Moby Dick - Il caso Agnelli dimostra come la giustizia a doppia mandata non sia utile per la credibilità del nostro sistema giuridico. “La battaglia delle carte vecchie nel Palazzo nuovo”...

Corrispondente "The Sun", autore di 9 libri. Autore e conduttore programma #Alvolante per AntennaSud. Vincitore Overtime Festival della Comunicazione del giornalismo e del premio Campione Odg Puglia
27.09.2017 01:05 di Alvise Cagnazzo Twitter:    vedi letture
Moby Dick - Il caso Agnelli dimostra come la giustizia a doppia mandata non sia utile per la credibilità del nostro sistema giuridico. “La battaglia delle carte vecchie nel Palazzo nuovo”...
La battaglia delle carte vecchie nel Palazzo nuovo”. Potrebbe essere il titolo di una riedizione del celebre romanzo “Il Processo” di Kafka ma è la fotografia di un caso giuridico unico nella sua evoluzione. Difficile spiegare diversamente la richiesta di condanna, nel primo grado di giudizio, per il presidente Andrea Agnelli. "Nessun legame con la criminalità organizzata calabrese", basterebbe questo per rendere innocuo qualsiasi “avvitamento” mediatico attorno ad una vicenda che esclude qualsiasi paludosa commistione di interessi fra una delle famiglie più importanti in Italia ed una delle frange più pericolose della criminalità organizzata. Nessun tifoso ha mai portato in trionfo una Coppa sul manto erboso dello stadio, nessun militante della Curva ha mai imposto, attraverso una forzata diplomazia dei nervi, la sospensione di un derby a Torino.
 
Questa doverosa premessa ha il compito di creare una netta separazione fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, a certe latitudini. Il trattamento preso in esame dalla giustizia sportiva, e giudicato penalmente irrilevante dagli strumenti ordinari del nostro sistema giurisdizionale, è legato alla somministrazione di un numero leggermente maggiore di biglietti dello stadio, certificati e numerati, a dei tifosi. L'etimologia della parola “tifoso”, dal greco “Thyphos”, ovvero ardore, implica un significato scevro da ogni riverbero giuridico: tifosi, purtroppo, lo possono essere tutti. L'onestà intellettuale di chi si reca allo stadio con una sciarpa al collo non è un requisito sufficiente per stabile chi può o non può entrare allo Juventus Stadium. Sarebbe come accusare il titolare di un supermercato di avere fra i propri clienti ex galeoti o prendersela con un conducente di un Autobus cittadino per aver fatto salire, con regolare biglietto, personaggi di dubbia onorabilità a bordo.
 
La guerra di “Palazzo” vede la Juventus da sempre protagonista, forse anche per aver difeso, a spada tratta, i successi conquistati sul campo nel periodo del “repulisti” moggiano. La rivendicazione di quei due trofei non deve però esser considerata una lesa maestà nei riguardi di una Federazione che ha sempre manifestato fastidio, noncuranza e disappunto, dimenticando forse che l'inserimento di una quarta formazione nelle griglie di Champions League merito del cammino imperioso della Juventus di Andrea Agnelli in Europa.
 
La solerzia di questa sentenza, appare dunque come una esagerazione chiassosa, distesa sul letto di uno tsunami mediatico dal facile e prevedibile eco. Per la giustizia sportiva italiana Agnelli è condannabile, per i vertici europei è degno di vestire il ruolo di Presidente dell'Eca. Benvenuti in Italia, dove la giustizia ordinaria, costruita sulla serietà di magistrati accorti, scrupolosi quanto preparati, è scavalcata da quella sportiva...