Nuova Juve, vecchi dubbi: Dybala è un equivoco da risolvere. A Pirlo serve il tempo che non c’è

20.10.2020 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Nuova Juve, vecchi dubbi: Dybala è un equivoco da risolvere. A Pirlo serve il tempo che non c’è
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Passa il tempo e Paulo Dybala resta un caso. Non è tanto la panchina col Crotone: a essere oggettivi ci sta, l’ha spiegato bene Pirlo. Ma l’arrabbiatura dopo la partita è il segnale di un’insofferenza che cova in senso al fuoriclasse argentino. Ecco, il punto è forse la parola usata: fuoriclasse. Dybala lo è, ma la Juve tarda a riconoscerlo. Più del ruolo di riserva con i pitagorici, pesano le lungaggini sul rinnovo: un discorso che doveva essere chiuso da tempo, e invece è lì, ancora aperto, a creare i semi di un malumore che da latente può divenire patente.

Passi il periodo complicato legato alla pandemia, e anche il ventilato rinvio dell’appuntamento con l’agente causa bolla. Ma non si può trattare in smart working? Nella piccola querelle legata a un prolungamento che ancora non si vede, la ragione sta tutta dalla parte dell’argentino. Sta tutta dalla sua parte perché Dybala meriterebbe lo status di stella, lo sarebbe senza se e senza ma in assenza di Ronaldo. La Juve a un certo punto dovrà comunque riconoscerlo e riconoscerglielo, altrimenti ogni estate si parlerà di un possibile addio e ogni primavera ci si chiederà come si possa aver pensato di cedere un giocatore così. L’equivoco è uno: non mettere in conto di avere in casa una stella. Dybala lo è, non ci può essere alternativa. 

Torna la Champions League, che bello. Intanto la Uefa combina i soliti pasticci: a Kiev 21 mila tifosi, a Torino massimo mille. Uno squilibrio evidente: niente contro gli ucraini, e per la verità dati i valori in campo non dovrebbe essere un vero problema. Ma riuscite a immaginare un quarto di finale Juve-Real con lo Stadium vuoto e il Bernabeu con 20mila tifosi? Farebbero la differenza. I bianconeri ci arrivano dopo due passi falsi: a Roma soprattutto nel gioco, a Crotone nel gioco e nel risultato. A Pirlo, è inevitabile, serve tempo: per scoprire il suo calcio e farlo conoscere, ma non va dimenticato che guida una squadra che nelle ultime due stagioni è stata spesso quasi inallenabile. Il problema è che di tempo, tra le avversarie in Serie A che premono e la Champions che non dà scampo, ce n’è poco. I jolly, specie in campo europeo, sono ancora meno.