Una poltrona per due: quanto possono pesare gli infortuni e la falsa idea di un campionato deciso da una partita

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
20.02.2018 00:30 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Una poltrona per due: quanto possono pesare gli infortuni e la falsa idea di un campionato deciso da una partita
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Colpo su colpo. La Juve chiama, il Napoli risponde: la bistrattata Serie A è l’unico dei principali campionati europei in cui la lotta per il titolo non sia già decisa. Stiamo assistendo al torneo più avvincente delle ultime stagioni, ma anche al più noioso. Sul primo fronte, da anni nessuno ha davvero immaginato che la Juve potesse non vincere, alla fine. Lo stesso Napoli e la Roma ci hanno provato, ma la lotta scudetto, nelle ultime cinque stagioni, non è mai davvero stata in bilico. Sul secondo, Juve e Napoli sono così lontane dal resto delle contendenti, che fanno gara a sé. In modi diversi. 

Bianconeri e azzurri esercitano uno strapotere assoluto, al momento, rispetto alle altre diciotto del campionato. Uno strapotere, dicevo, di natura diversa. Quello della Juve affonda nel dominio degli ultimi anni, in una programmazione accurata e quasi maniacale di ogni aspetto della società. Nella costruzione di una squadra fatta per vincere tutto, o almeno provarci. La Juve vince perché è fatta per vincere, e quando non lo fa si limita ad andarci vicina. Il Napoli, invece, ha altre basi: non ha una società altrettanto organizzata, non ha neanche l’ambizione a diventare una grande squadra per davvero, insegue la vittoria perché la vede possibile, e anche perché vincere uno scudetto è un mezzo miracolo per chi tifa azzurro.

Programmazione da un lato, bel gioco dall’altro. La fotografia spesso è questa, ma è anche parziale. La Juve è sì un rullo compressore: spesso mette il pilota automatico e schiaccia l’avversario senza offrire grande spettacolo. Ma tante altre volte diverte, e convince. Il Napoli entusiasma sì per quello che mette in campo, ma ha imparato anch’esso a subire e poi vincere comunque, a essere pragmatico e non lasciare punti per strada. È la via dei vincenti, e con qualche contraddizione gli uomini di Sarri l’hanno imboccata. Non si può parlare di grande squadra, perché una grande squadra non rinuncia in partenza a una competizione come l’Europa League. Ma lo scudetto, nella storia del nostro calcio, l’hanno vinto anche squadre che non erano grandi. 

L’attualità, da una parte e dall’altra, parla di infortuni. Il Napoli per molti aspetti vi è più abituato: l’idea meravigliosa di piazzare Mertens centravanti (vero e non falso nove) nasce dal primo infortunio di Milik. L’assenza di Ghoulam, per ora, è stata tamponata discretamente. A lungo andare, però, la rosa a disposizione di Sarri potrebbe mostrare le sue lacune. Per ora non abbiamo visto alcun calo, ma è fisiologico a un certo punto della stagione, anche di quelle più belle. Sulla carta, la Juve dovrebbe essere più attrezzata per reggere l’impatto di assenze pesanti, ma negli ultimi tempi si stanno assommando troppo di frequente. Al momento, Allegri ha fuori quasi tutto il proprio reparto offensivo. Si è confermato bravissimo, a gara da giocare e anche a gara in corso, nel trovare rimedi, ma dovrà superarsi ancora una volta nelle prossime due-tre partite, senza Higuain e Bernardeschi, con Dybala a mezzo servizio, e Cuadrado che chissà quanto rientrerà. 

Gli infortuni, per gravi che possano essere, non saranno ovviamente l’unico fattore di questo finale di stagione. C’è anche, nelle analisi dei numeri fatti registrare da Juve e Napoli, un fraintendimento di fondo. L’idea che uno scudetto possa essere deciso da una sola partita, lo scontro diretto del girone di ritorno. Detta così, sarebbe una bella notizia per i tifosi della Juve: all’andata Allegri ha imbrigliato Sarri e gli ha dato anche un paio di lezioncine, ribadendo la sua oggettiva superiorità rispetto al (bravissimo) collega. Immaginare che lo scudetto possa essere assegnato da una gara, però, mi sembra un’esagerazione. Lo dicono i numeri di questa prima parte di stagione, sia pure, ma se così fosse sarebbe la certificazione di un campionato a due, che nella realtà non esiste. Ci sono altre avversarie da temere, c'è il Milan che sta tornando, l'Inter che è ferita ma a un certo punto si rialzerà. La Lazio, che ha rifilato quattro gol al Napoli sia all'andata che al ritorno. C'è un campionato intero da tenere a bada, c'è la distrazione europea, che per la Juve è diversa e da lì nasce la rabbia di Allegri. Il tecnico sa, magari non per la prima volta, di avere qualcosa di concreto da poter perdere. E non vuole certo chiudere la sua avventura alla Juventus, quando sarà, come l'allenatore di tanti scudetti ma due finali perse.