L’aiutino che non serviva. Juve, ora gioca anche l’andata: ad Amsterdam tanti dubbi e un asso nella manica

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
09.04.2019 01:20 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
L’aiutino che non serviva. Juve, ora gioca anche l’andata: ad Amsterdam tanti dubbi e un asso nella manica
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Fabbri ha sbagliato. Possiamo girarci attorno quanto volete, ma in presa diretta era già abbastanza chiaro che il tocco di Alex Sandro fosse irregolare e che vi fossero gli estremi per il calcio da rigore. Non sappiamo cosa abbia visto al monitor e perché abbia deciso di non correggere un palese errore. Ma ha sbagliato e probabilmente pochi minuti dopo se n’è accorto anche lui. Di sicuro se n’è accorto Rizzoli: chi si aspettava che il designatore prendesse posizione contro il suo arbitro ha peccato di ingenuità. Anzitutto, perché non abbiamo mai visto un allenatore attaccare pubblicamente un suo giocatore. Poi perché purtroppo la classe arbitrale resta ancora chiusa a qualsiasi apertura a livello comunicativo e questo resta un grosso limite. Infine perché tutto sommato l’ha scelto lui, per una gara così importante almeno a livello di storia, e non può dire pubblicamente che il re è nudo. In che senso? Nel senso che gli arbitri stanno vivendo una profonda fase di rinnovamento generazionale e alle spalle di qualche mostro sacro (peraltro non esente da errori e critiche, leggi Orsato o Rocchi) c’è un vuoto pneumatico. Saremo pure bravi al VAR, anche perché siamo stati i primi, ma col fischietto in bocca stiamo diventando abbastanza scarsi.

Fabbri ha sbagliato, il problema è che ha sbagliato in Juventus-Milan. Guardate per esempio cosa ha combinato Pairetto in Bologna-Chievo ieri sera. Se ne parlerà molto meno, perché non c’è il bianconero di mezzo. È l’errore nell’errore di Fabbri: se c’è la Juve in campo non puoi sbagliare, perché ogni situazione viene analizzata al microscopio, così nel particolare da perdere il quadro generale. In cui per esempio il Milan ha comunque segnato pochi minuti dopo il gol. L’errore resta, vero, ma nel calcio non basta fare due più due. Poi c’è il mancato rosso a Musacchio, l’episodio di Mandzukic nel finale, il gol annullato a Kean per svenimento di Romagnoli. Fabbri ha sbagliato, ma non solo una volta: lo ha fatto un po’ di qua e un po’ di là, poi si vede solo di qua. E nessuno perdona niente, nel campionato in cui si immagina una squadra con 18 punti di vantaggio sulla seconda aver bisogno di un aiutino arbitrale. Quello di Fabbri, facendo due conti anche semplici, al massimo ha fatto un torto alla Juve, ma anche ai suoi avversari, che indugiano nell’alibi dell’errore arbitrale. Nessuno perdona niente, nel Paese in cui un arbitro sbaglia e il giorno dopo si ritrova grande protagonista di video e zoom vari, neanche fosse un imputato accusato di chissà quale crimine. Fabbri ha sbagliato perché sui falli di mano stanno sbagliando tutti da inizio anno e nessuno ha ancora corretto il tiro. Ma da queste parti poco importa di guardare il quadro complessivo, basta dire che Fabbri ha sbagliato per aiutare la Juve. A vincere uno scudetto che praticamente ha vinto già da inizio stagione, per meriti propri e demeriti altrui.

La sfida della Juve, al di là di elevarsi un minimo dalla polemica nostrana, ha le fattezze dell’Ajax. Attenzione che non sono i ragazzini sprovveduti dipinti in giro per l’Europa: crisi del Real a parte, non segni quattro gol al Bernabeu perché sei un po’ pazzerello e un filo talentoso. Sarà gara vera, tanto più che la Juve ci arriva, dal punto di vista fisico, in condizioni che definire precarie sarebbe un eufemismo. E qui entriamo nel campo della cautela, perché potreste ritrovarvi a leggere queste righe più in là nella giornata, magari in concomitanza con la conferenza stampa di Allegri, e potreste trovarle decontestualizzate. A mezzanotte, il dato è questo: Chiellini non sta benissimo, il solito polpaccio duole e il capitano rischia di rimanere fuori dalla gara di Amsterdam. Probabilmente non andrà davvero così, ma al momento dovrebbe giocare Rugani e non è una buonissima notizia, anche perché il Rugani visto col Milan non dà sicurezze (e qui siamo fan del difensore toscano). Poi gira tutto attorno a Cristiano Ronaldo: convocato è convocato. Quindi dovrebbe andare in campo, perché la carta CR7 dalla panchina può pure sembrare furba, ma non prendiamoci in giro: se può giocare, gioca. In che condizioni? Immaginiamo comunque non ottimali, ma la buona vecchia pre-tattica può venire in aiuto. Se l’Ajax si aspettasse di non vederlo in campo e poi se lo ritrovasse di fronte sarebbe una bella mazzata per gli olandesi. Più che Ronaldo, il jolly dalla panchina ha un doppio volto: il primo è quello di Paulo Dybala. Se Ronaldo giocherà, e ripetiamo che siamo nel terreno della cautela, l’argentino andrà in panchina, col compito di farsi trovare pronto perché a un certo punto dovrà decidere che tipo di giocatore vuole davvero essere. E poi c’è Moise Kean: Allegri alterna bastone e carota, l’ha centellinato ma è stato anche l’allenatore che lo ha fatto esordire in A, ora si trova tra le mani uno che sembra davvero avere il vento della storia dalla sua. Non partirà titolare, sarebbe assurdo contraddire un’intera stagione per un momento. Però non sarà neanche ignorato: se sarà necessario (e per una volta sarebbe carino che la Juve giocasse anche la gara di andata) Allegri sa di poter avere un nuovo, giovanissimo, asso nella manica.