fase. Ci vorrà del tempo. La situazione è delicata. La presidenza attuale è lì per sanare una situazione economica delicata. Elkann ha ricapitalizzato e forse sarà costretto ad immettere altro denaro. La Juve è una macchina costosa. Non è semplice“.

Mercato: qualche idea?

Non faccio nomi, né previsioni. Ma qualche colpo a giugno, parametrato alle sua attuale disponibilità, lo farà. Non saranno giocatori da Premier, ma buoni – ottimi giocatori“.

Quindi?

“Quindi: fino alla fine. Come sempre“.