Pirlo evoluzione di Conte. E quel plurale da leader carismatico
Quando Andrea Agnelli decise di affidargli la panchina della prima squadra, qualche giorno dopo averlo presentato come nuovo tecnico della Under 23, il partito degli scettici sventolo' la sua bandiera. "Azzardo" era il termine più utilizzato per definire la scelta di Pirlo, sostantivo che in realtà resiste. La decisione in effetti ha sorpreso, ma chi conosce il mondo Juve è convinto che si tratti di una scelta ponderata. Più o meno rischiosa. L'ex centrocampista sa di avere un compito difficile perché la panchina bianconera pesa, più della maglia indossata dai giocatori. L'inizio in campionato poteva essere migliore, ma ci sono attenuanti, in primis l'indisponibilità di alcuni elementi della rosa, alcuni ora recuperati. In Champions League, invece, già domani potrebbe arrivare il pass per gli ottavi. Comunque sia, prima di dare giudizi affrettati è meglio aspettare. Contro il Cagliari si sono visti progressi importanti, ora bisogna fare il salto di qualità, battendo una big.
Pirlo ha un'idea di calcio precisa fatta di dominio. Lui ha più volte detto d'ispirarsi a Conte, suo tecnico nella Juventus della rinascita post Calciopoli che vinse 3 dei 9 scudetti consecutivi. Rispetto all'allenatore dell'Inter, il Maestro però è meno rigido e adotta il modulo che meglio esalta le caratteristiche dei giocatori. Per esempio, in fase di non possesso la linea difensiva passa da 3 a 4, ma quest'ultima opzione è possibile anche ad inizio gara, come avvenuto contro il Cagliari e non solo. Mai, invece, Conte ha derogato dalla sua scelta ormai atavica del reparto arretrato a tre. Altra differenza sostanziale riguarda la fase offensiva. Pirlo imposta solitamente con il 3-4-1-2, utilizzando un trequartista per certi versi anomalo, con compiti di supporto alle punte, ma pronto ad arretrare di qualche metro quando la palla è tra i piedi dell'avversario. L'ex ct invece ha giurato fedeltà assoluta ad un centrocampo a 5 fatto di molta sostanza. Sotto questo profilo, è emblematico il fallimento legato al mancato utilizzo di Eriksen. Pirlo insomma vuole raggiungere i risultati soprattutto con tecnica e dinamismo, singolari le parole di De Ligt che ha applaudito il gioco moderno di Andrea. Conte invece si affida soprattutto alla grinta e all'intensità.
I due allenatori poi differiscono molto rispetto alla gestione del gruppo e alla comunicazione. Pirlo, anche dopo una gara giocata male, davanti ai microfoni non attacca mai la squadra. Sotto questo profilo invece sono note le frecciate di Conte, quando richiama i suoi ad una maggiore fatica, di fatto accusandoli di scarso impegno. Nel post gara contro il Torino lo ha evidenziato in modo palese, tradendo peraltro un certo nervosismo.
Più volte ex giocatori allenati da Conte ne hanno esaltato le doti da condottiero, ammettendo che avrebbero fatto di tutto per il "capo", quasi fosse una chiamata alle armi. Pirlo invece è meno appariscente, ma riesce comunque ad avere appeal su tutti, da Ronaldo al più giovane. Un aspetto particolarmente significativo del Maestro è inoltre l'utilizzo del plurale, soprattutto quando riceve i complimenti. "Stiamo provando a....", "Lavoriamo per...", "Crediamo che...", questo è un modo di coinvolgere e premiare i suoi collaboratori. Tipico del leader carismatico.