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TJ - BONUCCI: "Con Sarri abbiamo cambiato tutto. La scelta di andare al Milan mi ha cambiato, qui riesco a dare il 100%"

05.12.2019 19:20 di  Edoardo Siddi  Twitter:    vedi letture
Fonte: inviato all'Allianz Stadium
LIVE TJ - BONUCCI: "Con Sarri abbiamo cambiato tutto. La scelta di andare al Milan mi ha cambiato, qui riesco a dare il 100%"
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

PARLA BONUCCI

"Sono uscito dalla mia comfort zone e questo per me ha fatto la differenza. Nel mio percorso ho conosciuto persone che mi hanno fatto crescere e nei momenti di cambiamento ho avuto dentro di me risposte e anche la condivisione con persone importanti. Anche al di là del campo. Mia moglie mi ha fatto crescere sotto tanti punti di vista, anche tanti allenatori che si sono presi cura di me nelle giovanili dell'Inter. Sono arrivato all'Inter con 10 partite da difensore e questo era tutto nuovo, ma sapere come pensavano gli attaccanti mi ha aiutato. Chiaro che poi devi sapere che il mondo è sempre in evoluzione e devi essere sempre pronto a migliorarti e metterti in discussione. Devi essere sempre bravo a restare ad altissimi livelli, perché dietro di te c'è sempre qualcuno pronto a prendere il tuo posto. E' una sfida quotidiana con te stesso, con i compagni, che ti spingono a migliorare, e gli avversari. Certi cambiamenti vanno capiti, devi capire se certe cose sono giuste per te o se sono imposte. Devi avere un carattere forte, essere responsabile e fidarti degli altri. Io nella mia vita sono molto diffidente, ma ho la fortuna di capire le persone vere che mi dicono qualcosa per il mio bene. Io ho avuto mister Perrone che per me è stato la svolta".

C'è un atteggiamento diverso verso il cambiamento?

"I vecchi sono diciamo più responsabili. Più esterni. Io ora comincio ad andare dalla parte dei vecchi, se penso al Leonardo di due o tre anni fa, non rifarei alcune scelte. Non le rifarei perché un cambiamento mi ha portato a ragionare in maniera diversa. I giovani quindi devono accettare i consigli dei vecchi e i vecchi devono, tra virgolette, rubare l'entusiasmo dei giovani. Per noi il cambiamento è continuo e non puoi mai permetterti di fermarti e guardare a quello che hai fatto, perché se no arriva quello dietro e prende il tuo posto".

C'è un modo per riuscire ad adeguarsi al cambiamento? C'è un consiglio che puoi dare?

"Io quando si tratta di un cambiamento prima capisco, accetto le sue basi, le elaboro nel quotidiano, e poi mi applico. Perché se non ti applichi, se non hai la voglia di capire dove ti porta il cambiamento, sei perso. Ed è quello che quest'anno è successo con l'arrivo di Sarri. Un cambiamento totale rispetto al modo di giocare di prima. Devi capire e applicarti per resettare quello che hai fatto perché adesso il modo è differente. Prima, però, lo devi accettare, perché se hai la presunzione di dire che non vuoi cambiare quello di prima non cambi. Devi capire che quello che hai fatto nella comfort zone non è l'unico modo".

Quando hai capito che stavi invecchiando?

"Tanti di quelli con cui ho cominciato hanno iniziato a smettere, quindi mi guardo allo specchio. Poi comincio a vedere i '99, i 2000. Fortunatamente ora è tornato Gigi e mi sento giovane (ride,ndr)".

Se non siamo consapevoli di avere una necessità facciamo fatica a cambiare. Quando ti è stato detto che per crescere avresti dovuto cambiare ruolo, tu l'hai accettato. Ti ha fatto soffrire in qualche modo chiudere una strada?

"Sì, è stato difficile. Sono sempre cresciuto nel calcio per essere d'aiuto agli altri. L'assista da centrocampista, l'assist da attaccante, il gol... Ho dovuto resettare questo mio modo di pensare e ho capito che anche da difensore potevo essere importante per la squadra. Quello ha acceso la consapevolezza in me stesso di essere importante in un sistema di gioco. Questa consapevolezza mi ha aiutato a vivere il cambiamento e portarlo sul campo. Il saper fare assist, mi definiscono un po' un difensore atipico, arriva da quel mio passato, ma con il cambiamento ho capito che posso essere importante anche salvando un gol. A 14-15 anni vuoi essere un attaccante (sorride, ndr).. Io con mister Perrone ho avuto la fortuna perché anche lui era stato un difensore di Serie A quindi ho accettato il consiglio. Avevo guardato video di Nesta, che secondo me era quello cui potevo avvicinarmi per caratteristiche, mi sono messo lì, ho guardato e mi sono applicato".

Quanto spesso ti capita di notare tue mancanze dopo una partita? O hai bisogno di qualcuno che te lo faccia notare?

"Io sono abbastanza autocritico, mi rendo conto di quando sbaglio subito nelle partite. Anche questo modo di sentire questo errore che ti fa migliorare durante la partita. Se sbagli sei consapevole di aver fatto un errore e non lo ripeti. Per tanti anni mi veniva criticata la Bonucciata, è stato anche coniato il termine, perché mi piaceva giocare da dietro e qualche volta esagerando abbiamo preso gol per miei errori. Però sono testardo e nell'arco della carriera ho capito dove dovevo cambiare. Ci sono momenti in cui puoi tentare la giocata e altri in cui se la palla va fuori dallo stadio hai fatto il tuo. Acquisisci consapevolezza di cosa ti fa crescere e attraverso le esperienze trai il positivo. Anche quelle negative".

Essere un calciatore è una responsabilità mediatica. Quando ti sposti la gente ti ferma, come vivi questa cosa? Quando vai in giro per Torino pensi a dove vai? Quando ti fermano sei felice o ti dà noia?

"Giro normalmente. Cinema, ristorante, bar, a fare la spesa. Sono andato ieri sera. Sono andato a prendere i bimbi a scuola, abbiamo fatto la spesa e siamo tornati a casa. Cerco di fare quanta più vita normale si possa fare. C'è gente che ti chiede la foto o l'autografo, io cerco di essere disponibile con tutti, però a volte anche noi abbiamo le giornate no. Magari sei con i bimbi e cerco di fare più velocemente possibile. Loro ci sono abituati. Mi fanno sorridere perché quando le persone si avvicinano per una foto loro fanno già due passi indietro perché sanno già che si avvicinano per quello".

Sei sempre stato noto per un carattere impetuoso. Molti ti amano per questo, altri no. Certe parti del proprio con gli anni si imparano a gestire, tu hai imparato?

"In campo esiste un Leonardo diverso da quello che è fuori. Poi nel corso degli anni fai esperienza, commetti alcuni errori che ti portan oa fare alcune domande e capire che alcune cose devono cambiare. Oggi diverse cose di pancia che ho fatto non le farei. Sono focoso, orgoglioso, a 32 anni, con tre figli e una carriera alle spalle, scelte giuste e sbagliate, se avessi avuto tutto questo in quel tempo non avrei fatto alcune cose. Alcune risposte magari o alcuni comportamenti. Oggi diciamo che sono un po' più saggio rispetto a qualche anno fa. Le esperienze ti portano a crescere. La scelta di essere andato al Milan, lo sanno tutti, mi ha fatto maturare come uomo. E' stato un cambiamento importante, però come ho sempre detto qui so che posso dare il mio massimo perché quel cambiamento lì forse era troppo per quello che ero in quel momento. Oggi qui mi sento di poter dare il 100% perché è cambiato il Leonardo, ho trovato una famiglia e una casa molto accoglienti e riesco a calarmi al 100% in questa dimensione".

Il giovane Bonucci avrebbe gradito i consigli del Bonucci di oggi?

"Il giovane Bonucci era un po' troppo focoso. Quando incontri una persona che ti dà consigli per il tuo bene bisogna avere l'umiltà e l'accortezza di prenderli, di far tuo quel consiglio e poi magari porsi delle domande. Ho avuto tanti compagni più grandi, allenatore che mi hanno consigliato, io elaboravo il cambiamento che mi proponevano e cercavo di farlo mio. Tante cose che ho fatto non le rinnego perché mi hanno fatto diventare quello che sono oggi. Bisogna accettare quello che ci viene proposto, però analizzandolo nella maniera giusta".

Quando è che qualcosa deve essere ascoltata?

"Quando uno ti porta i fatti devi ascoltarlo, se ti porta solo le parole diventa difficile essere credibile. Se io parlo con un giovane portandogli i fatti che sono accaduti nella mia carriera magari lui un'analisi la fa. Se porto solo chiacchiere senza motivazione faccio fatica a entrare nella sua testa. La fortuna del calcio è che ti mette in sfida anche con i giovani, che ti spingono a migliorare con il loro entusiasmo. In squadra abbiamo tanti 20enni, li vedi carichi, che giocherebbero anche il giorno dopo. La concorrenza ti stimola a non tralasciare mai nessun dettaglio. Il loro entusiasmo per noi è vita. Dopo l'anno vedi i giovani che ti sfidano e per noi è il motivo che ci stimola. A seguire la dieta, ad andare in palestra, a fare la criosauna. Tutto quello che serve".

Prendiamo la tua giornata. Ci sono un sacco di false credenze secondo me su di voi. Come funziona la tua giornata tipo? A che ora ti alzi, cosa fai, dove vai? Giochi a calcio coi tuoi figli, fai i compiti con loro?

"Sveglia la mattina sette o sette e un quarto. Due vanno a scuole a una prende il latte. Lo facciamo anche noi. Facciamo colazione, se poi ho allenamento la mattina li accompagno a scuola, arrivo alle 8:45 qui, faccio terapie e allenamento, palestra, poi dopo quattro ore e mezza o cinque pranzo e intorno alle 3 torno a casa. Mi riposo una mezz'oretta e comincia il vero allenamento perché bisogna andare a prendere i bambini a scuola, dividerci con mia moglie tra il piccolo che va a tennis e il grande a calcio, poi si cena, qualche volta si esce, si va al cinema. Poi capitano eventi come questo, che portano via tempo e anche energia mentale, perché non siamo abituati a stare sul palco e parlare. Infatti sto sudando un po' (ride, ndr). Questa è la mia giornata tipo, poi ci sono le volte in cui si viaggia. La sera prima della partita in casa c'è il ritiro che per non saper né leggere né scrivere io eseguo, poi ci sono gli eventi pubblicitari, eventi... Riusciamo a fare tutto".

Quanto ti sei trovato alla Juve con compagni tanto più giovani di te, vi capite? Usate lo stesso linguaggio? Andate in sintonia? O ci sono discrepanze difficili da riempire?

"No, quello no. Sul campo no. Poi fuori dal campo, nei momenti liberi, si creano dei gruppetti. La parte più vecchia della squadra magari si trova più a suo agio a parlare. Magari i più giovani vanno a giocare alla Playstation, noi più grandi magari facciamo un discorso a parlare di cosa possiamo fare o migliorare. I giovani quasi sempre si dilettano di più rispetto a noi vecchi anche in ritiro. Cerchi anche tu di far capire loro le responsabilità che hanno rappresentando una società, una maglia o come succede in Nazionale, una nazione. Devi essere d'esempio sempre".

Terminato l'intervento di Leonardo Bonucci al workshop Randstad, intervistato da Rudy Bandiera.

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Oggi l'Allianz Stadium è teatro del workshop Randstad "Comprendere e trasferire il cambiamento", sul confronto fra generazioni come vantaggio competitivo per le persone e le aziende. 

L'allungamento dell'età pensionabile e l'avvento delle tecnologie digitali hanno reso sempre più frequente la coesistenza sul posto di lavoro di persone appartenenti a generazioni anche molto distanti fra loro, per età e competenze. La sfida per le imprese è creare un ambiente di lavoro che promuova una collaborazione positiva fra generazioni e che metta ogni lavoratore nelle condizioni di esprimere al meglio il suo potenziale. Rudy Bandiera (divulgatore e TEDx speaker) e Sara Portolano (Delivery Manager Career Management Randstad) rifletteranno su come valorizzare le differenze di età e facilitare il dialogo mettendo sempre al centro la persona e le sue esigenze.

Ospite speciale della serata il difensore della Juventus e della nazionale italiana di calcio Leonardo Bonucci, intervistato da Rudy Bandiera. Tuttojuve.com vi riporta le sue parole.