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Nocchi sulla Juve U23: "Sarei rimasto a lungo, spero in un arrivederci. Le difficoltà e i rimpianti, vi dico chi potrà ambire alla prima squadra. Israel? E' più forte di quel che ha fatto vedere"

19.07.2021 13:30 di Mirko Di Natale Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Nocchi sulla Juve U23: "Sarei rimasto a lungo, spero in un arrivederci. Le difficoltà e i rimpianti, vi dico chi potrà ambire alla prima squadra. Israel? E' più forte di quel che ha fatto vedere"
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© foto di Paolo Baratto/Grigionline.com

Timothy Nocchi non è più un giocatore della Juventus ormai da qualche giorno. La sensazione è davvero strana, perché il portiere di Cecina ha vissuto l'ambiente bianconero per quasi 15 anni facendo tutta la trafila dalle giovanili fino ad arrivare all'U23 nel 2018. La nostra redazione lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per parlare della sua esperienza e non solo:

Se ti nomino la parola Juventus, quali sono i ricordi che vengono in mente?

"Ci sono oltre dieci anni di racconto che potrei fare. Ciò che mi ha stupito maggiormente per quando riguarda l'U23 è la programmazione, le strutture, gli allenatori e i preparatori, perché rispetto ad altre realtà di Serie C qui devi pensare solo ad allenarti e basta. La vittoria della Coppa Italia è il ricordo più bello, è stato il mio primo trofeo vinto con la maglia che ho sempre avuto cucito addosso. Per non parlare, poi, dei momenti trascorsi con la prima squadra e delle partitelle con Ronaldo e tutti gli altri campioni. Qui mi sono molto responsabilizzato, d'altronde ero uno dei più vecchi della rosa".

Come mai il vostro matrimonio così duraturo si è interrotto?

"Forse devi chiederlo a loro (sorride ndr), scherzi a parte il progetto U23 ha avuto una crescita incredibile e soprattutto continua. Nel calcio tutto accade velocemente, può capitare che da un mese all'altro possano cambiare idee e decisioni. Sarei rimasto alla Juve ancora a lungo, tanto è che vivo ancora a Torino perché qui mi sento a casa. Magari più avanti ci si può rincontrare, spero sia un arrivederci e non un addio".

Che cosa bolle in pentola? Quale sarà il tuo futuro?

"Spero in un progetto allettante che possa coinvolgermi e dare l'opportunità di continuare a giocare da protagonista. La speranza è di trovare una società che voglia fare le cose in maniera seria. A livello fisico sono al top, mentalmente penso di essere esperto al punto giusto".

Tornando al racconto dell'U23, quale è l'allenatore che è riuscito a darti di più?

"Sono stati tre allenatori che sono stati alla guida della Juve in tre anni completamente diversi. Zironelli ha dovuto gestire un progetto nuovo a cui non era abituato, tanti ragazzi che durante la settimana andavano in prima squadra e a volte non tornavano nemmeno, la situazione era del tutto nuova e siamo andati in difficoltà. Il mister, oltre che una grande persona, è stato bravo dal punto di vista lavorativo e ha fatto il massimo".

Il primo è l'anno delle difficoltà, quello con Pecchia come è stato?

"Eravamo già consapevoli di questo, Pecchia è arrivato con una professionalità assoluta. Gran parte della vittoria in Coppa Italia è merito suo. Purtroppo il Covid-19 ci ha tarpato un po' le ali, perché eravamo davvero in rampa di lancio. Zauli, invece, era l'allenatore della Primavera ed è arrivato trovando con se alcuni ragazzi che già conosceva. Dispiace per aver perso molti punti per strada durante la stagione, soprattutto per il play-off che poteva esser affrontato da una posizione migliore. Per me si poteva andare molto più avanti".

Però anche con Zauli si è ripetuto un po' quel che era accaduto con Zironelli, mi riferisco al fatto che molti dei tuoi compagni erano stabilmente in prima squadra e poi ritornavano il giorno stesso con voi.

"Puoi esserne consapevole quanto vuoi, ma questo crea sempre delle difficoltà. Mi viene in mente la partita di Verona della prima squadra dove erano stati aggregati diversi compagni che poi erano tornati a Lecco il giorno stesso. Non mi voglio nascondere, fu un match senza attenuanti. Diciamo che nel momento in cui accadeva ciò, qualche punticino per strada lo hai lasciato".

Hai condiviso lo spogliatoio con Franco Israel, che cosa ti ha più colpito del giovane talento?

"E' un ragazzo molto solare, oltre che un grande professionista. Ci siamo divertiti davvero molto. Per me è molto più forte di quel che ha già fatto vedere, sono convinto che le sue qualità verranno fuori in maniera lampante. Non so se rimarrà qui o andrà via in prestito, ma più giocherà e più dimostrerà di essere bravo".

Quale dei tuoi ex compagni di squadra vedremo in pianta stabile in prima squadra? Uno di questi sarà Drăgușin?

"Quando c'è stato stupore attorno a Drăgușin, noi non eravamo molto sorpresi. Bastava vedere come giocava, le sue qualità sono sotto gli occhi di tutti. E' un classe 2002, ha un fisico imponente ma il suo punto di forza è la mentalità. Lui esordì con Pecchia nel match con la Pro Patria, ciò che mi impressionò era la tranquillità con cui giocava. Radu, a mio parere, farà una grandissima carriera".

Uno l'ho suggerito io, tu invece?

"Posso dire che a me piace tantissimo Ranocchia, perché è un ragazzo con la testa sulle spalle e grandi qualità dal punto di vista fisico e tecnico. E un altro di cui non posso che parlare bene è Di Pardo, è fisicamente mostruoso. Idrissa, che è andato al Pisa, era il nostro recupera palloni, tecnicamente non si era presentato benissimo ma era riuscito a migliorare l'anno successivo. Anche Beruatto, suo compagno di squadra, ha vissuto una buona annata a Vicenza e farà bene. Auguro il meglio a Coccolo, aveva iniziato bene ma poi si è fatto male. In lui credo tantissimo".

Come in una partita di ping-pong ora tocca a me rispondere. Hamza Rafia?

"Hamza non c'entra niente con la Serie C, era sprecato in questa categoria. Ha qualità tecniche superiori superiori alla media, sono sicuro che si consacrerà nelle categorie superiori".

Salendo e arrivando a parlare di prima squadra, chi ti ha rubato più l'occhio?

"Quando mi sono ritrovato al cospetto di Ronaldo, Dybala e tutti gli altri, l'emozione è stata grande. Però mi sono concentrato più sui portieri, un po' per vedere come si comportavano. Szczesny come portiere è indiscutibile, tra l'altro è anche mio coetaneo. Ha avuto un calo come tutta la squadra, a livello tecnico è uno dei migliori portieri in Italia e in Europa. Non lo si può discutere".

Quale è stata la tua partita migliore in questo triennio?

"A livello di importanza è stata la finale con la Ternana, ma per il valore della partita rispondo quella con la Reggio Audace di agosto nel girone. Noi dovevamo a tutti i costi fare risultato per passare il turno, per cui è stata davvero fondamentale per la vittoria finale. Ricordo che feci un sacco di parate e parai anche un rigore".

Si ringrazia Timothy Nocchi per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.