SOTTOBOSCO - Scuse Ventura stucchevoli, serve onestà intellettuale. Comunque vada, andrà fatta riflessione. Ma ora non è tempo di processi

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
12.11.2017 00:10 di  Andrea Bosco   vedi letture
SOTTOBOSCO - Scuse Ventura stucchevoli, serve onestà intellettuale. Comunque vada, andrà fatta riflessione. Ma ora non è tempo di processi
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

Non siamo ancora allo psicodramma. Ma una seduta sul lettino del dottor Freud potrebbe essere salutare.

 L'Italia perde in Svezia una partita male impostata. E a lungo mal gestita. La qualità tecnica degli azzurri è nettamente superiore a quella degli svedesi, a parte il fantasista Forsberg, progressivamente spentosi. Ma adesso, il ritorno al Meazza si presenta pieno di incognite. 

La cosa più irritante sono state le scuse accampate dal ct Ventura a fine gara, relative all'arbitraggio e al gioco maschio dei nordici. Che lo facciano i giocatori a botta calda è sbagliato ma umano. Che lo faccia il tecnico assai meno. In certi casi servirebbe autocritica, non stucchevoli scuse. 

Gli svedesi sono fisici. Più fisici degli italiani. Hanno una cultura dello sport e dell'agonismo sconosciuti in Italia. Si sapeva l'avrebbero messa sul fisico. Ma oggettivamente la Svezia non è una grande squadra. Ha trovato con fortuna il gol partita. Per il resto ha creato poco. Merito della difesa italiana. Ma se il migliore degli azzurri risulta Darmian (suo il bel tiro stampatosi sul palo di Olsen) significa che in mezzo al campo e in attacco le cose non hanno funzionato.

 Inguardabile Verratti nel ruolo di mezz'ala difensiva. Sempre troppo lontani (soprattutto da Verratti)  De Rossi e Parolo: un palleggiatore che non trovi compagni con cui palleggiare è un palleggiatore velleitario. Positivo ma fuori ruolo Candreva rispetto alla posizione che abitualmente tiene nell'Inter. Fuori condizione sia Belotti che Immobile .

La Svezia (e si sapeva) è debole sulle fasce. Se le sfrutti i colossi al centro della difesa vanno in affanno. Ma l'Italia la fascia avversaria l'ha usata con efficacia la miseria di due volte: dalla parte di Darmian. 

La Svezia ha fatto il suo senza incantare. L'Italia non l'ha fatto. 

Serve onestà intellettuale. Tutti auspichiamo, immagino, a meno di non essere disfattisti che l'Italia al Meazza ce la possa fare. La Svezia è alla sua portata. Ma dovrà, l'Italia, giocare assai meglio di quanto non abbia fatto al Solna Friends Arena . Non partecipare al Mondiale di Russia sarebbe una jattura. Un colpo mortale al calcio italiano, un disastro. Ci sono ancora novanta minuti a disposizione per evitarlo.  

Gli uomini sono questi. Il selezionatore è questo. Non è tempo di processi. Ma comunque vada (e nei voti di tutti è che alla fine ci sia un lieto fine) una riflessione seria andrà fatta. In sedici mesi   Ventura non ha dato certezze a questa squadra. Ha cambiato e ricambiato, rinnegando una intera vita tattica, in balia di troppe pressioni e quasi certamente di inconfessabili quanto trasparenti   angosce. Detto fuori dai denti: un Ct che un minuto dopo il fischio di chiusura, invoca il calore del pubblico del Meazza è un Ct che ha paura .

Il pubblico sosterrà l'Italia. Ma l'Italia dovrà meritarselo. Con una gara che non lasci spazio agli alibi. Evitando di tirare in ballo la sfortuna, l'arbitraggio, il gioco duro dell'avversario.

Il resto è chiacchiera. 

Al Meazza non ci sarà Verratti, ammonito. Ipotizzabile un ritorno al 4-2-4 con De Rossi e Parolo in mezzo e davanti quasi certamente Insigne a sinistra accanto a Immobile, Belotti (o Zaza) e Candreva . 

Ma modulo a parte, uomini e ruoli a parte, l'Italia dovrà giocare meglio. Dovrà inventarsi squadra di lotta e di governo. Non sarà facile. Ma un'Italia convinta, senza timori, senza remore, senza “sabbia“ nella mente, può farcela.

Prestando - si spera- maggiore attenzione a quanto avviene in campo. Più che a quanto accade (e accadrà)  in panchina .