Perso un Haaland se ne fa un altro. Kulusevski sì, ma per giugno. Il primo capodanno di Sarri, un “purtroppo” stonato, la solita sterile contesa tra bel gioco e risultato

Il norvegese sarà un rimpianto? Paratici si consola col talento del Parma. Meglio aspettare. Ancora sulle parole di Martusciello e sugli obiettivi di Sarri.
31.12.2019 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Perso un Haaland se ne fa un altro. Kulusevski sì, ma per giugno. Il primo capodanno di Sarri, un “purtroppo” stonato, la solita sterile contesa tra bel gioco e risultato
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Il gigante norvegese è andato al Borussia Dortmund. La Juve se l’è fatto soffiare, l’ha scartato, ha desistito? Ne stiamo leggendo di ogni, a ogni campana il suono che preferisce. Sta di fatto che Haaland sarebbe stato un bel colpo e a Torino non si vedrà: visto dal vivo, pochi fanno impressione come lui, a quell’età. L’impressione è che Paratici non abbia mai provato ad affondare il colpo e sia comunque partito dietro la concorrenza internazionale. Troppo dietro per arrivare davanti? Probabile, allora forse non valeva nemmeno la pena provarci. Pensate al povero Solskjaer, tecnico del Manchester United, che si è visto Haaland al centro d’allenamento per ben due volte. Quella sì, è una beffa. Quanto alla Juve, magari tra qualche anno rimpiangerà il mancato affare, ma da queste parti siamo convinti che non ci sia stata mai nemmeno troppo vicina, per volontà sua o di altri è tutto da vedere.

Quanto a età, in Serie A c’è un altro ragazzone scandinavo che ruba la scena. Dalla Norvegia alla Svezia, da Salisburgo a Parma (ma si legge Bergamo) ecco Dejan Kulusevski. Uno che gli addetti ai lavori sapevano da almeno due-tre anni fosse un predestinato e non si capisce bene perché si sia aspettato tanto per provare a strapparlo all’Atalanta. Buon per i Percassi, che nello schizofrenico calcio italiano riescono a fare sia soldi che punti: gchapeau, oggi come ieri. Tornando a noi, la Juve è Kulusevski. Forte, fortissimo, tanto da aver sorpassato l’Inter e tutte le altre. Chi preferisce la gallina oggi pensa che forse il sorpasso sarebbe stato più utile farlo su Vidal, ma tant’è. Kulusevski, appunto: il talento c’è, sulle cifre siamo un po’ più scettici. La Juve è a tanto così dal prelevarlo per la prossima stagione (il ragazzo è a Parma in prestito dai nerazzurri), ma c’è chi lo vorrebbe a Torino già a gennaio.

Meglio aspettare, diciamo noi. Stiamo parlando di un grande talento, ma con sei mesi di Serie A. E troppo spesso si sottovaluta il salto che arrivare alla Juve comporta: Demiral, per fare un esempio, è arrivato a luglio e per giocare due partite di fila ha dovuto aspettare dicembre. Con gli stessi tempi, il giovane Dejan troverebbe continuità ad aprile: un po’ troppo in là, non vi pare? Giocare nel Parma e nella Juve, con tutto il rispetto per i ducali (che peraltro grazie soprattutto al ds Faggiano stanno facendo miracoli), è un salto nel buio immenso. Tornano alla mente le parole di Allegri su Bernardeschi, che faceva gli stop al contrario appena arrivato dalla Fiorentina. Ed era stato prelevato da una squadra d’alta classifica. Oggi fatica pure uno come Rabiot, al quale in queste colonne non abbiamo riservato certo parole al miele, ma che è arrivato dal PSG e ha un’esperienza ben maggiore rispetto al giovane Kulu. Alla Juve a gennaio serve qualcosa? Forse sì, ma non un ragazzo dall’estremo talento e l’età fin troppo verde. Facciamo l’esempio opposto: lo stesso Berna, fin troppo bistrattato in tempi recenti, alla Juve sembra un brocco (la licenza è poco poetica ma ci sia consentita, soprattutto perché in realtà chi scrive è convinto che il numero 33 bianconero sia il miglior giocatore offensivo italiano in attività e uno dei migliori in assoluto del nostro campionato). Trasferito al Parma, probabilmente farebbe la differenza come e più di Kulusevski. In altre parole: per la Juve ci vuole tempo, lavoro, esperienza. E alla Juve i tifosi vogliono sognare la Champions: non è una responsabilità troppo grande per un ragazzo di 19 anni che ha giocato sei mesi (sei mesi) in Serie A con una squadra incentrata sul talento suo e di Gervinho?

Di mercato avremo tante occasioni per parlare, stanotte Maurizio Sarri festeggerà il suo primo capodanno da allenatore della Juventus. Come sta andando? Ci arriviamo. Intanto torniamo alle parole rubate al povero Martusciello, a cui è scappato un infelice “purtroppo” di troppo. Ritrovate qui e lì stralci del suo discorso, vi accorgerete del contesto e capirete che questa piccola gaffe s’inserisce in una ragionamento più ampio, di una persona che non pensava di essere ripresa e che (ovviamente) è contenta di essere approdata in un ambiente ultravincente. Magari ne è un po’ spaventata, ma fategliene una colpa. Fermarsi a una parola, senza capirne il contesto, spesso fa più danni della grandine. Delle parole del vice di Sarri, ma più che altro di chi le ha commentate, contestiamo invece ancora una volta questa eterna lotta tra bel gioco e risultato. Ma perché?

Anzitutto, cosa sia il bel gioco non l’abbiamo mai capito. L’Atletico Madrid di Simeone, a parere nostro, ha giocato per anni un bellissimo calcio, perché ha giocato un calcio coerente alla propria identità e all’idea del proprio allenatore. Il bel gioco, inteso come tale solo dal punto di vista estetico, ci pare più che altro un mito. Altra cosa è dire invece che si ha un piano concreto e lo si vuole vedere adattato, e sotto questo profilo ben venga l’idea di Martusciello, che poi è quella di Sarri. Quanto alla diatriba col risultato, non la capiamo. Semplicemente. La storia, anche calcistica, tiene traccia dei vincenti e dimentica tutti gli altri. Altrimenti ricorderemmo il decennio che si chiude (per la cronaca, succederà l’anno prossimo) come quello del Napoli di Sarri. Invece no, ricorderemo la Juve di Conte e Allegri. Perché ha vinto: più semplice di così non si può. Vincerà anche quella di Sarri? Per ora, e torniamo al paradosso di metterli sui piatti di una bilancia come se fossero due cose contrapposte, le cose migliori la squadra le ha fatte sotto il profilo dei risultati: prima in Serie A, prima in Champions. Malino la Supercoppa. Quanto al gioco, c’è il cartello work in progress fuori dalla Continassa. Auguri. Per l'anno nuovo, ça va sans dire.