Ronaldo, sembra tanto un’avventura ai titoli di coda. Cristiano e la Juve, prigionieri l’uno dell’altra

13.04.2021 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Ronaldo, sembra tanto un’avventura ai titoli di coda. Cristiano e la Juve, prigionieri l’uno dell’altra
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Ridimensioniamo il lancio della maglia: è finita nella bacheca di un raccattapalle, buon per lui. Ma perché non si è vista la stessa scena a ogni triplice fischio? Contestualizziamo le smorfie e il volto scuro dopo che la Juventus bene o male aveva vinto: le intemperanze di questo tipo fanno parte del carattere di Cristiano Ronaldo, è tutta una vita che vuole essere eccezionale e nelle (infinite) serate giuste questo è anche uno dei motivi per cui vi riesce. Facciamo passare in secondo piano le parole di Pirlo nel post partita: è evidente che non fosse al corrente di quanto avvenuto e del perché. Ennesima curva presa male di un’inedita fase di sbandate a livello comunicativo. Diamo per buona la versione che filtra dall’entourage di CR7, in cui viene descritto pronto a dare tutto per la Juve e nessuno mette in dubbio che sia così. Ma comunque la permanenza fino al 2022 è messa in discussione. Sistemiamo in riga tutte queste cose e poi mettiamole da parte. Resta il quadro generale di un’avventura, quella tra Ronaldo e la Juve, che sembra davvero ai titoli di coda.

Può esservi davvero un altro epilogo che non sia la separazione a fine stagione? I segnali sembrano, silenziosamente perché a voce alta è complicato dirlo, andare tutti in questa direzione. Cristiano è da sempre alieno rispetto alla propria squadra: questa non è una novità, mica lo si chiamava marziano per caso. La novità è che ora sembri più che altro un corpo estraneo e che l’ambizione di primeggiare e staccarsi dal gregge stia diventando sempre più un’irrequietezza di fondo. Come a puntare una naturale fine. In tre stagioni a Torino non è andato oltre i quarti di finale di Champions (raggiunti solo al primo anno, peraltro); ha segnato tantissimo ma di fatto la squadra non gli si è mai davvero disegnata addosso. Chi sia più deluso, se lui dalla Juve o la Juve da lui, è arduo. Mica è tutto da buttare, per carità: il salto d’immagine c’è stato, quello sportivo un po’ meno. Ora CR7 corre per difendere il piazzamento nell’Europa che conta e che è sempre stata sua: in carriera non gli era mai capitato. Ah, anche per la Coppa Italia: è un trofeo che manca nel suo ricchissimo palmares, ma è difficile che quest’assenza sia per lui davvero un cruccio. S’arrabbia se non segna, anche quando la sua squadra vince in scioltezza. È difficile indicarlo tra le certezze da cui ripartire: ha compiuto 36 anni e ha dimostrato più volte di galoppare felice quando può farlo per essere il primo. Dato che questo sembra parecchio un anno zero per la Vecchia Signora, è come se i rispettivi presupposti per il futuro non collimassero.

C’è una grande obiezione, in tutto questo. Chi si vorrà separare da chi? Finora, tutta la Juve ha confermato, in blocco e a partire dal suo massimo livello, Ronaldo: l’ha fatto Agnelli, l’ha ribadito Paratici, l’ha reiterato Nedved. Non poteva fare altrimenti, d’altra parte: blindare è un conto, evitare di mettere su piazza un altro. Però, anche dalla versione di Ronaldo filtra l’idea che tra qualche mese sarà il momento di sedersi a discutere. Come se il contratto, in fin dei conti, non scadesse nel 2022. Se in quell’occasione si converrà che è meglio dirsi addio, la difficoltà sarà poi studiare il come. Cristiano Ronaldo è un brand internazionale, un marchio inarrivabile, un’azienda multimilionaria che si sposta e fa incassare parecchi soldi a chi lo porta a casa. Però a oggi è anche un calciatore trentaseienne che guadagna 31 milioni di euro netti a stagione e che la Juve per cedere senza minusvalenza deve valutare almeno 30 milioni di euro. Sono cifre complicate, soprattutto dopo una pandemia. Il rischio di rimanere prigionieri l’uno dell’altra e viceversa è concreto. Gabbia dorata, si dirà: pur sempre gabbia.