Ricordate quel giorno? JUVENTUS-NAPOLI

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
22.04.2018 10:35 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Ricordate quel giorno? JUVENTUS-NAPOLI
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© foto di Insidefoto/Image Sport

2 aprile 1967 – Stadio Comunale di Torino
JUVENTUS-NAPOLI 2-0
Juventus: Anzolin; Gori e Leoncini; Bercellino, Castano e Salvadore; Stacchini, Del Sol, Zigoni, Cinesinho e Menichelli. Allenatore: Herrera.
Napoli: Bandoni; Nardin e Micelli; Ronzon, Panzanato e Bianchi; Canè, Juliano, Orlando, Altafini e Sivori. Allenatore: Pesaola.
Arbitra Francescon di Padova.
Marcatori: Zigoni al 7’, Salvadore al 55’.

“HURRÀ JUVENTUS”
Stadio pienissimo e grande mobilitazione delle tifoserie: per il Napoli, il 1966-67, è anno magico o quasi, con la squadra incollata al vertice della classifica e illuminata dalla classe di Altafini e Sivori. Per la Juventus, ancora meglio: a nove giornate dalla fine, la squadra di Heriberto Herrera è a sole due lunghezze dall’Inter e intravede la possibilità di interromperne l’egemonia neroazzurra. Quel 2 aprile calcistico vive pure sul filo delle radioline: a San Siro c’è il derby e le notizie che rimbalzano dall’uno all’altro terreno di gara possono dare una svolta al campionato.
Tino Castano, al decimo anno di ininterrotta milizia juventina, festeggia la duecentesima presenza in maglia bianconera e la festeggia a suo modo, disputando una partita esemplare, da capitano e da trascinatore. C’è Sivori: ha un undici sulla schiena, ma il numero conta poco, la posizione in campo è quella solita, la “cabeza” pure, l’andatura caracollante e i calzettoni srotolati anche. Insomma, colore della maglia a parte, è il Sivori che otto anni di Juventus hanno reso beniamino della folla torinese. Ci si attende da lui una partita polemica, la vigilia è stata molto costruita su questa particolare. Ma il Cabezón non ci sta. Gioca per la squadra, fa il suo lavoro e, nel primo tempo, pur facendosi notare poco, è tra i migliori. La folla, juventina e partenopea è impreparata e finisce per dimenticare quello che doveva essere uno dei motivi piccanti del match. Non un fischio, la partita scorre liscia, bellissima, una delle più belle giocate dalla Juventus in quel campionato della rigenerazione.
Già, la partita. La Juventus attacca, per l’occasione Heriberto ha rispolverato il vecchio Stacchini all’ala destra, c’è Zigoni il “mattocchio” a centravanti, non c’è Depaoli, infortunato. Tre punte, la terza, inafferrabile, è Menichelli. Un’autentica spina per Nardin, il terzino partenopeo che si muove o dovrebbe muoversi sulle sue piste. Il Napoli recita alla perfezione il copione preparato dal Petisso Pesaola: attende a centrocampo e prepara il gioco di rimessa con l’attento lavoro di copertura di Juliano e Bianchi. Dopo soli due minuti Zigoni apre una breccia nel bunker azzurro e scarica il sinistro. Bandoni para; il portiere azzurro si ripete di lì a poco, ancora sul centravanti juventino, che stanga all’incrocio dei pali su sapiente imbeccata di Cinesinho. Niente da fare, si capisce subito che sarà durissima per la Zebra, che pure ha assoluto bisogno di vincere per non perdere contatto con i neroazzurri. Tanto più che il contropiede del Napoli è ben vivo e pericoloso. Alla mezzora, dopo ennesimi attacchi juventini, Juliano imbecca Altafini e Castano è bravissimo a sventare. Il capitano è splendido. Gioca con grande determinazione, nonostante un infortunio a un braccio abbia messo in dubbio la sua presenza in campo sino all’ultimo, vero emblema di quella Juventus tenace e indomita. Ma il Napoli, intanto, non concede nulla. Quarantacinque minuti sono passati invano, è sempre 0-0, ci sono stati momenti di vero assedio alla porta di Bandoni, ma la Juventus non è passata: ci ha provato a più riprese Menichelli detto Menico, rimediando al più qualche calcio d’angolo.
È l’ora dei transistor: l’Inter vince il derby, adesso più che mai la Juventus deve sbloccare il risultato.  Si intuisce che il goal è alla portata degli avanti bianconeri. Il Napoli riprende il gioco con Sivori menomato e sempre più arroccato a guardia della porta. La Juventus arremba: è Stacchini a dare il segnale della riscossa, al terzo minuto, ma Bandoni si salva d’istinto. Ed ecco il goal che spezza l’incantesimo. È l’ottavo minuto: Canè ferma in qualche modo Stacchini all’altezza del vertice sinistro dell’area napoletana e Francescon fischia la punizione. Batte Leoncini, mentre Menichelli e Del Sol si smarcano, guizzando in mezzo ad una selva di difensori napoletani. E proprio a Menichelli, dopo lungo indugiare e fintare, arriva la palla calciata da Leo. Menico smista di prima all’accorrente Zigoni, che insacca con violento sinistro rasoterra. 1-0.
Il Napoli parte a testa bassa, rivoluziona gli schemi adoperati con successo sino al goal e cerca di ribaltare, così, il tema tattico della partita. Ma la squadra bianconera resiste al mini forcing degli ospiti e, nel giro di un paio di minuti, si assicura la partita pervenendo al raddoppio. Del Sol cattura la palla nella sua metà campo e costruisce un mezzo contropiede che libera Stacchini sulla destra. Scambio in velocità e palla a Zigo che tira in corsa come può. Bandoni è sulla palla e respinge, ma Salvadore, capitato chissà come nei paraggi, ribatte dentro di piatto destro. Sul 2-0, la Juventus sembra paga e cerca di addormentare il gioco; viene così fuori il Napoli e la difesa bianconera deve superarsi per annullare le iniziative di Altafini, Canè e Bianchi. Castano, un braccio praticamente immobilizzato, gioca da gladiatore e chiude ogni varco, Orlando riesce a liberarsi per la conclusione al 28° minuto, ma trova Anzolin piazzatissimo. Poco dopo la mezzora, ci prova Altafini, ma senza fortuna: il tiro è fuori di poco. Il finale vede nuovamente la Juventus a comandare il gioco e catturare applausi dalla folla.
Stacchini sembra rinato, dopo una lunghissima assenza appare nuovamente elemento determinante, e chiude la sua partita con una serie di scatti alla maniera dei bei tempi, che inceneriscono Micelli, che pure non è l’ultimo arrivato in fatto di terzini d’ala. Il fischio finale trova una Juventus ancora a pieno regime di giri e col morale a mille. La sua folla è soddisfatta: si temevano per l’occasione rigurgiti di nostalgia per il passato rodomontesco e si scopre, alla resa dei conti, che la partita ha invece detto parecchio in proiezione futura. La vittoria, oltre che raffigurarsi in Castano duecento volte bianconero e in Sivori emblematico del recente grande passato juventino, rappresenta una tappa importante nella rincorsa allo scudetto.