Moby Dick - Nessuno tocchi Agnelli. Un processo mediatico non vale un processo giudiziario
La suddivisione dei poteri nasce dall’esigenza di garantire indipendenza e autonomia nella gestione della giustizia. Nulla può occupare un gradino più alto di quello occupato dalla giustizia. La libertà è stata faticosamente conquistata uscendo dalla caverna, abbracciando la luce. La Juventus rischia di subire l’ennesimo processo mediatico sulla base della riedizione, sacrosanta da parte del programma “Report”, della vicenda legata all’indagine “Alto Piemonte” sulle pressioni subite dalla formazione bianconera da parte di alcune frange poco raccomandabili della tifoseria.
Un’indagine che ha evidenziato pressioni subite dalla Juventus, in un contesto di difficoltà ambientali che hanno reso i bianconeri vittime e non certo carnefici. La Juventus è parte lesa: la fredda relazione dei tabulati telefonici, estrapolati dal contesto cronologico dell’epoca. Il mondo del calcio pullula di tifosi attorno ai quali non è dato sapere nulla. Tifosi della Juventus sono stati Palmiro Togliatti ed il pentito Buscetta, due mondi opposti accumunati esclusivamente dal comune tifo.
Che le squadre, soprattutto italiane, debbano convivere con la scure di tifoserie organizzate talvolta invadenti non deve sorprendere o irretire i soldatini dell’ipocrisia, pronti ad innalzare le bandiere dello sgomento dinnanzi ad un calcio che ha visto condannati a bordo campo sollevare delle coppe, curve decidere le sorti di alcuni derby irridendo polizia e prefetto, motorini volare giù dai sediolini di uno stadio. Dal pero cadono le pere, non gli scooter.
Nessuno, nel contempo, si permetta di sindacare il lavoro, meraviglioso, svolto da Report. Il giornalismo ha il dovere di informare, il programma della Rai è fra i migliori per qualità e professionalità. Il rischio è la deriva intellettuale di chi osserverà il servizio in questione senza capirne il reale senso...