SOTTOBOSCO - In memoria di un grande architetto. Brutto periodo, utilizzare due antidoti in mancanza di un vaccino. Una foto per tirare su il morale. Gravina sbaglia. Playoff Scudetto, un vulnus alle regole

16.03.2020 00:12 di Andrea Bosco   vedi letture
SOTTOBOSCO - In memoria di un grande architetto. Brutto periodo, utilizzare due antidoti in mancanza di un vaccino. Una foto per tirare su il morale. Gravina sbaglia. Playoff Scudetto, un vulnus alle regole

In memoria di un grande architetto, Vittorio Gregotti, che a 92 anni è stato stroncato dal coronavirus. Non era un amico, ma per lavoro l'ho intervistato numerose volte. A Gregotti, Milano deve il Teatro degli Arcimboldi, costruito a tempo di record quando si rese necessario il restauro della Scala. Molti gli edifici da lui  firmati nel mondo, a cominciare dallo stupendo complesso in faccia al mare, a Lisbona, nella zona della Torre di Belem. E nel quale Gregotti aveva conservato lo stile “manuelino“ del XVI secolo .

Nel 2012  si era tolto più di qualche sasso dalle scarpe, con una sorta di pamplet (edito da Skira) dove pur senza farne esplicitamente i nomi, si scagliava contro i profeti, in architettura,  del  “deleterio connubio tra lusso e kitch“.

In un gremito incontro alla Fondazione Corriere della Sera a Milano, Gregotti chiese un ripensamento del concetto di “bello“.

E' un brutto periodo: siamo ai domiciliari. E siamo tenuti a rispettare le regole imposte dal governo. Ne va della salute di tutti. Chi aveva sottovalutato il problema invocando “porte aperte“ o “porte chiuse“, ma comunque pretendendo di giocare, sbagliava. Il virus che sta seminando morte in tutto il mondo ha contagiato anche numerosi atleti. Solo comportamenti responsabili eviteranno al mondo di collassare .

Il virus non fa sconti. Come spiega uno dei personaggi dei “Promessi Sposi“, parlando della peste che infuriava a Milano “ a chi tocca, tocca “ .

Non ci sono vaccini a disposizione. Unici antidoti l'intelligenza e la prudenza.

Prudenza. Quella che piacerebbe sentire nella bocca di chi ha grandi responsabilità. Non possono essere condivise le parole di Rummenigge sul campionato tedesco che “ deve “ finire per esigenze economiche. Personalmente neppure mi sono piaciute le parole del presidente federale Gravina, sulla necessità di tornare a giocare e di attribuire un titolo. E mi dissocio da quanti stanno plaudendo all'ipotesi play off. Sarebbe un vulnus alle regole. Così come Gravina ha spiegato l'impossibilità di giocare oltre i primi giugno, considerato che assicurazioni e contratti sarebbero per quella data in scadenza, allo stesso modo si eviti di incasinare le regole cedendo alla suggestione play off. Anche in questo caso ci sarebbe un vulnus con regole cambiate in corsa . E non regge la “vulgata“ sulla necessità di definire una classifica da consegnare all'Uefa per i posti in Europa. Basta fotografare l'esistente. Nessuno vieta, di non assegnare per questa stagione lo scudetto.  Nessuno vieta di bloccare (causa emergenza sanitaria) retrocessioni e promozioni. Si stima che se non si tornerà a giocare, il danno sarà enorme per il calcio italiano. Lo sarebbe, con evidenza, per lo sport mondiale. Cancellati, di fatto, gli Europei, restano in forse altre competizioni Sarebbe prudente non ipotizzare date o fantasiose soluzioni. Nessuno sa quando si potrà riprendere una vita normale. Ergo una vita che contempli anche lo sport e la sua fruizione nel segno della partecipazione. Prima la salute: i morti non giocano e non partecipano.

Intelligenza e prudenza . Cose che vanno di pari passo. Mi ha telefonato oggi un caro amico e mi ha detto: “ Non riesco a far capire al più piccolo dei miei figli, che una volta al giorno porta fuori i cani, che il virus non è una super-influenza“. Già: il mondo abbonda di notizie spazzatura e di ubriaconi che digitano.

Quando l'emergenza  sarà finita, nulla sarà come prima. Si tornerà a modelli meno pachidermici, rispetto a quelli finora propugnati. Si giocherà di meno. Si guadagnerà di meno: giocatori, istituzioni e società. Si potrà circolare con più efficaci protocolli di sicurezza.

Dovrebbe essere il tempo della riflessione. E dell'unità di intenti. L'Italia ferita da un nemico subdolo ha ritrovato la voglia si sentirsi una. L'Italia dei cento campanili e delle mille  tifoserie che canta e suona dai balconi “Fratelli d'Italia“. E “Azzurro“ che è quasi un secondo inno nazionale. E' bello stia accadendo. La gente, in definitiva, mostra maggiore sensibilità del Palazzo.   

Chiudo ringraziando il mio amico Edward che ha messo a disposizione il suo albergo in zona Fiera, per i medici stranieri se la Regione Lombardia, otterrà i macchinari e i permessi per realizzare in quella zona un ospedale di emergenza.  Autorità continentale dei film di Jams Bond, non potendo mettere in pista 007 per risolvere i problemi, Edward  per “tirarmi su“ mi ha mandato una foto con un gol di Omar Sivori con la scritta: “Un po' di gioia in questo momento buio“ .

Ci metto del mio. La prima volta che ho visto giocare Omar Sivori ero adolescente. Un Juventus- Fiorentina al Comunale di Torino  l'anno dopo  la conquista del decimo scudetto. Esordiva nella Fiorentina, Albertosi. La Juventus non aveva Charles, infortunato e a centravanti schierava il giovane Nicolè. Uno a zero per i viola, uno pari con rete di Sivori. Poi due a uno su rigore ancora per i toscani e due pari nuovo con gol del Cabezòn. Sta bene a tutti, quel risultato. Alla Juve che non è in  lizza per lo scudetto. Alla Fiorentina che viaggia nei quartieri alti della classifica. Sta bene a tutti, ma non a quello con i calzettoni arrotolati. Che infatti quando mancano tre minuti alla fine, ne scarta un paio e tira. Sbilanciato finisce a terra. La palla colpisce un avversario ma per un singolare effetto flipper torna sul sinistro di Sivori. Che è sul prato, steso come Paolina Borghese, ma che nei riflessi è diabolico. E quindi, da terra, calcia verso la porta di Albertosi : 3-2 per la Juve . Con il timbro dell' “angelo con la faccia sporca“.