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Il derby di Amauri: "Al Toro ero più teso, alla Juve ho capito il significato. Vi racconto i senatori bianconeri, nel 2014 parlai troppo presto. Su Morata e il campionato..."

04.12.2020 11:30 di Mirko Di Natale Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Il derby di Amauri: "Al Toro ero più teso, alla Juve ho capito il significato. Vi racconto i senatori bianconeri, nel 2014 parlai troppo presto. Su Morata e il campionato..."
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© foto di Alberto Fornasari

"Sarà un derby particolare questo: la Juve non è la prima della classe, il Torino è in zona retrocessione. Per entrambe la vittoria avrebbe un sapore doppio: risalire la classifica e affondare la rivale cittadina. Sono molto legato ad entrambe, spero in un pari". Pensieri e parole di Amauri Carvalho de Oliveira, doppio ex di Juventus e Torino, che in esclusiva ai microfoni di TuttoJuve.com analizza la stracittadina e non solo:

Ti sarebbe piaciuto esser in campo domani?

"Chiaramente sì, perché farò sempre il tifo per Juve e Toro. Tutti sono a conoscenza del fatto che per i tifosi queste sono sfide molto sentite, ma posso assicurare che il calciatore la vive due volte di più. L'atmosfera è particolare, la pressione è davvero alta, ma quando sei il protagonista di una stracittadina è ben diverso dall'essere un semplice spettatore".

In quale delle due squadre eri più teso per questo match?

"Ho avvertito più tensione quando vestivo la maglia del Toro, perché nell'ambiente c'è più voglia e volontà di battere la sorella più grande. Poi, quasi sempre, c'è più tempo per preparare il match: i granata ci pensano da martedì, i bianconeri da ieri. E la stessa considerazione la si può fare per il tifoso: quello del Torino ci pensa già da tempo, quello della Juve successivamente alla sfida europea".

Più tensione con la maglia del Toro, dove invece hai compreso appieno il significato di derby?

"Alla Juve, non potrebbe essere altrimenti. Ho avuto la fortuna di decidere il primo derby disputato, da lì che ho capito il significato di questo confronto. Scommetto quello che volete che i bianconeri, una volta finito il match con la Dynamo, invece di festeggiare la vittoria hanno iniziato a caricarsi per il derby, Ricordo bene, ai miei tempi, come i senatori di quella squadra dicevano che dovevamo vincere per i tifosi e per la città di appartenenza".

Genericamente citi i senatori, ma vogliamo fare qualche nome e cognome?

"C'era Alex che parlava molto poco, ma quando lo faceva si sentiva eccome. Chiello non aveva la stessa esperienza di oggi, ma nutrivamo già allora delle bellissime speranze per il suo futuro. Qualcuno di loro, però, parlava meno del capitano e il suo nome corrispondeva a Pavel Nedved. Anche se preferiva stare sulle sue, nel momento in cui apriva bocca era impossibile non ascoltarlo. Gigi invece preferiva farsi sentire di più durante la settimana, Camoranesi, Trezeguet e poi c'era Salihamidzic che era ben voluto da tutti. Lo ricordo con grande piacere, era sempre positivo. Sissoko? Il mio uomo preferito (sorride ndr), era divertente perché faceva un miscuglio delle varie lingue. Eravamo davvero un bel gruppo".

Sarà la partita di Paulo Dybala?

"Sicuramente è una grandissima occasione, per questo gli auguro di poter fare bene. E' un giocatore straordinario e le sue qualità non possono essere messe in discussione, ma in questo momento non è l'attaccante bianconero ad aver più fame e gamba. I tifosi del Toro sperano di trovarlo in cattiva forma, ma da buon argentino sa come esser decisivo. Chiesa? Federico ha giocato molto bene, sono contento per lui. Il suo gol ha ricordato uno dei miei (sorride ndr) e bisogna fare i complimenti, in quella circostanza, anche ad Alex Sandro".

Sì, Alex Sandro ha fatto finalmente una buona partita.

"E' vero, l'ho visto avere molti spunti ed è stato presente in zona offensiva. I tifosi del Brasile vorrebbero vedere sempre queste cose da Alex Sandro, perché non c'è un vero e proprio terzino sinistro nella nazionale verdeoro. Nel corso degli anni si è un po' arenato, spesso ha giocato in maniera elementare. Quando giochi nella Juventus devi fare sempre qualcosa in più".

C'è un episodio curioso che ricordi dei derby che hai giocato nella tua carriera?

"Nella mia carriera ho vinto due derby, uno con la Juve e uno col Toro. In due di questi, con la maglia dei granata, purtroppo c'è stata la beffa dell'ultimo minuto. Ricordo che nel 2014 lo 'Stadium' mi insultava pesantemente, così qualche minuto prima del gol di Pirlo risposi ad un tifoso di stare zitto e gli mimai il risultato di 1-1. Pensavo davvero fosse finita, e invece col senno del poi mi sono reso conto che non avrei dovuto farlo (sorride ndr)".

L'ultima volta chiedevi alla società Suarez, poi è saltato fuori Morata. Quindi ha fatto bene a prenderlo?

"Al 100%, non c'è bisogno nemmeno di domandarlo. All'epoca non ero a conoscenza del suo nome, tra i nomi letti c'erano quelli di Suarez, Dzeko e Milik. Qui ad Orlando mi è capitato di incontrare un ragazzo italiano che tifa Juventus, mi ha chiesto un parere su Morata e gli ho risposto 'tanta roba'. Lui però voleva l'uruguagio, ma come suggerito da me era solo questione di tempo. A mio parere è il numero nove perfetto: aiuta la squadra, si lamenta poco, segna a grappoli. La sua espulsione a Benevento mi ha colpito molto, in campo ho sentito anche di peggio".

Che si dice in America di Weston McKennie?

"Onestamente non sento molto parlare di lui, ma questo è un tipo di giocatore che serve tantissimo in un contesto tecnico come quello bianconero. A me colpisce la sua onnipresenza, sia quando gioca titolare e sia quando subentra. Ha qualche eccesso ogni tanto ma è ancora giovane, mi ricorda molto Gennaro Gattuso che ora allena il Napoli".

Un tuo parere sul campionato: come lo vedi?

"Penso che la Juventus sia partita con un grosso punto di domanda, non poteva esser altrimenti visto che in estate ha cambiato il tecnico e acquistato molti giocatori giovani. A me il gioco della squadra piace molto, rispetto al passato non ha più quella solidità che le permetteva di non pareggiare partite come quelle di Crotone e Benevento. Ma resta la più forte, è solo questione di tempo prima che riagguanterà la vetta. Diciamo che ha dato un po' di tempo alle altre di godersi i primi posti (sorride ndr). Milan? Sono sincero, non l'avevo mai messa tra le prime quattro della Serie A. Ibrahimovic ha cambiato il volto, adoro quel giocatore e come riesce ad esser decisivo a quell'età. L'Inter mi piace molto, Lazio e Napoli sono sempre lì mentre l'Atalanta per me ha fatto un passo indietro in ambito nazionale".

Si ringrazia Amauri Carvalho de Oliveira per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.