Moby Dick - La Juventus, Woody Allen e la Coppa con il naso lungo e le orecchie piccole
Corrispondente "The Sun", autore di 9 libri. Autore e conduttore programma #Alvolante per AntennaSud. Vincitore Overtime Festival della Comunicazione del giornalismo e del premio Campione Odg Puglia
Sai potrebbero rigiocare migliaia di partite come questa. Il risultato probabilmente non cambierebbe. La Juventus, come piace ricordare agli esteti, sarebbe persino riuscita a vincere “ai punti”. Capace di occupare gli spazi a centrocampo, allineata in zona offensiva quanto sfortunata nelle dinamiche di una Champions League maledetta.
Come sosteneva Woody Allen nel film “Match Point”, la fortuna riveste un ruolo
fondamentale nelle dinamiche della vita umana. Se quel pallone calciato da Dybala, e deviato dall’alieno Cristiano Ronaldo, fosse entrato capitolato all’incrocio dei pali, oggi si parlerebbe di un’altra partita, di un altro risultato. E, perché no, magari di una qualificazione inattesa.
La Juventus è crollato sotto i colpi delle proprie paura, sotto il macigno di una storia negativa, quella di Buffon, che concluderà la propria carriera trascinando in una spirale negativa i condottieri di un’epopea decennale. Il miracolo di Navas su Higuain è il frutto del sonno della ragione e della moltiplicazione delle pure che, minuto dopo minuto, hanno divorato la squadra di Allegri.
Il Real Madrid ed il Barcellona sono troppi forti, rappresentano il livello più alto sia in termini economici che tecnici. La Juventus deve pensare al settimo scudetto consecutivo e, possibilmente, costruire una squadra senza demolire nessun reparto: occorre comprare, anche a caso prezzo, per vincere quella maledetta Coppa. Agnelli lo ha capito, allo scoccare del terzo gol del Real Madrid. Si è guardato dentro, ha chinato il capo per fissare il prossimo, determinante, obiettivo: vincere in Europa dopo aver colonizzato l’Italia...