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Carlo Dell'Omodarme: "Oggi è il calcio dei divi, ho perso l'interesse a seguirlo. CR7 umile e modesto. Juve? Vi racconto l'episodio con uno dei fondatori"

27.01.2021 11:30 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Carlo Dell'Omodarme: "Oggi è il calcio dei divi, ho perso l'interesse a seguirlo. CR7 umile e modesto. Juve? Vi racconto l'episodio con uno dei fondatori"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Tra tutti i cavalieri che hanno difeso la "Vecchia Signora" c'è anche lui, Carlo Dell'Omodarme, che tra il 1963 e il 1966 indossò per quasi 50 volte la maglia bianconera. La prima presenza, però, fu qualche anno prima, nella Juventus che fu allenata prima da Sandro Puppo e poi da Teobaldo Depetrini. "Torino è stata casa mia, la Juve è stata una scuola di vita - risponde in esclusiva ai microfoni di TuttoJuve.com - che mi ha insegnato tanto. La prima cosa che apprendevi era l'educazione". Ma stasera, in particolare, la Juventus sfiderà la Spal per la semifinale di Coppa Italia. E a chi chiedere il pronostico se non ad uno storico doppio ex? "La Juve è favorita per blasone, spero vinca il migliore. Se devo esser sincero, non seguo più il calcio. Ad 83 anni ho altri interessi, non sono nemmeno più tifoso. Per questo non posso dare un giudizio tecnico sull'incontro".

Sono pochi gli ex calciatori ad essersi disinteressati di questo sport. Che cosa è successo?

"Perché non esiste più quella bellezza di cui mi sono innamorato. C'è più freddezza, non c'è più entusiasmo. Oggi hanno creato dei divi. Una volta il calcio era un mestiere come un altro, un po' più riconosciuto economicamente ma non era un divismo come lo è attualmente. C'è troppa pubblicità, vivono troppo di quello. Alcuni hanno perso i veri valori. Spesso sento la nostalgia del calcio che ho conosciuto, ho conservato i vecchi 'Hurrà Juventus' che ho riletto più volte nel corso della vita. Rivedere certe sfide disputate con Pele, Di Stefano, Kupa è un qualcosa che mi fa emozionare".

Pensa che la rappresentazione odierna della figura del divo sia Cristiano Ronaldo?

"No, giocatori come lui, Buffon e Chiellini sono grandi ma nello stesso molto umili e modesti. Ronaldo non è certamente la rappresentazione del divo".

Tornando al suo primo pensiero, in effetti, la sua è una visione che oggi è definita agli antipodi ma che troverà d'accordo chi ha vissuto tutto quello.

"E' tutto completamente differente, c'è una esaltazione generale per delle giocate molto semplici. Una volta dovevi lavorare sodo per essere titolare, oggi con i contratti di tre o quattro anni sei quasi obbligato a scendere in campo. Anche la longevità non era la stessa: ai miei tempi a trent'anni eri già arrivato, ora puoi giocare fino ai quarant'anni ed essere ancora in forma. Vogliamo anche parlare di come si viveva questo sport? Prima era una festa, ora non lo è più. Con mia figlia decisi di andare a vedere Lucchese-Spezia, fu impossibile. I tifosi di casa ci aspettarono in stazione, ci insultarono e ci buttarono addosso degli oggetti. Non c'è più aggregazione, ecco perché ho perso l'interesse".

Affermava che si è trovato bene alla Juve, che ricordi possiede di quella esperienza?

"Da La Spezia sono arrivato a Torino che ero un ragazzino, con la cosiddetta valigia di cartone. All'interno erano presenti le mie speranze e i miei sogni. Posso dire che si sono realizzati, uno di questi è stato esordire a diciotto anni con la Juventus in Serie A. Era la Juve di Garzena, Colombo, Boniperti, Hamrin. Nei primi anni sessanta a dominare era l'Inter di Mazzola, ma ricordo una nostra vittoria contro di loro nella Coppa Italia del '65. Noi arrivavamo sempre alle loro spalle, anche se poi c'erano ragazzi come Sivori, Del Sol, Castano, Zigoni, Mazzia".

Come era Omar Sivori?

"Non l'ho conosciuto nelle sue annate migliori, perché il meglio lo ha dato con John Charles. Nulla ,però, toglie che Sivori fosse un campione anche allora. Come dicevo poc'anzi, erano anni in cui la squadra non riusciva a vincere con la continuità di oggi. Ora che apro il cassetto dei ricordi, come posso dimenticarmi dei ragazzi della generazione seguente: Bettega, Furino e tanti altri che hanno fatto la storia del club".

C'è un episodio particolare che vuole raccontare legato a quei tempi?

"La prima volta che da ragazzino sono andato in sede alla Juventus, che era situata in piazza San Carlo al di sopra del caffè Torino, ho avuto il piacere di incontrare i fondatori del club. Uno di loro, il commendatore Zambelli, si è avvicinato dicendomi che dovevo alzarmi in piedi e salutarlo in maniera più formale. Questo fa capire come era la Juve in quegli anni, prima di tutto veniva l'educazione. Oggi è una società seria come allora".

E alla Spal come si era trovato?

"Molto bene, Ferrara è una città di cultura ed è stato molto piacevole viverci. C'era un grande presidente, Giampaolo Mazza, con cui sono sempre stato in buonissimi rapporti, e ho giocato non in maniera continua tra il '61 e il '69. Conservo solo bellissimi ricordi di quel periodo".

Per curiosità, che giocatore era Carlo Dell'Omodarme?

"Un giocatore scattante sulle fasce, diciamo un lavoratore del calcio molto modesto. Posso dire di essermi tolto le mie soddisfazioni".

Si ringrazia Carlo Dell'Omodarme per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.