E' una "Joya" infinita quando il bianconero sa di Argentina

18.01.2016 09:03 di  Caterina Baffoni   vedi letture
E' una "Joya" infinita quando il bianconero sa di Argentina
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© foto di Insidefoto/Image Sport

E pensare che era dalla lontana estate del 1957 quando dall’America Latina approdava a Torino un argentino dal talento smisurato come Omar Sivori, El Cabezon,  divenuto poi famoso soprattutto grazie ai  suoi dribbling a stinchi nudi. Rude e mai domo, destinato ad entrare nell'èlite del calcio mondiale. Dopo ben 56 anni, nel 2013, dalla stessa terra delle Pampas giunge in bianconero un altro futbolista per la Signora. Il prefisso "El" c’è sempre. Da “El Cabezon” infatti, si è passati ad  “El Apache” nel corso dei tempi, e curiosamente, c’è sempre un numero 10 in schiena che in quel di Torino ha sempre voluto dire molto se non tutto. Una grande ereditarietà per Carlitos, soprattutto perché forse in pochi credevano  di rivedere indossata la maglia del Capitano Alex. 

L’avvocato Agnelli definiva un “vizio” l'acquisto di Omar, ai giorni nostri con l'annuncio dell'acquisto di Tevez,  Marotta si era concesso un altro vizio argentino, il diciannovesimo a dirla tutta, nelle fila della Juventus: prima di lui oltre ad Omar Sivori hanno vestito la maglia a strisce  Ernesto Boglietti, Romolo Boglietti, Edmondo Della Valle, Raimundo Orsi, Renato Cesarini, Luis Monti, Josè Maglio, Eugenio Castellucci, Rinaldo Martino, Eduardo Ricagni, Juan Vairo, Raul Conti, Humberto Rosa, Juan Pablo Sorin, Juan Esnaider, Mauro Camoranesi, Sergio Almiron. Oggi tuttavia siamo arrivati a ventuno albicelesti in bianconero grazie agli acquisti recenti di Roberto Pereyra e soprattutto, di Paulo Dybala. 

E chi l'avrebbe mai detto che la "Joya" avesse potuto far dimenticare così in fretta uno dei giocatori più amati di sempre dal tifo bianconero come Carlitos Tevez? Il ventunesimo argentino con la maglia numero ventuno della Juve, tu guarda il destino, 


Il talento classe '93 è accompagnato da elogi che cascano a raffica ad ogni match, frequenti e fragorosi come fossero monetine di una supervincita alla slot machine. A velocissimo ritmo rap: bravo, svelto, furbo, sorprendente, geniale e via con ogni complimento disponibile, superlativi compresi e tutti ravvicinati, tanto da riuscire a perfezionarsi anche sui calci piazzati. Come potrebbe essere diversamente ?
Genio e fantasia fanno parte della sua natura così innocente, le sue giocate e la sua incredibile personalità incantano di volta in volta. Nel frattempo continua a fare il fenomeno senza parlare troppo o rilasciare dichiarazioni, il tutto grazie anche a chi quelle spalle gliele copre, soprattutto dentro lo spogliatoio. Meritato e doveroso sottolineare ancora una volta il tributo del Dacia Stadium al momento della sostituzione; segno di come il suo talento venga apprezzato e sostento anche dal tifoso avversario: oggi suona strano raccontare nell'Italia del calcio (e non solo) di un evento del genere che deve essere considerato normale, non solo teoricamente, ma anche nella pratica. 
Dybala è chiaramente proiettato ad un futuro imminente da grande protagonista nel calcio internazionale. Ad Udine, col suo undicesimo sigillo in serie A (tredicesimo stagionale) ha dimostrato di essere sulla via dei calciatori predestinati e i suoi goal ne sono una chiara dimostrazione. L'eccelsa capacità di partire quasi sempre sul filo del fuorigioco, di cercare sempre l'uno due con i compagni e lo stile del rapace d'area di rigore e col tiro fulmineo da fuori, ne descrivono il suo essere indispensabile per il gruppo bianconero. 
E' vero che il suo fisico non gli permette di fare a sportellate, ma ha dalla sua una grandissima rapidità di inserimento tra le linee di difesa e centrocampo pronta a terrorizzare gli equilibri avversari. In più ha un notevole spirito di sacrificio che lo porta a pressare, in fase di non possesso, anche il regista avversario. Ruba palla e riparte, cambia passo, si accentra e calcia. Un piccolo predatore che trova nell'attacco la sua zona di caccia. E se lo si lascia libero di svariare, diventa letale.

Piccoli Tevez e Sivori crescono, potremmo dire, anche se Paulo ha ancora tantissima strada da fare. Il primo lo sta eguagliando, per il secondo ci vorrà magari più pazienza. 
E' chiaro che Dybala dovrà fare i conti con i soliti scetticismi e pregiudizi tipici italiani, ma ha con sè tutto ciò che occorre per diventare un fenomeno. Un pò come "Re Mida" sa trasformare ogni pallone che riceve in un pericolo per la difesa avversaria: assist o goal che sia.

A quanto pare, non possono non partire i paragoni con Sivori e Tevez accumunati da analogie non solo caratteriali ma anche tecnico-tattiche. Che la connazionalità sia di buon auspicio per il nuovo gioiello bianconero verso una strada piena di trionfi e di conquiste zebrate in giro per il mondo.