Torna la Champions: niente maledizioni, al Camp Nou la Juve deve dare risposte e un messaggio. Dybala si prenda la scena, nessuno tocchi Sturaro. Bel gesto la fascia a Lichtsteiner

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
12.09.2017 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Torna la Champions: niente maledizioni, al Camp Nou la Juve deve dare risposte e un messaggio. Dybala si prenda la scena, nessuno tocchi Sturaro. Bel gesto la fascia a Lichtsteiner

Dov'eravamo rimasti? Ah sì, a Cardiff. Quella della doccia fredda subita dal Real Madrid, quando immaginavamo una Juventus in grado di tornare a vincere la Champions League, e invece abbiamo fatto i conti con una squadra incapace di reagire a un paio di schiaffi. Figli della (cattiva) sorte, ma anche dei (buoni) piedi altrui. Di Cardiff si è scritto e detto di tutto. Dimenticarsi di quella sera, per certi aspetti, è la cosa migliore da fare: le maledizioni esistono nelle favole, non nel calcio. Dalle grande aspettative, e poi dalla grande delusione, si deve però anche imparare: la Juve che oggi tornerà in Champions League è una squadra, comunque vada, più matura. Più forte o meno forte? Questo deve dirlo il campo, e non il 12 settembre. 

Affrontare il Barcellona, a Barcellona, può essere un avvio duro, ma anche un ottimo modo di capire a che punto è la squadra di Allegri. I blaugrana, più dei bianconeri, sono stati accusati di un mercato sottotono. Pesa l'addio di Neymar, pesa soprattutto averlo sostituito male e a caro prezzo. Però, al netto di una campagna acquisti discutibile, il Barcellona è sempre lì, in vetta alla Liga, spauracchio in Champions League. Non è più la squadra "ingiocabile" di qualche anno fa e non è neanche più un modello per gli altri club, ma è sempre un'avversaria da non sottovalutare, che in ogni partita può tirare fuori il classico coniglio dal cilindro. Il modello, per inciso, è sempre più il Real Madrid, a livello continentale: stelle dagli altri club integrate coi talenti dalle giovanili, le merengues sono diventate più razionali e anche più vincenti. Ma guardiamo al presente: Barcellona dirà poco in concreto, cioè sulla qualificazione, e molto su quello che può essere la Juve nel resto della stagione.

La qualificazione non si deciderà al Camp Nou: lo ha detto Allegri già all'indomani del sorteggio, il passaggio del turno si giocherà in trasferta a Lisbona e Atene. Al massimo, la sfida diretta fra Vecchia Signora e culés potrà decidere il primo posto nel girone, ma la storia recente della Champions insegna che non è così fondamentale per il cammino verso la finale. Dirà invece molto, la partita di stasera, sulle intenzioni della Juve e il messaggio che vuole mandare. Due finali in tre anni possono pesare a livello psicologico e del resto anche la rosa è più in là con gli anni: in Europa, ma anche in Italia, ci si interroga sul posizionamento internazionale dei bianconeri. Vincere, o comunque convincere, alla prima gara, in trasferta in uno dei 2-3 stadi più difficili del Vecchio Continente, sarebbe un bel messaggio: noi ci siamo, siamo una grande, puntiamo a Kiev e alla coppa dalle grandi orecchie.

Di risposte, poi, ne deve dare anche Paulo Dybala: è per distacco il miglior giocatore del nostro campionato, chissà fino a quando, ma proprio a Cardiff si è eclissato. Ora, da oggi in poi, deve dimostrare che merita l'ipotetica eredità di Messi. Mancherà Mario Mandzukic e il fatto che Allegri stia pensando a Sturaro sulla trequarti non è un caso: nella delicata architettura della squadra, serve un giocatore con due cuori e quattro polmoni sulla fascia sinistra. Uno dei motivi per cui tanti sottovalutano il lavoro del croato: non è un asso mondiale come ala, ma è il ruolo in cui rende al meglio, in cui si rende indispensabile. Lo ha trovato, lo ripetiamo: viva Mandzukic, sempre. Stasera mancherà, ma non buttiamo la croce addosso a Sturaro: ha qualità, non quelle di una stella ma di un ottimo giocatore, che da altre parti sarebbe titolare senza grossi dubbi. Poi, la scelta può essere giusta o sbagliata, forse servirebbe altro in quel ruolo al Camp Nou. Però questa Juve, nuova anche quest'anno, ha bisogno di tempo e meccanismi oliati. E Allegri merita ancora tanta fiducia, sempre e comunque.

Un bel messaggio, di sicuro, è stata la fascia affidata a Stephan Lichtsteiner. Un bel gesto, nei confronti di un giocatore che ha fatto la storia recente della Juve, e anche dei tifosi che al suddetto sono parecchio affezionati. E qui bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: una settimana fa scrivevo che la scelta di tenere lo svizzero fuori dalla lista Champions fosse discutibile. La Juve ha risposto e lo ha fatto nel migliore dei modi: le contingenze possono portare a scelte dolorose, ma Licht resta un pezzo importante di questa squadra e questa società. Sarebbe stato comunque utile, in questo momento, anche nel contesto europeo, ma il capitolo può considerarsi comunque chiuso.