SOTTOBOSCO - Juve cavia di incredibili esercitazioni della giustizia sportiva. Fatto a Torino ciò che non è stato fatto a Genova, Napoli e Roma. Chi risarcirà azionisti? Possibili colpi di scena

26.09.2017 00:25 di Andrea Bosco   vedi letture
SOTTOBOSCO   - Juve cavia di incredibili esercitazioni della giustizia sportiva. Fatto a Torino ciò che non è stato fatto a Genova, Napoli e Roma. Chi risarcirà  azionisti? Possibili colpi di scena
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

Un anno di inibizione ad Andrea Agnelli e a tutti i dirigenti della Juventus tirati per il bavero dalla Procura Sportiva Federale nell'ambito della querelle “vendita di biglietti in numero maggiore al consentito agli ultras“. Sconto comitiva rispetto ai 2 anni e 6 mesi richiesti dal procuratore Giuseppe Pecoraro. Il collegio giudicante, sulla base degli atti dell'inchiesta non ha poi ritenuto di accogliere la richiesta delle due giornate da giocare a porte chiuse e di un terza da giocare con la curva Scirea sgombra da tifosi. Ma ha mantenuto- parzialmente – la richiesta di una multa pari 300.000 euro alla Juventus e di 20.00 al presidente della Juventus. 

Soddisfatto Pecoraro che ha annunciato ricorso. Medesima cosa hanno  annunciato la Juventus e Agnelli. Sarà una cosa lunga. E non sono esclusi i colpi di scena.

A niente sono valse le prove (vere, non indiziarie ) a carico di Pecoraro: acclarato “interpretatore“ ( si potrà mai dire una simile parola? Forse no, anzi quasi certamente no, ma su Pecoraro  calza a  pennello) di intercettazioni. A niente è valso che al Processo di Torino per l'Inchiesta Alto Piemonte sulle infiltrazioni n'dranghestiste in curva, la Juventus e i suoi dirigenti figurino come testimoni e che nessuno compaia come indagato. Al collegio giudicante della Procura Federale non è bastato.

La giustizia sportiva ha preteso la sua “libbra di carne“. Il procedimento che ha portato a questa prima sentenza si basa su indizi e congetture. Nessuna prova: nessuna.

Ma, come da storica prassi sportivo- giudiziaria, “cane non mangia cane“ .

Ma, ancora una volta, la Juventus è la “cavia“ delle più incredibili esercitazioni della giustizia calcistica.

Quanto non è stato fatto a Genova, a Napoli, a Roma (è Lotito che gira con la scorta, non Andrea Agnelli) e in decine di altre città, è stato fatto a Torino. Senza prove. Anzi: con prove “interpretate“. Che è un modo elegante per definire altro. E con acclarate omissioni. Sapete come chiamano in Procura Federale l'aver dimenticato di inserire nel fascicolo accusatorio spedito - in copia -  alla Juventus, una intercettazione “interpretata“ e attribuita erroneamente  ad Andrea Agnelli? La chiamano: negligenza. La chiamano errore. Ma piccolo, veniale, ininfluente. Andiamo, Pecoraro alla Commissione Antimafia, il fascicolo in fondo, lo aveva spedito integro. E fa nulla se l'intercettazione (per l'Antimafia) fosse stata redatta “interpretata“ .

Anzi: avendo la faccia tosta di attribuire quell'errore ad una “interpretazione” della Procura di Torino. Cosa seccamente smentita: Pecoraro impantanato nelle sue stesse “interpretazioni“ ,eppure ancora al suo posto. Sulla sua seggiola, nel suo ufficio, dietro alla porta che il presidente della Federazione “ignora dove sia“ .

Pecoraro, visto che non ha mai pensato a dimettersi, avrebbe dovuto essere costretto a farlo. Da Carlo Tavecchio. Per una questione di etica.

Sa il presidente Tavecchio, cosa significa etica? Viene dal greco antico. E non serve aver studiato Aristotele per sapere che vuol dire  “morale“ .

Non pago, Pecoraro ha annunciato appello.

Che la giustizia sportiva vada riformata è sotto agli occhi di tutti . Che il modo nel quale viene amministrata, sia discutibile è sotto agli occhi di tutti .

Quello prima di Pecoraro, almeno, cercava di coprirsi con improbabili foglie di fico. 

C'è qualche cosa di intollerabile nel fatto che Pecoraro pretenda di inibire Andrea Agnelli. C'è qualche cosa di insopportabile  in una sentenza che accogliendo le illazioni e le “interpretazioni“ di un procuratore celebre per essere a caccia di telecamere, pur rendendosi conto dell'enormità delle punizioni richieste, non se la sia sentita  di rigettarle in toto .

Questa sentenza- che pure lascia spazio, nonostante l'annunciato appello di Pecoraro, ad una ulteriore riduzione di pena, è tuttavia un monstrum etico. E una  macroscopica ingiustizia dal punto di vista mediatico .

Se il titolo Juventus dovesse nei prossimi giorni venire penalizzato in Borsa, chi risarcirà gli azionisti?  E chi avrebbe da eccepire se – esperito l'ultimo grado di giudizio - in caso di assoluzione, la Juventus, intentasse causa a Pecoraro per grave danno di immagine?

Chiedo:  comprereste un' auto usata da simili persone?  

Scriveva  Merimèe in Lettera a una sconosciuta: “Sappiate che non vi è nulla di più comune del fare il male per il piacere di farlo“ .

C'è un maleodorante olezzo attorno a questa vicenda.

Ognuno, da adesso in avanti, è tenuto a prendersi le proprie responsabilità. Tirare troppo la corda non giova: prima o dopo si spacca. E dei Giobbe si è perso, in città,  da tempo,  lo stampo . Presidente Tavecchio: ripassi (ammesso sia mai stato tra le sue letture) Cicerone e quella sua celebre invettiva, “Quo usque tandem, eccetera“. E' tempo, presidente. E magari si affretti. Come spiegavano in quella stagione: “ Tempus  fugit“. Fugit, presidente, fugit. Maledettamente in fretta.