34 volte Juve!!!

Da Max Allegri a Gigi Buffon: lo storico quinto scudetto della Juventus dei record ha tanti padrini e due padri.
26.04.2016 19:00 di  Massimo Reina   vedi letture
34 volte Juve!!!
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Ristabilita la storia, ritrovata la solita Juventus, rimarcate le distanze col resto della nostra serie A, la Vecchia Signora ha vinto il suo trentaquattresimo scudetto. Il quinto consecutivo post-Farsopoli, e per certi versi forse il più bello per come è arrivato. Di certo il più duro da digerire per gli avversari. La squadra di Massimiliano Allegri, infatti, a inizio stagione aveva illuso un po’ tutti gli avversari che questo per loro sarebbe stato l’anno buono per trionfare, sia per l’addio di tre Fenomeni del calibro di Tevez, Pirlo e Vidal, più quello dell’ottimo Llorente, sia per la falsa partenza in campionato dopo le prime dieci giornate. Invece da un certo punto in poi il torneo di A si è rivelato un vero e proprio incubo per tutti: ventiquattro vittorie e un pareggio in venticinque partite, 73 punti su 75 raccolti, spazzate via una dopo l’altra le rivali anche negli scontri diretti. Una marcia trionfale da record senza precedenti e forse per questo irripetibile per chiunque, anche in futuro. D’altronde non è un caso che la Juve di Allegri abbia eguagliato il record di cinque scudetti consecutivi veri vinti in serie A, che resisteva dalla metà degli anni ‘30 e che apparteneva sempre alla società bianconera. Lo ha fatto con orgoglio, a volte stringendo i denti non solo per il valore dell’avversario di turno, ma anche a causa di una serie impressionante di infortuni che per lunghi tratti della stagione ha impedito all’allenatore di schierare la stessa formazione per due partite consecutive, spesso in scioltezza, la Juventus ha saputo essere più forte di tutti. Anche dei soliti media faziosi, dei piagnoni di professione e di qualche arbitraggio negativo palesemente condizionato dalle polemiche costruite ad arte dalle sue inseguitrici per creare tensioni.
Alla fine però è andata bene e a festeggiare è la Juventus, la più forte. E dunque che sia festa per Allegri, per il Presidente Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Beppe Marotta, Paratici e per milioni di juventini in tutto il mondo. Per i discorsi sul futuro, sulla programmazione anticipata e sui top player ci sarà tempo e modo di riparlarne. Ora è il momento di godersi una vittoria, l’ennesima, nella secolare storia bianconera.

Un successo che ha tanti padrini ma che, senza nulla togliere a dirigenti e calciatori, ha per certi versi due soli padri: Massimiliano Allegri e Gianluigi Buffon. Massimiliano il Grande è riuscito a smentire tutti, compreso chi scrive e non credeva molto in lui. Lo ha fatto col lavoro, la serietà e con le sue capacità di tecnico, dimostrando di essere un grande allenatore coi risultati e con un gioco non sempre spettacolare ma certo efficace e in grado di mettere sotto chiunque, almeno in Italia. Per lui questo è il secondo titolo in due anni come allenatore, forse il più bello perché non è mai facile ripetersi nell’arco di una sola stagione e dovendo ricostruire mezza squadra. Come detto prima, la Juventus è stata talvolta costretta a rimescolare le carte quest’anno, vuoi per diverse defezioni importanti, vuoi per la necessità di trovare la quadratura del cerchio per via della presenza di tanti nuovi atleti in squadra. Ma in tutti i casi in “Lei” non sono mai cambiati l'impianto di gioco, né la mentalità. Quella stessa mentalità che l’ha portata a quelle vittorie sudate sul campo, come quelle della Juve di Lippi, di Capello e di Conte, e non a tavolino. Certo, ogni tanto ha commesso degli errori, come nella partita di ritorno contro il Bayern Monaco, ma sbagliare è umano, e non bisogna per questo dimenticare il lavoro certosino che ha portato anche all’esplosione di Dybala, Rugani e Alex Sandro, oltre che alla definitiva consacrazione di Pogba, il quale dopo un inizio non all’altezza della sua classe, ha poi ingranato la marcia giusta e trascinato con le sue giocate, i suoi assist e i suoi gol la Juventus verso il titolo.

E poi c’è l’altro grande artefice di questo trionfo, Gigi Buffon. Per uno come lui gli aggettivi ormai si sprecano, si fa perfino fatica a trovare quelli giusti per esaltarne le doti tecniche e umane. La parata su Kalinić ieri l’altro contro la Fiorentina è stata forse l’emblema della stagione del portierone bianconero e azzurro, ma anche del suo essere fuoriclasse decisivo. Non tanto per il valore in sé del risultato, visto che lo scudetto ormai era blindato, ma perché funge da icona di ciò che Gigi ha rappresentato e rappresenta per la Juventus. Leader dentro e fuori dal campo, uno di quelli che dopo Sassuolo prese per il bavero molti compagni, specie i più giovani, e gli fece capire cosa significasse indossare la maglia della Juventus; di come per “Lei” si doveva dare tutto, fino all’ultimo secondo. Ma non a parole, ma coi fatti: sul campo ha dato sempre l’esempio, parando a volte l’impossibile, incitando i compagni, motivandoli con rimproveri o pacche sulle spalle a seconda del caso. Fuori, come detto, idem. Una mentalità così, credeteci sulla parola, non te la regala nessun fatturato.

© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport