SOTTOBOSCO - Montagne di fango fuori da sede Juve e la società porge l'altra guancia. Da Gravina solo strali contro Agnelli, ma niente idee nè fatti. E se Dybala rimanesse? Bianconere, testa e cuore: saranno accontentate dall'"uomo d'onore"?

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
28.03.2022 00:50 di  Andrea Bosco   vedi letture
SOTTOBOSCO -  Montagne di fango fuori da sede Juve e la società porge l'altra guancia. Da Gravina solo strali contro Agnelli, ma niente idee nè fatti. E se Dybala rimanesse? Bianconere, testa e cuore: saranno accontentate dall'"uomo d'onore"?
© foto di Andrea Bosco

Avevo fatto gli auguri a Gabriele Gravina. Erano sinceri. Anche se non l'ho mai apprezzato come presidente federale. Anche se alcuni suoi silenzi li ho vissuti come insopportabili. Ma dopo la batosta contro la Macedonia del Nord  che ha condannato all'esclusione la Nazionale dai mondiali del Qatar ritenevo (e ritengo)  serva fare squadra. Che non servano  polemiche ma  fatti. La posizione di Mancini è diversa da quella di Gravina. Mancini si dice, potrebbe dimettersi, ma la pubblica opinione non ha chiesto la sua testa. Magari ha inviato qualche vaffa ai giocatori. Ma Mancini, no. Gravina viceversa, da consumato gattopardo aveva chiarito mesi prima della partita, poi rivelatasi fatale, che non aveva alcuna intenzione di dimettersi. Gli uomini come Gravina si reputano indispensabili. Ma l'emergenza (superata) Covid, la sua volontà nel far riprendere il campionato quando tutti (a cominciare dall'allora ministro dello sport penta-stellato) erano contrari, hanno gratificato Gravina di qualche merito. Facendo passare in cavalleria opache situazioni che hanno coinvolto, chi più, chi meno, tutti i club del paese.

Ma oggi, all'indomani della sconfitta che in molti hanno paragonato alla “vergogna“ subita nel 1966 ai mondiali contro la  Corea  mi sarei aspettato l'enunciazione di fatti. Vere idee. Riforme, in una parola. Non il piumino di una (quando?) limitazione dell'impiego di calciatori stranieri nei campionati giovanili. Mi sarei aspettato un provvedimento che tagliasse  il numero delle partecipanti ai campionati di serie A e serie B. Mi sarei aspettato  iniziative, per fissare un tetto sugli ingaggi. Per limitare l'invadenza economica (commissioni) dei procuratori. Mi sarei aspettato una riforma dei calendari. Mi sarei aspettato un ritorno (immediato) degli azzurri a casa. Non la disputa di una inutile partita contro la Turchia, solo perché  i “diritti televisivi“ era stati già venduti.

Perché  Gravina lancia strali contro Agnelli e la Juventus, colpevoli di “tramare” una Superlega per “ricchi“ nel segno degli introiti. Ma poi da perfetto paggio di Ceferin, piega il ginocchio a gare, valevoli per il “nulla“ nel segno  del “dinero“. Riforme? E quando mai: il primo di giugno si torna in campo per disputare una nuova edizione della più patetica manifestazione calcistica mai prodotta da mente umana. Fino a quando  la Figc ragionerà (si fa per dire)  con i vigenti parametri, non ci sarà futuro per il calcio italiano. Orfano di veri campioni e  orfano di idee. Ostaggio di una politica calcistica nell'ambito della quale tutti risultano colpevoli: Federazione, Lega, Club, Procuratori, Giudici Federali, Allenatori, Giocatori, Media.

Non si pianga per la Nazionale, quando si fanno cominciare i campionati settimane  dopo rispetto a quelli degli altri paesi. Non si parli di talenti quando i media sono colpevoli di innalzare alle stelle gente modesta. E che  al primo impegno internazionale se la fa nelle brache. Non si “sacramenti“ per la regolarità del campionato se  chi sbaglia  non viene mai punito. Se chi insulta viene tollerato e per lui “non è mai il tempo...“. Se non si riforma l'uso magrittiano della Var. Se non si ammette che il vero problema della classe arbitrale non è l'uso più o meno corretto della tecnologia, ma il suo smodato protagonismo.

Gravina stenda  un programma. Eviti di sproloquiare parlando di play off.  Si metta di traverso, se occorre ,anche per via giudiziaria, nei confronti di quei presidenti che delle regole se ne fregano. E punisca severamente chi ha violato la legge. Faccia funzionare la sua Procura Federale. Che dai tempi di Calciopoli funziona ad intermittenza. Spesso  "lenendo“ e “sopendo“, come piace a Gravina. E come piaceva  ai predecessori di Gravina.

Dovrei parlare della Juventus. Ma non mi pare il caso. Ogni giorno montagne di fango si stipano fuori dalla sede sociale. Dettagli sbattuti in prima pagina al seguito di interrogatori fiume per giocatori citati in qualità di  testimoni, informati dei fatti“. Senza un commento, un fiato, da parte della dirigenza di  una società che sembra compiacersi nel  “negarsi“ a qualsiasi tipo di giustificazione. Se la Juventus dovesse risultare colpevole sarebbe un problema (etico e personale) continuare a sostenerla. Dovesse risultare innocente sarebbe imbarazzante constatare (ancora una volta) quanto sia facile imbrattarla, farla oggetto di scherno, fino alla  diffamazione. Forse la Juventus è un soggetto “credente“ che fa del vangelo una missione: porgere l'altra guancia. E' una stagione nella quale il divertimento, in casa Juve, è  raro. Imperversa ancora il caso Dybala. Chi dopo di lui? E se alla fine, nonostante le parole di Arrivabene, l'argentino decidesse di restare? C'è chi lo ha ipotizzato. E francamente, questa ,vorrei proprio vederla. Lo confesso: ormai mi emoziono solo guardando giocare le ragazze. Boattin contro l'Inter (perché le ragazze l'hanno piallata, l'Inter) ha fatto un gol che,  dovesse farlo Ronaldo, ne parlerebbero per un anno i giornali di tutto il mondo.

Mi piace veder giocare le ragazze: hanno cuore e tecnica. Hanno qualità. E in settimana volano a Lione, in casa di chi ha vinto sette Champion's, per difendere il vantaggio di una rete acquisito con merito nella gara di andata  all'Allianz. Comunque vada,  il loro percorso è stato fin qui straordinario. Ah : per la prossima stagione, alle ragazze, Gravina ha garantito il professionismo. E notoriamente Gravina – senza scomodare  il Bardo - “è uomo d'onore“ .